Non sparate sulla mamma. Fino all’8 dicembre al Teatro San Babila di Milano

Il piccolo gioiello di drammaturgia di Carlo Terron a Milano al San Babila

Non sparate sulla mamma

Non sparate sulla mamma, in scena dal 28 novembre fino all’8 dicembre al Teatro San Babila di Milano è un piccolo gioiello di drammaturgia. Scritto negli anni ’60 ma modernissimo per i temi trattati pieno, inoltre, di battute esilaranti. Una piece d’ironia colta e mai gratuita che offre l’occasione per riscoprire il genio comico di Carlo Terron, autore “post-pirandelliano” oggi poco rappresentato.

Non sparate sulla mamma. La storia.

In “Non sparate alla mamma”, Maura e Clotilde sono le madri quarantenni di due liceali, Massimiliano e Guido e sono ossessionate dalla paura che i figli possano apprezzare, grazie a donne di facili costumi, vizi e lussuria. Come fare per impedire che la tempesta ormonale li conduca tra braccia lascive? Le due donne non possono che allearsi e occuparsi ognuna dell’iniziazione sessuale del figlio dell’altra.

L’intreccio sorprendente, il linguaggio ironico e attentissimo, le battute incessanti, sono il mix travolgente che, nell’allestimento di Marco Rampoldi, viene amplificato dalla scelta di far recitare alle interpreti bellissime didascalie. Inoltre, l’attrice prende costantemente in giro il proprio personaggio, alternando l’italiano “accademico” alla parlata lombarda che dona immediatezza al dialogo. In scena una coppia affiatatissima di attrici straordinarie, Stefania Pepe e Roberta Petrozzi, che dividono il palcoscenico da quasi vent’anni.

Chi è Carlo Terron

Carlo Terron, (Verona 1910, Milano 1991) si laureò in medicina nel 1933 e divenne primario dell’Ospedale Psichiatrico di Verona. Durante la guerra è stato arruolato come ufficiale medico e ha partecipato alla guerra in Albania dove ha creato il reparto psichiatrico dell’ospedale di Tirana. Catturato dai tedeschi nel 1942, durante il viaggio verso è riuscito a fuggire e fare ritorno a Padova per poi trasferirsi a Milano. Pur continuando a esercitare la professione medica, si è dedicato  alla scrittura e al giornalismo inaugurando la collaborazione per il Corriere della Sera e partecipando al progetto per la creazione della neonata Rai. Tra i suoi lavori: la commedia “Giuditta”, il dramma “Lavinia tra i dannati”, “Baciami, Alfredo”.  I suoi drammi sono esempi di un teatro di grande sottigliezza intellettuale, mentre le commedie migliori rivelano un drammaturgo spregiudicato e corrosivo nel ritrarre un paese in trasformazione.

Chi è Marco Rampoldi

Classe 1966, Rampoldi compie la sua formazione artistica presso il Piccolo Teatro di Milano. Intraprende poi una pluriennale collaborazione con il Teatro Franco Parenti dove firma diverse regie,fra le quali Quadri da Adelchi, Tecoppa, e L’uomo dal fiore in bocca. Realizza spettacoli in vari contesti fra cui Confessioni di un pentito, Due dozzine di rose scarlatte e il shakespeariano Padrona padrone della mia passione. Negli ultimi anni la sua attività si è concentrata in due filoni quasi contrapposti. Da un lato ha intrapreso una collaborazione costante con il Piccolo Teatro di Milano. Luca Ronconi gli ha affidato le regie di Guardia alla luna, La Calandria e Considerate questa città. Rampoldi si è avvicinato anche al mondo della comicità dirigendo gli spettacoli di alcuni fra i comici più interessanti dell’area milanese (Zelig e dintorni). Leonardo Manera, Teresa Mannino, Rita Pelusio, sono alcuni esempi.  Ricordiamo inoltre il fortunato Stasera non Escort, Nudi e crudi, un’originalissima Cantatrice calva e Il neurone innamorato.

 

Foto: © Laila Pozzo