La nuova stagione del programma di Francesca Fagnani su Rai2 si è aperta con tre ospiti di grande richiamo: Isabella Rossellini, Rita De Crescenzo e Belen Rodriguez. L’intervista alla showgirl argentina era tra le più attese, anche per il lungo silenzio mediatico che l’aveva preceduta.
Rodriguez si è raccontata con la consueta schiettezza, toccando diversi temi personali: dal rapporto altalenante con la sorella Cecilia — segnato da un periodo di distacco durante la gravidanza di quest’ultima — fino ai suoi amori passati. “Sono una cavalla pazza, indomabile”, ha detto entrando nello studio. E ancora: “Sono aggressiva, manesca. Quando mi parte ‘la sudamericana’… I miei fidanzati li ho menati tutti. De Martino è quello che ne ha prese di più”.
Belen: la reazione del pubblico e l’intervento della madre
Le parole di Belen non sono passate inosservate. Molti spettatori hanno criticato il tono leggero con cui la conduttrice ha raccontato episodi di aggressività, accusandola di non essersi davvero messa a nudo.
Sui social si è acceso un acceso dibattito. Alcuni utenti hanno difeso la showgirl, sottolineando quanto spesso venga giudicata per la sua bellezza più che per le sue azioni. Altri, invece, hanno espresso disappunto: “Ha riso troppo, ha risposto a monosillabi”, si legge in un commento.
A prendere le difese della figlia è intervenuta la madre, Veronica Cozzani, rispondendo a una critica con un commento diretto: “E per fare questo ti fai un profilo falso?”. Una replica che mostra quanto la famiglia Rodriguez resti unita anche di fronte alle polemiche.
Quando la violenza viene sottovalutata
Ma ciò che più colpisce di questa intervista non è la tensione tra le sorelle né la spontaneità di Belen, bensì la leggerezza con cui si è parlato di violenza fisica.
L’ammissione di aver “picchiato” i propri partner — detta con un sorriso — non dovrebbe far ridere. È una dichiarazione grave, che merita riflessione. Eppure, in molti hanno liquidato la frase come una battuta o un modo ironico per descrivere una relazione turbolenta.
Quando è una donna ad ammettere comportamenti aggressivi, il giudizio pubblico tende a minimizzare. Se le stesse parole fossero state pronunciate da un uomo, la reazione sarebbe stata ben diversa. E questo ci dice molto sul modo in cui la società percepisce la violenza in base al genere.
Violenza e patriarcato: due facce della stessa cultura
Per comprendere questa disparità, bisogna guardare al contesto culturale in cui viviamo. Il patriarcato non colpisce solo le donne, ma plasma anche la mascolinità, definendo rigidi ruoli e aspettative.
Un uomo deve essere forte, dominante, sicuro di sé. Se subisce violenza da una donna, viene deriso, non creduto o considerato “meno uomo”. La sua sofferenza non trova spazio nel racconto pubblico.
Allo stesso tempo, la violenza sulle donne continua a essere sistemica: nasce da secoli di disuguaglianze, da una cultura che assegna potere e controllo agli uomini e richiede silenzio e adattamento alle donne.
Non si tratta di confrontare due fenomeni, ma di riconoscere che entrambi — in forme diverse — sono il prodotto dello stesso sistema che educa alla dominazione e punisce la vulnerabilità.
Riconoscere la violenza, senza gerarchie
La domanda che dovremmo porci non è più “E se l’avesse fatto un uomo?”, ma “Perché non riconosciamo la violenza quando non rientra nei ruoli che il patriarcato ci impone?”.
La violenza, indipendentemente da chi la compie, resta un atto da condannare. Minimizzarla, ridurla a battuta o carattere “sudamericano”, come nel caso di Belen Rodriguez, significa perpetuare una cultura che ancora oggi fatica a chiamare le cose con il loro nome.
Solo riconoscendo ogni forma di abuso, senza pregiudizi o stereotipi, si può cominciare a costruire una società capace di superare davvero la logica del potere e della prevaricazione.
