
Apprendiamo dunque, secondo quanto recentemente scritto da Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera (la falsa inclusività della scuola, del 14/01/2024) che l’inclusione scolastica degli alunni con disabilità non rappresenta una grande conquista ma un mito, dietro al quale si cela un altro dei molti fallimenti del sistema scolastico. In poche velenose righe Galli della Loggia boccia con un giudizio molto negativo settant’anni di scuola integrata italiana.
Le frasi sconcertanti
Secondo della Loggia, che prende spunto dalla recensione un libro che parla di scuola, l’Italia rappresenterebbe «un caso unico al mondo» perché nelle sue aule scolastiche «convivono regolarmente accanto ad allievi cosiddetti normali, anche ragazzi disabili gravi» e si tratta di disabili «con il loro insegnante personale di sostegno» insegnante ovviamente «perlopiù a digiuno di ogni nozione circa la loro disabilità»; nelle stesse aule poi, sono presenti anche ragazzi dislessici e disgrafici «oggi cresciuti a vista d’occhio anche per insistenza delle famiglie» e «ragazzi stranieri incapaci di spiccicare una parola di italiano».
Leggi all’avanguardia spacciate per miti irrealizzabili
Fa male, in particolare, vedere l’Italia trattata come “un caso” in negativo, per il fatto di avere una legislazione tra le più avanzate al mondo in materia di integrazione scolastica, legislazione che agli albori degli anni ‘70 pose le basi per la realizzazione di quanto peraltro sancito dalla nostra Costituzione in materia di diritto allo studio, con la fondamentale legge 118/71, che stabiliva che l’istruzione dell’obbligo dei soggetti portatori di handicap doveva avvenire nelle classi normali della scuola pubblica. Principi cardine poi ribaditi dalla legge 517/1977 e pienamente consolidati con la imprescindibile legge 104/1992. Ma secondo Ernesto Galli della Loggia la scuola italiana è il regno della menzogna e l’inclusione scolastica è un mito irrealizzato e irrealizzabile.
Le reazioni sdegnate di chi vive quelle realtà
Naturalmente, l’entrata “a gamba tesa” di Galli della Loggia su un tema così delicato non ha mancato di suscitare reazioni, polemiche e prese di posizione da parte delle associazioni che si occupano dei diritti delle persone con disabilità (leggi qui quella di Marco Rasconi della UILDM) ma anche da parte dei caregiver e dei sibling, fino ad arrivare ai pedagogisti. Perché in questo mondo e nell’attuale temperie culturale preoccupa, o forse dovremmo dire spaventa, lo sdoganamento di quella che è di fatto la cultura dello scarto, che tende a lasciare indietro chi fa fatica e, se non basta, a escluderlo dal consesso civile. L’illustre giornalista e storico tratta con superficialità un argomento che superficiale non è: su quali basi afferma che la scelta dell’inclusione scolastica è dannosa? E quali altri dati può portare a conforto dell’idea che scuole speciali e classi differenziali sono più utili all’apprendimento degli alunni con disabilità?
L’umanità più forte delle convenzioni sociali
Galli della Loggia sembra ritenere l’inclusione scolastica come uno dei mali del sistema-scuola mentre invece, se a volte viene realizzata con fatica, rappresenta soltanto una delle (molte) spie della difficoltà di applicazione di leggi in realtà necessarie e funzionali nel nostro Paese. Perché, come ha più volte ribadito anche il nostro presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il confronto tra realtà diverse alla lunga non può che arricchire entrambe le parti che vengono a contatto. Anche Papa Francesco lo sostiene con forza. E ne sono convinti i 180 ragazzi di una scuola primaria di Pozzuoli che si sono assentarti dalle lezioni per solidarietà con un loro compagno di scuola affetto da SMA, una malattia muscolare rara che richiede un’assistenza specifica e continua che finora è mancata. Ma forse questi ragazzi così solidali e comprensivi nei confronti di un compagno di scuola in difficoltà, quel giorno non avevano letto l’articolo di Galli della Loggia sul Corriere.
Foto di Markus Winkler da Pixabay