Il cavaliere pallido

Cavaliere solitario arriva in un paesino di montagna, dove alcuni cercatori d’oro sono sfruttati da un avido imprenditore che vorrebbe farli sloggiare. La comunità ha smarrito il coraggio e la fiducia, uomini e donne subiscono fino a quando lo straniero non si schiera dalla loro parte. L’emissario della provvidenza è un predicatore dal passato oscuro che crede nell’amicizia e nei valori cardine. Arriverà la resa dei conti tra buoni e cattivi.

Il cavaliere pallido è un film di Clint Eastwood che rientra nella produzione western del regista. Ispirato alla classicità del genere, si presenta come una vicenda di eroismo e quotidianità . Di trama semplice il film evoca atmosfere care al maestro come la vita di persone semplici costrette a combattere prevaricazioni e violenza. L’autore presenta un gruppo di lavoratori innocui il cui unico desiderio è vivere serenamente. Un approfondimento capillare della psicologia, quello di Eastwood, che rende protagonista la comunità stessa inserendo l’eroe come un semplice comprimario. Il cavaliere pallido è il primo film dove si riconosce lo stile che caratterizzerà Clint negli anni a venire fatto da scene semplici ma cariche di significato.

Il regista perde altre influenze diventando, per la prima volta, narratore della semplicità umana. Un cinema fatto di pochi sentimenti e allo stesso tempo molto umanista che trasforma il genere da classico in moderno. Quello che sorprende nel Cavaliere è la capacità di inquadrare le azioni, anche quando prevedibili, dei personaggi inserendole nella storia. Un west senza scrupoli che si è costruito nelle piccole città partendo dal desiderio di emancipazione collettivo. Un lavoro ispirato da grandi titoli del passato ma che ha abbandonato qualsiasi certezza per quei grigi portatori di realtà. La resa dei conti rimane una sequenza di grande interesse e suspense, cosi come l’inizio evocativo che il regista pesca nelle sacre scritture.