Nigeria travolta dai rapimenti: oltre 300 studenti sequestrati in una scuola

Il nuovo maxi rapimento avvenuto nella scuola cattolica Saint Mary’s rilancia l’allarme sulla crescente violenza armata nel Paese. Il presidente Tinubu sospende gli impegni internazionali mentre emergono notizie di alcune fughe e di altri attacchi simultanei.

Nigeria rapimento

La Nigeria vive giorni di tensione estrema dopo l’assalto alla scuola cattolica Saint Mary’s School di Papiri, nello Stato del Niger, dove un commando armato ha sequestrato 303 studenti e 12 insegnanti, portandoli via su motociclette ad alta velocità. L’istituto ospitava oltre 600 ragazzi tra gli 8 e i 18 anni. Molti sono riusciti a scappare nella boscaglia circostante, ma ancora non si conosce il numero esatto dei dispersi.

Secondo la diocesi di Kontagora, nella cui giurisdizione ricade la scuola, un vigilante è stato gravemente ferito durante l’attacco. Questo è il segno della violenza con cui i rapitori hanno agito e dell’angoscia che ora grava sulle famiglie, ancora senza notizie o richieste di riscatto.

Prime fughe confermate: una cinquantina di studenti ritrova la libertà

Il presidente Bola Tinubu ha confermato che almeno 50 studenti sono riusciti a fuggire tra venerdì e sabato, riunendosi alle loro famiglie. “Sono felice che 51 giovani scomparsi siano stati ritrovati”. Così ha scritto il capo dello Stato, che nel frattempo ha sospeso tutti gli impegni internazionali. Tra questi anche la partecipazione al G20 di Johannesburg, per seguire da vicino la situazione.

Nigeria sotto assedio: attacchi paralleli e scuole chiuse

Il rapimento di Papiri non è un episodio isolato. Nei giorni precedenti, un altro gruppo armato aveva assaltato una scuola femminile nello Stato di Kebbi, sequestrando 25 studentesse, delle quali solo una è riuscita a sfuggire. Ventiquattro sono tuttora irreperibili.

Quasi in contemporanea, una chiesa pentecostale a Eruku, nello Stato di Kwara, è stata colpita da un attacco durante una funzione in diretta streaming: due persone sono state uccise e 38 fedeli rapiti, poi liberati grazie a un’operazione delle forze di sicurezza.

Questo nuovo ciclo di violenze ha costretto le autorità a disporre la chiusura preventiva di numerosi istituti scolastici, soprattutto nelle regioni più vulnerabili del centro-nord.

Perché le scuole sono un bersaglio: l’allarme degli analisti e dell’Unicef

Secondo gli esperti, gli istituti educativi sono diventati obiettivi privilegiati per bande armate e gruppi criminali, che mirano a ottenere riscatti e maggiore visibilità. Un recente studio dell’Unicef ha rivelato che soltanto il 37% delle scuole nelle zone più colpite dispone di adeguati sistemi di sicurezza e prevenzione.

Le regioni rurali del nord-ovest, dove la presenza dello Stato è più fragile, sono da anni terreno fertile per sequestri, assalti e attività di gruppi estremisti o banditi comuni.

Reazioni internazionali e accuse incrociate

Le violenze in Nigeria hanno attirato anche l’attenzione della comunità internazionale. Il presidente statunitense Donald Trump ha definito la situazione “una vergogna”, accusando il governo nigeriano di non proteggere la popolazione cristiana. Abuja ha respinto le dichiarazioni, negando qualsiasi persecuzione sistematica e ricordando che gli attacchi colpiscono indistintamente cristiani e musulmani.

Prova ne è il rapimento, avvenuto sabato nello Stato di Borno, di tredici donne musulmane prelevate dalle loro fattorie vicino a una zona controllata da gruppi jihadisti.

Una crisi che divide il Paese e sfida il governo

La spirale di violenza mette alla prova il governo Tinubu, che negli ultimi mesi ha ottenuto dagli Stati Uniti un accordo per una fornitura militare da 346 milioni di dollari, con l’obiettivo di rafforzare la capacità del Paese di contrastare bande criminali e insurrezioni terroristiche.

Intanto, migliaia di famiglie restano in attesa di notizie sui propri figli. Intanto la Nigeria si trova ancora una volta a fare i conti con una crisi di sicurezza che sembra lontana dalla soluzione.