Con Hamas non possono esserci mezze misure, è come Settembre Nero

L’assalto di Hamas nei confronti di Israele ha ricordato per l’ennesima volta al mondo intero che non possono esserci ambiguità o tentennamenti nel riconoscere, denunciare e contrastare il terrorismo islamista.

Hamas ancora una volta ha mostrato la sua vera ed unica faccia, quella di spietata organizzazione terrorista che colpisce indiscriminatamente anziani, donne e bambini; il tutto ampiamente documentato da filmati girati e diffusi dagli stessi terroristi.

Un’anziana derisa e maltrattata, donne picchiate, prese per i capelli e trascinate sulle jeep, civili sequestrati e trascinati a Gaza per essere usati come scudi umani e militari massacrati. Hamas non conosce regole, non ha alcun rispetto per la vita umana e si beffa tranquillamente di qualsiasi legge internazionale. Il modus operandi è inconfutabile.

Intanto, in seguito alla propaganda di Hamas, sono partiti attacchi contro civili israeliani anche in Egitto; è di poco fa infatti la notizia che ad Alessandria un agente di polizia ha ucciso a colpi di pistola due turisti israeliani e un egiziano prima di venire arrestato.

Boaz Ganor, direttore dell’International Institute for Counter-Terrorism di Herzliya fornisce una definizione chiara e oggettiva di terrorismo: “L’uso deliberato di violenza, perpetrata contro obiettivi civili, per fini politici”.

Il terrorismo non può essere identificato in base a una “giusta causa” che può sempre essere relativa, ma in base ai mezzi.

Ganor ha ragione quando afferma che “chi attacca i miei militari è un mio problema mentre chi attacca intenzionalmente i miei civili è un problema della comunità internazionale”.

Per Hamas sono tutti bersagli, non importa se civili o militari, se donne, bambini, anziani. Lo ha del resto confermato lo stesso portavoce di Hamas, Osama Hamdan, in un’intervista di domenica 8 ottobre ai microfoni di al-Jazeera, lasciando perplesso lo stesso giornalista che ha più volte ricordato al soggetto in questione che esistono delle leggi internazionali sui conflitti ma anche che ONU ed Amnesty International (organizzazioni certamente non filo-israeliane) hanno denunciato le aggressioni di Hamas contro i civili israeliani.

Hamdan, con una serie di imbarazzanti repliche, ha prima affermato che Hamas non bersaglia civili; messo poi alle strette ha dichiarato che i civili aggrediti dai jihadisti sono in realtà “coloni armati”. Quando il giornalista di al-Jazeera (emittente certamente non filo-israeliana) gli ha ricordato che le città assaltate non sono insediamenti, allora ha trasformato le città come Sderot e Netivot in “colonie”.

E per quanto riguarda le migliaia di missili lanciati indiscriminatamente sul territorio israeliano? Per Hamdan sono zone di “coloni” che fanno parte dell’esercito. In sunto, per Hamas non esistono civili.

Hamas è tra l’altro un problema enorme per gli stessi palestinesi di Gaza che sono vittime del suo regime dal 2006. L’organizzazione islamista, nata da una costola della Fratellanza Musulmana egiziana, non tollera infatti alcun dissenso; regna su Gaza col terrore, spazza via con la violenza qualsiasi tipo di dissenso e utilizza i civili come scudi umani. Le postazioni missilistiche e i nascondigli piazzati sotto ospedali, asili e scuole sono ben note.

Hamas non si fa problemi a colpire civili israeliani e non si fa problemi a utilizzare quelli palestinesi come vittime sacrificali con lo scopo di infangare l’immagine dell’esercito israeliano. Colpiscono e si nascondono dietro le proprie donne, i propri civili e gli ostaggi.

Per questo Hamas non può essere in alcun modo considerata un interlocutore politico, da nessuno e questo dovranno tenerlo bene a mente certi ambiti politici europei. Non può esservi alcuna differenza tra “ala militare” ed “ala politica”, perché sono due parti complementari della medesima struttura terroristico-criminale. La mente e il braccio. Non può esserci nessun riconoscimento o interlocuzione nei confronti dei suoi leader “politici”.

Hamas non è molto diversa da Settembre Nero in quanto a modus operandi e lo ha dimostrato essa stessa. Sostenere Hamas significa sostenere il terrorismo e chi lo fa deve risponderne, a prescindere che il sostegno venga espresso sul piano politico, manifestando in piazza o sui social. E’ successo con chi sosteneva l’Isis e con Hamas non può essere in alcun modo differente. Quando si ha a che fare con terroristi spietati non possono esserci scusanti nè ambiguità.

Ulteriori misure dovrebbero poi essere prese anche nei confronti di quei Paesi che sostengono Hamas, come ad esempio l’Iran. L’attacco di sabato mattina, su larga scala, via mare, terra e aria, ben coordinato e perpetrato con articolate tattiche di guerriglia urbana, non può essere stato preparato da Hamas senza il sostegno economico, logistico e preparatorio da parte di attori esterni e le stesse autorità israeliane hanno già puntato il dito contro l’Iran. Non a caso nella mattinata di domenica si è “svegliato” anche Hezbollah a nord.

E’ bene ricordarsi tutto ciò, è bene tenere a mente cos’è Hamas quando Israele contrattaccherà e colpirà duramente, onde evitare che qualcuno possa ripiombare per l’ennesima volta in un malsano relativismo che giustifica il terrorismo.

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