Quella che doveva essere l’avventura di una vita si è trasformata in una tragedia per Suzanne Rees, 80enne di Sydney appassionata di escursioni e natura. Durante una crociera di lusso attorno all’Australia, la donna è stata abbandonata per errore su Lizard Island, un isolotto remoto della Grande Barriera Corallina. Il suo corpo è stato ritrovato il giorno seguente in una zona rocciosa ai margini di un sentiero.
La vicenda ha sconvolto l’opinione pubblica e aperto un’indagine formale sulle responsabilità della compagnia Coral Expeditions, che gestiva la nave Coral Adventurer.
Il viaggio di lusso e la sosta a Lizard Island
Rees si trovava al secondo giorno di una crociera “epica” di 60 giorni del valore di circa 80.000 dollari australiani a passeggero, partita da Cairns il 24 ottobre con 112 ospiti a bordo.
Il giorno successivo, la nave aveva fatto tappa a Lizard Island, un paradiso tropicale a 250 km a nord di Cairns, noto per la sua natura incontaminata e i percorsi di trekking panoramici.
La donna aveva deciso di partecipare a un’escursione sul sentiero Cook’s Look, un percorso di 4 chilometri che sale fino a 359 metri di altitudine. Con temperature elevate e forte umidità, Rees avrebbe accusato un malore durante la salita e scelto di tornare indietro da sola, senza guida o accompagnatore.
L’errore fatale: la nave parte da Lizard Island senza di lei
Secondo le prime ricostruzioni, l’equipaggio non avrebbe effettuato un controllo dei passeggeri al rientro sull’imbarcazione. La Coral Adventurer ha ripreso la navigazione nel primo pomeriggio, lasciando la donna sull’isola.
Solo in serata, quando Suzanne non si è presentata a cena, è scattato l’allarme. La nave ha invertito la rotta e contattato le autorità intorno alle 21, ma ormai era troppo tardi.
Le ricerche, sospese nella notte per motivi di sicurezza, sono riprese all’alba. Un elicottero ha individuato il corpo dell’anziana a pochi metri dal sentiero principale, probabilmente caduta accidentalmente mentre cercava di trovare riparo o raggiungere la costa.
Le indagini e le accuse della famiglia
La polizia del Queensland ha escluso ipotesi di reato, classificando la morte come “non sospetta”, ma ha trasmesso il caso alla Coroner’s Court per approfondimenti. Parallelamente, l’Australian Maritime Safety Authority (AMSA) sta verificando le procedure di imbarco e sbarco adottate dalla compagnia.
La figlia della vittima, Katherine Rees, ha denunciato pubblicamente la mancanza di controllo e di attenzione verso i passeggeri:
“Hanno permesso a mia madre di camminare da sola in una giornata torrida e sono ripartiti senza nemmeno contare chi era a bordo. È morta sola: vogliamo sapere come sia potuto accadere”.
La famiglia, assistita da psicologi messi a disposizione dalla compagnia, chiede giustizia e chiarezza.
La risposta della compagnia Coral Expeditions
In un comunicato, il CEO Mark Fifield ha espresso “profondo cordoglio” per la scomparsa di Rees e assicurato “piena collaborazione con le autorità”. La compagnia, parte del gruppo NRMA, ha evitato di commentare i dettagli dell’incidente per non interferire con le indagini, ma ha confermato che la crociera è proseguita con i restanti passeggeri, in un clima di grande tristezza.
Precedenti e rischi nel turismo d’avventura
Il caso ha riacceso il dibattito sulla sicurezza delle escursioni in aree remote della Grande Barriera Corallina, un’industria che attira ogni anno milioni di turisti.
L’incidente ricorda la tragica scomparsa di Tom ed Eileen Lonergan, la coppia americana lasciata in mare nel 1998 durante un’immersione di gruppo: i loro corpi non furono mai ritrovati. Quell’episodio portò a riforme rigide, ma eventi come la morte di Suzanne Rees dimostrano che le falle nei protocolli possono ancora costare vite umane, soprattutto quando si tratta di passeggeri anziani o soli.
Mentre le autorità australiane cercano di stabilire le responsabilità dell’accaduto, la morte di Suzanne Rees resta il simbolo di quanto una vacanza di lusso possa trasformarsi in dramma quando vengono meno vigilanza e buon senso.
