Gaza: la battaglia di Al-Shifa

Iniziata il 17 marzo scorso la battaglia dell’ospedale di al-Shifa è tuttora in corso e si sta dimostrando una delle più grandi operazioni dell’Esercito Israeliano a Gaza. L’Esercito Israeliano comunica che finora sono stati uccisi circa 180 miliziani ed altri 500 sono stati arrestati, inoltre sono stati ritrovati nell’ospedale ingenti quantitativi di armi e di denaro. Partecipano all’operazione l’Unità Commando Shayetet 13, la Brigata di Fanteria Nahal e la 401° Brigata Corazzata, supportate per il lavoro di raccolta dati dall’Unità Speciale 504. Di fronte ad essi – all’inizio dell’operazione – ci sarebbero stati (a detta delle confessioni dei prigionieri) tra i 600 e 1000 miliziani di Hamas e della Jihad Islamica. L’ospedale di al-Shifa, sito nella città di Gaza, era stato conquistato delle truppe israeliane nel novembre del 2023, successivamente il grosso dell’esercito aveva abbandonato Gaza nord; dopo questo ritiro i miliziani di Hamas e della Jihad Islamica hanno ripreso possesso dell’ospedale. L’Unità 504, che si occupa di interrogare i miliziani di Hamas e della Jihad Islamica catturati, ha messo in rete brani degli interrogatori. Il miliziano della Jihad Islamica Nabil Regev Abd ha dichiarato di essere rientrato nel complesso di al-Shifa tre mesi fa, questo significherebbe che circa un mese dopo il ritiro dei soldati israeliani l’ospedale era già tornato nelle mani delle milizie.  Quando l’Esercito Israeliano si era ritirato dalla città di Gaza il loro portavoce aveva dichiarato che rimanevano in quell’area dai 2 ai 4.000 terroristi, quindi la battaglia in corso ad al-Shifa non giunge come un fulmine a ciel sereno per Israele. Tsahal aveva anche dichiarato che le migliaia di terroristi rimasti nella città di Gaza non erano però più in grado di combattere in modo organizzato, ma i ritrovamenti di depositi d’armi e danaro all’interno dell’ospedale, il fatto che i prigionieri catturati sembrino ben nutriti, la resilienza che le milizie armate stanno dimostrando nell’ospedale e nelle zone limitrofe, suggeriscono che forse l’esercito di Israele in quest’ultima dichiarazione sia stato un po’ troppo ottimista.

Due gli interrogativi a cui non è semplice dare risposta: come hanno potuto in così breve tempo riconcentrarsi e riorganizzarsi 600/1000 miliziani in una zona già conquistata da Israele? La conquista della città di Gaza è stata rapida, ma proprio per questo forse non troppo accurata. E’ possibile che al rastrellamento israeliano siano sfuggiti alcuni tunnel o ramificazioni di tunnel o altre strutture sotterranee; è anche molto probabile che Hamas e la Jihad Islamica, vista la veemenza dell’attacco a cui erano sottoposte, abbiano dato l’ordine ai propri uomini di ritirarsi in luoghi sicuri ed attendere il passaggio del grosso della tempesta. La seconda questione riguarda Israele: quando l’intelligence israeliana si è accorta del ri-concentramento dei miliziani all’ospedale al-Shifa? Se se ne fossero accorti di recente questa sarebbe la testimonianza di una scarsa capacità di monitorare il territorio già liberato, se invece – come alcuni vertici dell’esercito lasciano trapelare – Israele già da febbraio sapeva, ma ha atteso il momento giusto per un attacco che infliggesse all’avversario il maggior danno possibile, questo significherebbe che Tsahal sta giocando al gatto e il topo, lasciando deliberatamente sgombre le aree liberate per fare uscire allo scoperto le milizie che lì si sono occultate.  Comunque sia la battaglia dell’ospedale di al-Shifa può essere un paradigma di quello che accadrà nelle zone della Striscia di Gaza da cui l’Esercito Israeliano si è ritirato. E’ ragionevole immaginare che l’eliminazione dei gruppi di miliziani che ora praticano azioni mordi e fuggi un po’ in tutta la Striscia di Gaza sarà un lavoro di lunga durata. Qui entra in gioco un ulteriore interrogativo. Israele fin ad oggi è stato come uno di quei pugili abituati a vincere i loro incontri nelle prime riprese.

Questa volta sarà diverso, Israele si inoltra in una guerra di lunga durata e questo per lo Stato Ebraico significa entrare in un territorio inesplorato. Israele è uno Stato con una piccola popolazione ed un esercito non molto numeroso, nazioni ben più grandi di Israele, dotate di tecnologie avanzate come quelle di Israele, si sono ritrovate in tempi recenti a fare i conti con una variabile di tutte le guerre, antica ma non ancora superata: il numero. Mantenere il controllo della Cisgiordania, continuare la guerra nella Striscia di Gaza, rafforzare il fronte nord con il Libano, Israele ha truppe in numero sufficiente per esercitare un controllo territoriale così impegnativo? Il fatto che il Battaglione “Netzah Yehuda” – composto da elementi ultra-ortodossi – verrà trasformato da Battaglione Territoriale a Battaglione di Manovra, il contestatissimo disegno di legge per estendere la coscrizione anche agli Haredim, (i seguaci di un ebraismo che pratica il distacco dal mondo secolare), con Ministri come Bezalel Smotrich che vanno dicendo che “E’ possibile unire Torah ed esercito”, sono la dimostrazione che Israele ha ora la necessità urgente di rafforzare il numero delle proprie truppe.