Latina: rifiuti, urbanistica e agricoltura nelle mani della criminalità

Di Silvio festeggia vittoria elezioni

La Direzione Investigativa Antimafia (DIA) ha presentato il nuovo rapporto semestrale sulle criminalità organizzate in Italia al Parlamento e preoccupala situazione di Latina e provincia, dove le realtà criminali autoctone anche in provincia di Latina “hanno dimostrato nel tempo di determinare le condizioni di assoggettamento e omertà al pari delle organizzazioni tradizionali più note e meglio strutturate”.  Secondo la DIA infatti “la convergenza di interessi illeciti da parte di strutture criminali di diversa matrice che interagiscono alla costante ricerca di un equilibrio strategico creando, in taluni casi, agglomerati criminali di complessa lettura info-investigativa”, leggiamo nel rapporto, dove l’Antimafia pone l’accento sul fatto che “le organizzazioni autoctone si caratterizzano per un’autonomia che, per certi aspetti, risulta anche più marcata rispetto a quella riscontrabile nella Capitale; pertanto, la silente infiltrazione di camorra e ‘ndrangheta deve necessariamente confrontarsi e raggiungere una multiforme e opportunistica collaborazione con gli ambienti delinquenziali del luogo”.

Quali sono i gruppi criminali

CI nomi che spuntano da rapporto sono quelli che periodicamente riempiono le pagine dei giornali locali, e nazionali. I gruppi in questione sono Di Silvio, Ciarelli e Travali, famiglie di zingari legati anche a Casamonica (che oramai comprano direttamente la cocaina dalla Colombia) e Spada, gruppi che “hanno contribuito a creare un clima di diffusa omertà del tutto equiparabile a quello ingenerato dalle mafie tradizionali nei territori di origine, con possibili ripercussioni, dirette o indirette, anche nel tessuto socio-economico e amministrativo”. Inoltre, la DIA denuncia che “numerose sono in quest’area le proiezioni di clan camorristici quali i Moccia, Casalesi, Bardellino, Mallardo, Gagliardi-Fragnoli, Ricci, Di Lauro, Polverino, nonché di formazioni di matrice ‘ndranghetista quali i Tripodo-Romeo, La Rosa, Bellocco, Alvaro, Commisso, Madaffari e Gallace, non di rado in strategica collaborazione con i locali gruppi delinquenziali”. Latina, provincia e il Basso Lazio sono dunque un terreno fertile dove i gruppi criminali locali si innestano con le mafie tradizionali.

Le principali attività criminali

Oltre al narcotraffico -la più redditizia delle attività illecite- nel rapporto leggiamo che i profitti dei gruppi sono riconducibili a estorsioni, usura, riciclaggio, indebite ingerenze nel settore dei rifiuti con frequente ricorso agli sversamenti abusivi, lottizzazioni abusive o comunque opere di trasformazione urbanistica non autorizzate, agromafie e caporalato: “Tentativi di condizionamento e d’infiltrazione nei locali apparati amministrativi e politici, rappresentano inoltre per le consorterie un obiettivo primario propedeutico, di fatto, a orientare l’aggiudicazione delle gare d’appalto o ad agevolare il rilascio di concessioni e autorizzazioni amministrative, soprattutto nel settore edilizio e balneare”.

Don Cesare Boschin
                      Don Cesare Boschin

Don Cesare Boschin: “Incaprettato come un animale destinato al macello”

La morte di don Cesare Boschin è ancora un mistero. Isabella Formica, la nipote di don Cesare Boschin, il sacerdote ucciso la notte tra il 29 e il 30 marzo 1995 a Borgo Montello, frazione alle porte di Latina. Un omicidio ancora senza colpevoli, in cui si intrecciano gli interessi dei clan camorristici di Casal di Principe, che proprio in quella zona dell’Agro pontino hanno sversato per anni rifiuti pericolosi.  “Mio zio dalla sua camera della canonica – raccontava nel 2019 Isabella Formica, nipote di don Cesare, a Fanpage.it  – poteva vedere gli andirivieni notturni dei camion da e per la discarica dei veleni. Mio zio è stato assassinato secondo le modalità della camorra. Lo hanno trovato nel suo letto, privo di vita. Il corpo martoriato dalle botte. Le ossa frantumate. Incaprettato come un animale destinato al macello. La bocca sigillata con nastro adesivo come a sottolineare il fatto che avesse parlato troppo”.

Il bosso dei Casalesi: “Rifiuti tossici, moriranno di cancro anche a Latina”

Sempre per non dimenticare, vi proponiamo un’intervista rilasciata rilasciata in esclusiva a SkyTg24 dall’ex boss dei Casalesi Carmine Schiavone dove fa parla del traffico e dello smaltimento dei rifiuti tossici  – farmaceutici, chimici, ospedalieri, fanghi nucleari che provenivano da società del Nord e da diversi paesi europei- sotterrati (anche) nella provincia di Latina. Un terreno dove nascono frutti condivisi con l’Italia tutta.

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