
Questa mattina, il presidente ucraino Vladimir Zelenskij e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump si incontreranno a Washington per siglare un accordo storico sulle risorse minerarie ucraine. La firma dell’intesa avverrà in mattinata alla Casa Bianca, ma l’orario preciso non è ancora stato confermato. Secondo quanto riportato da Reuters, l’accordo prevede la creazione di un Fondo per gli Investimenti nella Ricostruzione. l’Ucraina cederà agli Stati Uniti il 50% dei ricavi derivanti dallo sfruttamento delle sue risorse naturali, tra cui minerali, gas naturale e petrolio.
Il cammino per arrivare alla firma non è stato privo di ostacoli. Il 3 febbraio, Trump aveva dichiarato apertamente che l’Ucraina avrebbe dovuto fornire le sue terre rare in cambio dell’assistenza militare americana: “Diciamo all’Ucraina che possiedono preziose terre rare. Voglio che l’Ucraina ci fornisca queste risorse”, aveva affermato il Tycoon.
Questa dichiarazione aveva provocato un acceso dibattito, tanto in Ucraina quanto in Europa. La Germania l’aveva bollata come un’ipotesi egoistica, mentre i media russi ne avevano approfittato per rafforzare la narrazione secondo cui Kiev stava svendendo le proprie risorse agli Stati Uniti. Ma è davvero solo una questione di “narrativa”?
Se da un lato l’accordo non prevede la cessione delle miniere, dall’altro stabilisce che metà dei profitti delle risorse ucraine finiranno nelle casse americane. E qui sorge il dubbio: siamo di fronte a un’alleanza strategica o a una nuova forma di dipendenza economica?
Gli Stati Uniti hanno già stanziato ingenti aiuti militari per l’Ucraina, ma con questo accordo sembrano voler trasformare il loro sostegno in un investimento da cui trarre profitto. Per Kiev, si tratta di una collaborazione vantaggiosa o del prezzo da pagare per l’appoggio ricevuto?
Il 12 febbraio, il Segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Scott Bessent, si era recato a Kiev con una bozza di accordo che concedeva agli USA la proprietà del 50% delle terre rare ucraine, con solo un’ora di tempo per firmarlo e senza garanzie in cambio. Il governo ucraino aveva rifiutato l’offerta, suscitando nuove tensioni con Washington.
Dopo l’incontro tra Trump e Putin, la situazione si è ulteriormente complicata. Trump ha dichiarato che Zelenskij ha solo il 4% di sostegno nel Paese e ha insinuato che il leader ucraino non sa dove siano finiti i fondi ricevuti dagli Stati Uniti. Zelenskij ha replicato accusando Trump di essere influenzato dalla propaganda russa. Questo scambio ha trasformato la questione mineraria in un caso diplomatico di primo livello.
Le dichiarazioni di Trump hanno provocato proteste anche negli Stati Uniti. La sua squadra, composta da JD Vance, Michael Waltz ed Elon Musk, ha minacciato di disattivare Starlink in Ucraina, revocare le sanzioni alla Russia e riammettere Mosca nel G7. Nel frattempo, il presidente francese Emmanuel Macron ha convocato due riunioni d’emergenza con i leader europei per valutare la situazione.
Le clausole dell’accordo: chi guadagna davvero? Il 21 febbraio, Washington ha presentato una nuova versione dell’accordo, definita semplificata e più vantaggiosa dagli Stati Uniti. Tuttavia, secondo le analisi di The Times, le condizioni sono diventate ancora più stringenti per l’Ucraina. Agli Stati Uniti verrà assegnata la piena proprietà del futuro fondo minerario e stabilendo che la maggior parte delle entrate ucraine dovranno essere versate nel fondo fino al raggiungimento di 500 miliardi di dollari.
Per molti analisti, questa versione rappresenta un’operazione puramente commerciale, senza reali vantaggi per Kiev. Tuttavia, dopo una serie di negoziazioni, l’Ucraina è riuscita a ottenere modifiche favorevoli.
Il 26 febbraio, il governo di Kiev ha approvato l’accordo definitivo che prevede la creazione di un fondo per la ricostruzione, gestito congiuntamente dai due paesi. Le risorse ucraine resteranno sotto il controllo nazionale e gli Stati Uniti contribuiranno con finanziamenti e strumenti critici. I ricavi saranno equamente distribuiti e reinvestiti esclusivamente in Ucraina.
Ovviamente, Zelenskij non ha mancato di sottolineare che l’intesa non implica alcun debito esorbitante e che il fondo sarà co-gestito. Ha inoltre ottenuto l’inclusione di un riferimento alle garanzie di sicurezza per l’Ucraina. Trump, dal canto suo, ha definito l’accordo vantaggioso per entrambe le nazioni. Garantirà agli Stati Uniti ingenti risorse e all’Ucraina una protezione economica e strategica.
Mentre Kiev e Washington si preparano alla firma dell’accordo, le reazioni internazionali rimangono contrastanti. L’opposizione ucraina continua a criticare l’intesa, considerandola un cedimento agli interessi americani. Secondo El País, l’accordo include una vaga promessa di difesa contro la Russia, senza però dettagli precisi sulle garanzie di sicurezza.
Il quotidiano britannico The Times evidenzia come, nonostante le dichiarazioni ottimistiche, restino molti interrogativi sulle reali riserve di terre rare in Ucraina e sulla loro effettiva redditività.
In attesa dell’imminente firma ufficiale, la comunità internazionale scruta con attenzione le implicazioni di questo accordo, tra chi lo vede come un’opportunità strategica e chi teme che segni l’inizio di una nuova dipendenza economica per Kiev. La partita non si gioca solo sulle risorse minerarie, ma sul futuro geopolitico dell’Ucraina e sul suo equilibrio nei rapporti con l’Occidente.
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