
Nato a Birmingham nel 1948, John Michael Osbourne fu la voce dei Black Sabbath, pionieri dell’heavy metal e autori di capolavori come Paranoid, Iron Man e War Pigs.
Dopo essere stato allontanato dal gruppo nel 1979, Ozzy iniziò una brillante carriera solista con album epocali come Blizzard of Ozz e No More Tears.
Ha venduto oltre 100 milioni di dischi nel mondo tra carriera solista e band, influenzando generazioni di musicisti.
Ozzy Osbourne: tra uomo, mito e follia creativa
Ozzy Osbourne non è stato semplicemente un cantante. È stato un archetipo vivente: la perfetta incarnazione dell’anti-eroe rock, capace di attraversare scandali, cadute e rinascite fino a trasformarsi in leggenda. Un personaggio tragico e comico, reale e surreale.
L’alchimia del male (e della meraviglia)
Nel 1970, con i Black Sabbath, Ozzy contribuì a creare l’heavy metal non solo come genere musicale, ma come linguaggio culturale. I testi oscuri, le atmosfere sinistre, l’estetica demoniaca: tutto era nuovo, scioccante, potente.
Ozzy, con la sua voce unica – lamentosa, fragile e allo stesso tempo brutale – divenne il volto di una gioventù che cercava sfogo nel rumore. Ma non era un demone, come i media dell’epoca lo dipingevano: era un ragazzo con dislessia, scarsa istruzione, e un’infanzia difficile nella periferia industriale di Birmingham.
Caos, droghe, genialità: solo Ozzy Osbourne
Ozzy ha sempre camminato su un filo teso tra autodistruzione e ispirazione. Il suo uso massiccio di droghe, alcol e comportamenti estremi (come mordere la testa a un pipistrello per davvero sul palco nel 1982) ne hanno alimentato la fama da rockstar maledetta, ma anche contribuito alla sua instabilità mentale e fisica.
Eppure, in quel caos c’era metodo. L’arte di Ozzy era spontanea, sincera, ruvida: non costruiva una maschera, era lui. Questo lo ha reso amato ben oltre la cerchia dei metallari. Era vero.
Da mostro sacro a papà d’America
Negli anni 2000 Ozzy ha fatto qualcosa che nessuno avrebbe immaginato: si è trasformato in star televisiva. Il reality The Osbournes su MTV (2002–2005) lo mostrava tra il grottesco e il comico, spesso spaesato ma tenero, litigando con i figli e Sharon.
Lì, il Principe delle Tenebre si è rivelato umano, fragile, divertente, tenero. E milioni di nuovi fan lo hanno scoperto, ridendo con lui, non più di lui.
L’ultimo saluto: il concerto “Back to the Beginning”
Il 5 luglio 2025, appena poche settimane fa, Ozzy ha dato il suo ultimo addio al palco in un concerto speciale a Birmingham intitolato “Back to the Beginning”, insieme ai membri originali dei Black Sabbath.
Seduto su un trono, con la voce rotta dall’emozione, ha cantato Paranoid davanti a 42.000 fan. Un evento che oggi acquista un valore ancora più profondo. “Grazie dal profondo del cuore,” ha detto con gli occhi lucidi.
Il concerto verrà distribuito nel 2026 come film tributo.
Gli anni difficili: malattia, dolore e forza
Negli ultimi anni, Ozzy aveva affrontato grandi problemi di salute. Nel 2019 gli fu diagnosticato il morbo di Parkinson, peggiorato da una caduta che lo costrinse a più interventi chirurgici alla colonna vertebrale.
Debilitato dal Parkinson e dalle varie operazioni, Ozzy non ha mai nascosto la malattia. Anzi: ha parlato apertamente del dolore, dell’ansia, della paura della morte. Ma ha anche detto:
“Mi sento fortunato. Ho avuto una vita che non mi sarei mai nemmeno sognato da ragazzo. E ho ancora qualcosa da dire.”
Nel 2023 si era ritirato ufficialmente dalle tournée, dichiarando: “Il mio corpo non può più reggere. Non riesco più a viaggiare.”
La sua vulnerabilità lo ha trasformato in qualcosa di diverso: un saggio oscuro, una figura quasi mistica che, come pochi, ha saputo abbracciare le proprie ombre.
Per Ozzy Osbourne, tributi da tutto il mondo
L’intero mondo musicale ha reso omaggio alla leggenda. I Black Sabbath hanno scritto su X: “Ozzy Forever”.
Metallica, Elton John, Slash, Dave Grohl e tanti altri hanno condiviso messaggi di dolore, rispetto e amore.
I fan si sono radunati spontaneamente davanti alla casa degli Osbourne a Buckinghamshire e al mitico Rainbow Bar di Los Angeles.
Ozzy Osburne e un’eredità immortale
Ozzy Osbourne non è stato solo un cantante. È stato un’icona culturale. Ha inventato un linguaggio musicale. Ha mostrato che la debolezza può convivere con la potenza. Un uomo che ha trasformato il dolore in arte, l’eccesso in personaggio, il metal in voce globale. Ha costruito un’estetica.
Ha trasformato l’eccesso in umanità. La sua stella sulla Walk of Fame brilla oggi più che mai. La sua musica continuerà a vivere, ruggente, nei cuori di chi ha amato il lato oscuro del rock. Non sarà ricordato solo per ciò che ha cantato, ma per ciò che ha rappresentato: l’icona di chi si sente fuori posto ma trova comunque la sua voce.
Ozzy non ha mai chiesto di essere un dio. È proprio per questo che lo è diventato.