Mentre a New Dehli il G20 discute la guerra continua

I RUSSI TENGONO

“Sono stufo di sentire ripetere che i russi sono demoralizzati, a me non lo sembrano affatto, combattono per ogni palmo di terreno e contrattaccano”. Questa è stata la risposta che un corrispondente di guerra statunitense si è sentita dare da un soldato ucraino impegnato in prima linea.
La pressione ucraina si sta sviluppando su tutto il fronte. A sud, sia nell’oblast di Zaporizhia  in direzione di Novoprokopivka e Verbove, sia nell’oblast di Donetsk, – dove l’artiglieria batte senza sosta la linea russa a Novodonetske e Novomayorske – e ancora nell’area di Bakhmut, sul fronte est, dove la 3° Brigata di Assalto ucraina cerca di scacciare i russi da Klishiivka, Andriivka e Kurdyumivka, i tre insediamenti che proteggono la linea difensiva russa organizzata lungo la ferrovia che corre a sud di Bakhmut. Ma i russi dimostrano di saper tenere bene le loro posizioni difensive e gli ucraini in questa settimana non hanno prodotto avanzamenti rilevanti. “Fino ad ora non è stato possibile conquistare le alture nell’area di Novoprokopivka”. Così recita, senza peli sulla lingua, l’ultimo comunicato della 46° Brigata, e questa dichiarazione vale un po per tutte le aree del fronte.

INUTILE FARE PREVISIONI

L’attuale tenuta delle linee difensive russe in alcuni ha provocato pessimismo, in realtà ciò che conta in questo momento della battaglia non sono i chilometri quadrati conquistati e neppure la velocità degli avanzamenti ma il tasso di usura dei due eserciti. La maggiore degradazione di uno dei due contendenti rispetto all’altro sarà il fattore che determinerà l’inerzia dei mesi a venire. Dunque la domanda è: “A quale prezzo gli ucraini stanno avanzando ed a quale prezzo i russi stanno resistendo?”; nessuno è attualmente in grado di rispondere con cognizione di causa a questa questione, quindi essere pessimisti od ottimisti è per ora un’operazione che non ha molto senso, bisognerà attendere gli sviluppi delle battaglie in corso. A tale proposito: da più parti viene data per scontato che “la pausa autunnale” sarà il momento in cui l’offensiva ucraina dovrà necessariamente arrestarsi; è bene ricordare che l’offensiva ucraina del 2022 che portò alla riconquista di Kherson iniziò il 24 di agosto e si concluse nel mese di novembre. Tutti e due gli eserciti hanno fin qui dimostrato di potere e sapere combattere in qualsiasi condizione climatica.

L’INTERNAZIONALIZZAZIONE DEL CONFLITTO

Le ondate migratorie sono un arma più potente di tanti missili e cannoni. Con la rottura dell’accordo sul grano Putin sta deliberatamente distruggendo le linee internazionali del rifornimento alimentare. Questo potrebbe causare un ulteriore aggravamento delle condizioni di vita in molti Paesi del sud del mondo, con il conseguente arrivo di nuove ondate migratorie oltre i confini europei. Tutto ciò si trasforma in un potente strumento di pressione sui Paesi che sostengono l’Ucraina: è un modo per destabilizzarli erodendone il consenso interno e quindi la volontà di continuare a sostenere Kyiv.
I conflitti sono situazioni altamente dinamiche, dove l’adattamento ad ogni colpo subito dall’avversario è continuo. Si stanno attualmente organizzando linee di trasporto terrestre del grano ucraino attraverso la Croazia, così come c’è l’offerta di traportare 10 milioni di tonnellate di prodotti agricoli ucraini via mare utilizzando i porti dei Paesi che affacciano sul Mar Baltico. Sarà utile osservare come evolverà anche questo aspetto del confronto con il Cremlino.

LA “VARIABILE ELON MUSK”

All’inizio dell’invasione la Russia ha distrutto le comunicazioni internet dell’intera Ucraina; il miliardario Elon Musk corse in sostegno di Kyiv mettendo gratuitamente a disposizione la sua rete “Starlink” e permise così agli ucraini di ristabilire questa indispensabile infrastruttura. Ha fatto scalpore una recente dichiarazione di Elon Musk, il quale ha detto che l’anno scorso si è rifiutato di attivare la propria rete Starlink in Crimea quando ha compreso che questo avrebbe favorito un attacco di droni alla flotta russa nel porto di Sebastopoli. Siccome da quelle navi, “salvate da Elon Musk”, vengono lanciati i missili che da 16 mesi uccidono i cittadini e distruggono le città ucraine la reazione di Kyiv, e di parte dell’opinione pubblica, è facile da intuire.

Il potere tecnologico ed il potere economico spesso si riverberano in potere politico; Elon Musk non è solo un grande imprenditore e l’uomo più ricco del mondo, egli ha anche convinzioni (o ambizioni) geopolitiche, presenta suoi personali “piani di pace” per l’Ucraina (che all’Ucraina non piacciono affatto) eccetera, e la vicenda di Sebastopoli ci mostra il caso di un privato cittadino in grado di determinare l’esito di un conflitto.
Sembrerebbe che lo Stato americano sia in qualche modo già corso ai ripari. Nei mesi scorsi sono stati stipulati contratti tra l’impresa di Musk, “Space X”, ed alcune Agenzie Governative americane. Queste agenzie stanno ora pagando Musk per i suoi servizi satellitari che ora sono determinati e specificati per iscritto. A questo proposito Starlink ha creato una nuova compagnia, “Starshield”, destinata unicamente a scopi militari. Starshield è autorizzata ad operare con l’Esercito Americano ed i Servizi statunitensi, i quali – per contratto – hanno il potere di decidere come e dove usare la rete di satelliti.

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