
CMAT non è semplicemente una pop star. È una valanga di brillantini, uno strillo country-pop in technicolor, un’esplosione di risate e disagio che rimbalza tra Manchester e Dublino con la stessa grazia di una mucca con gli zoccoli dorati. La sua storia comincia come tante: impieghi orribili, relazioni disastrose, solitudine urbana. Ma a differenza di tanti, lei ha trasformato tutto questo in arte. Con un vassoio di shot di Jägermeister in mano e il cuore a pezzi, ha scritto I Wanna Be a Cowboy, Baby! in venti minuti e ha cambiato la sua vita. Dramma, autodistruzione e un pizzico di genialità: la ricetta CMAT era nata.
Una diva che scotta: schietta, sfacciata, politicamente esplosiva
CMAT è quella che entra in un podcast e si autodefinisce “una stronza”, facendo impallidire perfino la madre. È quella che ti parla del body shaming, della crisi del capitalismo e dei diritti trans con lo stesso tono con cui ti racconta di quando pensava di essere infestata dagli insetti. La sua schiettezza? Un mix perfetto di cafonaggine dichiarata e lucidità politica che fa impallidire le pop star da copertina laccata.
Il suo secondo album, Crazymad, for Me, la consacra come artista seria – per quanto le piaccia sbeffeggiare questa stessa serietà. E il terzo, l’ambizioso Euro-Country, la posiziona tra le voci più interessanti e coraggiose del panorama musicale europeo.
Una fashion icon pacchiana e irresistibile
Gonne a balze, colori improbabili, ombretti che sembrano usciti da un rave nel Far West: CMAT è la dimostrazione vivente che l’eccesso può essere arte. I suoi outfit sembrano rubati dal guardaroba di una Barbie cresciuta a cavallo tra Nashville e Blanchardstown. Quando si presenta a un incontro post-servizio fotografico con un pasticcio tra le mani e gli occhiali da sole formato XXL, non sta solo facendo la diva: sta costruendo una parodia perfetta di ciò che significa “essere una star” oggi.
Euro-Country: il capitalismo? Una linea di coca nel naso del mondo
Il suo nuovo disco è una mazzata colorata al cuore dell’Occidente. Altro che romanticismo celtico e fate nei boschi: Euro-Country racconta l’Irlanda come un centro commerciale – letteralmente – con tracce che parlano di crisi economiche, disoccupazione e suicidi adolescenziali. Nessun filtro, nessun pudore, zero autocensura.
CMAT non si limita a sfiorare la politica con versi criptici e metafore poetiche: la prende a schiaffi. Condanna il capitalismo post-pandemico, il benessere tossico da social, il disinteresse delle popstar patinate. E lo fa con la verve di chi non ha paura di perdere contratti per dire la verità. Spoiler: li ha persi davvero. E ha detto comunque: “Chi cazzo se ne frega”.
La regina del body shaming… che se ne sbatte
CMAT è una delle poche popstar contemporanee che riesce a cantare del proprio corpo senza chiedere scusa, né elemosinare applausi. Quando i commenti social sulla sua fisicità diventano tossici, lei risponde con una canzone, Take a Sexy Picture of Me, e un balletto virale su TikTok. Le sue forme? Non un problema. “Nella vita reale si tromba anche se sei grassa”, dice con brutalità e verità disarmanti. E aggiunge: “Il problema è che non si può vendere”.
Più che un’icona body positive, CMAT è una bomba antiestetica che esplode nel cuore della cultura visuale del pop. Non ti chiede di accettarla: ti impone di farlo.
Una star mentale (nel senso clinico del termine)
Il genio di CMAT non viene senza un prezzo. Racconta di vivere costantemente in uno stato emotivo alterato, di aver sofferto di allucinazioni uditive e visive durante la scrittura del suo ultimo album. Vede insetti dove non ce ne sono, si gratta fino a spellarsi, manda foto delle sue “punture” agli amici, e alla fine un medico le dice: “È stress, sei matta”. Lei lo racconta ridendo, ma senza sminuire il disagio. Essere CMAT vuol dire anche vivere in una bolla psicotica in cui l’arte è sia salvezza che condanna.
Il pop ha bisogno di una spintarella. CMAT gliela dà a calci
In un mondo musicale che odora troppo spesso di plastica, filtri e compromessi commerciali, CMAT arriva come una scossa elettrica. Cafona, instabile, senza filtri e, soprattutto, vera. È la zia pazza che canta a squarciagola, la ragazza sola al bar che ti spiega Marx, la diva da centro commerciale con la vocazione da profeta.
E quando dice: “Tutti nel mondo della musica hanno bisogno di una spintarella”, viene quasi da pensare che forse abbia ragione. Ma invece di una spinta… CMAT ti prende a testate.