Martina Voce in tribunale a Oslo: inizia processo all’ex che la accoltellò

A quasi un anno dall’aggressione che le ha cambiato la vita, la 22enne fiorentina racconta in aula il tentato femminicidio subito dall’ex compagno. L’uomo rischia fino a 12 anni.

Martina Voce

A quasi un anno dall’aggressione che ha segnato la sua vita in modo irreversibile, Martina Voce si è ritrovata faccia a faccia con l’uomo che ha tentato di ucciderla: l’ex fidanzato Mohit Kumar. La giovane, che oggi compie 22 anni e vive a Oslo per portare avanti gli studi in Informatica, è comparsa davanti al tribunale norvegese insieme al padre Carlo, da sempre al suo fianco durante la lunga convalescenza fisica e psicologica successiva all’attacco.

Il processo è uno dei casi più seguiti degli ultimi mesi in Norvegia, sia per la brutalità dell’aggressione sia per la lucidità con cui Martina ha affrontato la ricostruzione dei fatti. L’accusa contesta a Kumar i reati di tentato omicidio e lesioni aggravate: secondo il codice penale norvegese, rischia fino a dodici anni di reclusione.

Quando è stata chiamata a testimoniare, Martina Voce ha parlato per oltre due ore, ripercorrendo non solo il momento dell’attacco, ma anche la relazione con l’imputato e le settimane precedenti, durante le quali aveva tentato di allontanarlo dopo la fine del rapporto.

Martina Voce: un pomeriggio qualunque trasformato in un incubo

Il 20 dicembre 2024, poco dopo l’ora di pranzo, il negozio Smak aV Italia — un punto vendita nel centro della capitale norvegese — era in piena attività. Martina Voce, store manager, stava svolgendo mansioni di routine quando ha visto entrare Kumar. Nessuno poteva immaginare cosa stesse per accadere.

Secondo la ricostruzione emersa in aula, l’uomo si sarebbe avvicinato con calma al bancone, nascondendo un coltello. Poi, improvvisamente, avrebbe affondato la lama alla base del collo della ragazza, puntando deliberatamente alla carotide. Un colpo devastante, seguito da altri fendenti diretti al viso, alle braccia e al corpo. Gli esperti chiamati a testimoniare hanno descritto l’aggressione come «prolungata, intenzionale e potenzialmente letale».

Uno dei colpi più profondi recise la giugulare, causando una perdita di sangue massiccia. Nonostante il dolore e lo shock, Martina tentò di proteggersi come poteva, mentre i colleghi accorrevano richiamati dalle grida.

Il ruolo decisivo di Oliver, il collega che le ha salvato la vita

Fra le persone presenti in negozio, fu Oliver — all’epoca collega e oggi suo compagno — a intervenire in modo determinante. Nonostante il pericolo, si lanciò sull’aggressore e cercò di disarmarlo, rimanendo ferito nella colluttazione.

In aula, è stato ricordato che il suo gesto fu probabilmente ciò che impedì all’aggressore di colpirla ancora. Secondo la ricostruzione medica, Martina sarebbe morta in pochi minuti se Kumar avesse continuato.

L’aggressione si concluse solo con l’arrivo dei soccorritori, allertati da un cliente che aveva immediatamente chiamato il numero d’emergenza. Nella registrazione audio — riprodotta durante il processo — si distinguono nitidamente le urla della giovane, un dettaglio che ha scosso profondamente la corte.

Sette ore di intervento chirurgico per salvare la vita di Martina Voce

Martina fu trasportata d’urgenza in ospedale e sottoposta a un intervento di sette ore. Venne intubata, trasferita in terapia intensiva e tenuta sotto strettissimo controllo per giorni. La quantità di sangue persa e la profondità delle ferite avevano reso la prognosi incerta.

Anche Kumar venne ricoverato: aveva riportato lacerazioni durante il tentativo di disarmo da parte di Oliver ed è stato sedato e monitorato per diverso tempo. Subito dopo il risveglio, gli inquirenti formalizzarono le accuse nei suoi confronti.

Le immagini della videosorveglianza in tribunale

Il momento più teso dell’udienza è stato probabilmente quello in cui la corte ha visionato i filmati delle telecamere di sicurezza. Nelle immagini, Kumar appare mentre entra con passo apparentemente tranquillo, poi si avvicina alla ragazza e tira fuori il coltello. L’attacco è così rapido che nessuno in negozio ha il tempo di reagire.

Le riprese mostrano anche i movimenti disperati di Martina, le sue cadute, i tentativi di ripararsi il volto e il disperato intervento di Oliver. La visione ha reso evidente la gravità dell’atto, definito dagli investigatori «un’aggressione brutale e pianificata».

Per Martina Voce una riabilitazione lunga e dolorosa

Durante la sua testimonianza, Martina ha parlato a lungo della sua convalescenza. Ha raccontato come, nei mesi successivi, non riuscisse a chiudere completamente le mani né ad aprire del tutto la bocca. Le cicatrici hanno richiesto numerosi interventi e una terapia costante, che prosegue ancora oggi.

Ha spiegato che, grazie alla fisioterapia, alcuni movimenti facciali sono tornati parzialmente: «Adesso riesco anche a muovere un po’ il sopracciglio. È poco, ma mi dà speranza», ha dichiarato ai giornalisti norvegesi.

Ma è soprattutto la parte psicologica quella più complessa da affrontare: «Le cicatrici fisiche non mi interessano poi così tanto. Sto ancora lavorando sulle cicatrici mentali. Ho fatto tanta strada, ma è un percorso lungo».

Una relazione finita e un pericolo sottovalutato

Parte importante della testimonianza è stata dedicata alla relazione con Kumar. Martina ha raccontato che la storia era terminata a settembre 2024 e che lei lo aveva bloccato sui social e sul telefono. Nonostante ciò, lui aveva continuato a cercarla. Aveva confidato al padre di non voler sporgere denuncia per timore di conseguenze eccessive per l’ex compagno: «Lo roviniamo, e qui sono molto severi. Non sta facendo niente di grave», aveva detto.

Oggi quella frase pesa come un monito per tante giovani che sottovalutano segnali di ossessione o comportamenti insistenti.

Il padre Carlo, in più occasioni, ha sottolineato che Kumar appariva come un ragazzo tranquillo: «Non avremmo mai immaginato che potesse arrivare a tanto», ha detto in aula.

La sentenza attesa il 9 dicembre

Il processo si concluderà con la decisione dei giudici prevista per il 9 dicembre. La procura ha ribadito che l’intento omicida appare «indiscutibile», mentre la difesa di Kumar non ha ancora svelato la propria strategia.

Per Martina, l’udienza rappresenta un ulteriore passo nel tentativo di tornare a una vita normale, dopo un anno fatto di ospedali, riabilitazione e traumi da elaborare. Nonostante tutto, la giovane fiorentina sta continuando i suoi studi e prova a costruire una quotidianità stabile accanto a Oliver, che quel giorno le salvò la vita.