Brigitte Bardot: icona del Novecento tra mito, scandali, eredità controversa

Attrice simbolo della libertà femminile, musa del cinema europeo e attivista radicale per i diritti degli animali: la parabola di Brigitte Bardot unisce rivoluzione culturale, scelte estreme e ombre difficili da ignorare.

Brigitte Bardot addio

Nata a Parigi nel 1934, Brigitte Anne Marie Bardot cresce in una famiglia borghese e colta, immersa in un ambiente sensibile alle arti e all’estetica. Il padre, appassionato di cinema, e la madre, legata al mondo della moda, contribuiscono a plasmare un immaginario visivo che accompagnerà Bardot per tutta la vita. Fin da giovanissima studia danza classica con rigore, fino a entrare al Conservatorio di Parigi a soli quindici anni. Una formazione che le regala quella postura naturale e quella grazia spontanea che diventeranno parte integrante del suo carisma.

Il primo vero trampolino arriva grazie a Hélène Lazareff, fondatrice di Elle, che la sceglie come volto per servizi fotografici dedicati alle adolescenti. Le copertine si moltiplicano, l’immagine di Bardot comincia a circolare e ad attirare l’attenzione dell’industria cinematografica. È in questo contesto che incontra Marc Allégret e il suo assistente Roger Vadim, destinato a diventare non solo il suo mentore artistico, ma anche una figura centrale nella sua vita privata.

L’ingresso nel cinema e la nascita di un nuovo modello femminile

Il debutto sul grande schermo avviene nel 1952 con Le Trou normand. All’inizio Bardot appare come una promessa tra tante, ma la sua presenza scenica rompe rapidamente gli schemi dell’epoca. In un cinema ancora imprigionato da codici morali rigidi, la giovane attrice porta una sensualità naturale, priva di costruzioni artificiali, che risulta tanto destabilizzante quanto magnetica.

Negli anni Cinquanta la sua immagine diventa un fenomeno internazionale. Le scelte stilistiche — dal celebre monokini alle acconciature spettinate e luminose — fanno di lei un’icona di libertà, percepita negli Stati Uniti come simbolo di un fascino europeo audace ed “esotico”. Il punto di svolta arriva nel 1956 con E Dio creò la donna, diretto da Roger Vadim. Il film la consacra definitivamente, trasformandola in un mito globale e in una figura capace di riscrivere il linguaggio della sensualità cinematografica.

Gli anni d’oro di Brigitte Bardot: cinema d’autore, moda e rivoluzione culturale

Gli anni Sessanta rappresentano l’apice della carriera di Brigitte Bardot. Lavora con alcuni dei più importanti registi del cinema europeo, tra cui Jean-Luc Godard, Louis Malle, Henri-Georges Clouzot e ancora Vadim. Film come Il disprezzo, Vita privata, La verità e Le pistolere entrano nella storia del cinema, consolidando la sua fama di attrice carismatica e imprevedibile.

Parallelamente, Bardot diventa un fenomeno culturale totale. Il suo stile influenza la moda, la fotografia, la musica; il suo atteggiamento libero anticipa molte delle istanze di emancipazione femminile che esploderanno nel decennio. Senza dichiararsi teorica o militante, incarna una modernità che rompe i cliché tradizionali della donna sullo schermo.

Vita privata, maternità difficile e pressione mediatica

Dietro l’immagine pubblica, la vita privata di Bardot è segnata da una pressione mediatica incessante. Il matrimonio con Jacques Charrier e la nascita del figlio Nicolas nel 1960 aprono una fase complessa e dolorosa. Bardot vive la maternità come un’esperienza estranea e sofferta: dopo la nascita, il bambino viene affidato in gran parte al padre e ai nonni, mentre lei prosegue la carriera cinematografica.

Nel 1962 rinuncia formalmente alla custodia del figlio. Negli anni successivi, il rapporto tra madre e figlio rimane distante e formale. Nicolas Charrier sceglie una vita riservata, trasferendosi in Norvegia, costruendo una famiglia e mantenendo un netto distacco dai riflettori.

Le tensioni esplodono pubblicamente nel 1997, quando l’autobiografia di Bardot contiene frasi durissime sul figlio, definito come un “tumore” che si sarebbe nutrito del suo corpo e affermando che avrebbe preferito “dare alla luce un cagnolino”. Dichiarazioni che portano a una causa legale da parte di Nicolas e del padre, conclusa con un risarcimento da parte dell’attrice.

L’addio di Brigitte Bardot al cinema e la trasformazione in attivista radicale

Nel 1973, all’apice della popolarità, Brigitte Bardot abbandona definitivamente il cinema. Una decisione netta, che contribuisce a rafforzare il mito. Si ritira nella sua villa di Saint-Tropez, La Madrague, e concentra tutte le energie nella difesa degli animali.

Negli anni Ottanta fonda la Fondation Brigitte Bardot, che diventa una delle organizzazioni animaliste più influenti a livello internazionale. L’impegno è totale, spesso radicale, e assorbe completamente la sua vita pubblica e privata, con un fabbisogno economico annuo stimato in circa 15 milioni di euro.

Le polemiche: razzismo, omofobia e attacchi al movimento #MeToo

Negli ultimi decenni, l’immagine pubblica di Bardot è stata profondamente segnata da dichiarazioni controverse. Più volte condannata dalla giustizia francese per frasi ritenute razziste e discriminatorie, l’ex attrice ha espresso posizioni giudicate omofobe e classiste, attirando critiche anche da ambienti progressisti.

Nel 2018 interviene duramente contro il movimento #MeToo, definendo “ipocrite” molte attrici e parlando di una “caccia alle streghe” che, a suo avviso, minaccerebbe la libertà sessuale. Bardot dichiara di non essersi mai sentita vittima di molestie e di aver sempre trovato “affascinante” essere corteggiata, riducendo alcune dinamiche di potere a un gioco di civetteria. Le sue parole alimentano un acceso dibattito internazionale.

Patrimonio, successione e il nodo dell’eredità di Brigitte Bardot

Il patrimonio di Brigitte Bardot è stimato intorno ai 65 milioni di euro, frutto di decenni di attività artistica: royalty su circa 60 film, diritti d’immagine, oltre 80 canzoni, fotografie e collaborazioni con marchi di lusso. Al centro dei beni figura La Madrague, acquistata nel 1958 e trasformata in un rifugio per animali, valutata tra i 25 e i 30 milioni di euro, insieme alla tenuta provenzale La Garrigue e a diversi investimenti finanziari.

Già da anni Bardot ha donato la nuda proprietà dei suoi immobili alla fondazione animalista, mantenendone l’usufrutto. Dal 1992 è sposata con Bernard d’Ormale, politico legato al Fronte Nazionale, al quale spetterà una parte del patrimonio.

Resta complessa la posizione dell’unico figlio, Nicolas-Jacques Charrier. Secondo la legge francese sulla successione, gli spetterebbe una quota legittima pari al 50% dell’eredità, salvo rinunce o accordi specifici. Tuttavia, il passato segnato da conflitti personali e legali rende la questione particolarmente delicata.

Un mito che divide ancora

Brigitte Bardot resta una figura impossibile da semplificare. È stata musa, attrice rivoluzionaria, icona di libertà e, allo stesso tempo, protagonista di scelte e dichiarazioni che hanno profondamente diviso l’opinione pubblica. La sua eredità culturale attraversa cinema, moda e attivismo, lasciando un segno indelebile nel Novecento europeo, ma anche interrogativi irrisolti sul confine tra mito, responsabilità e memoria.