
“Dormire abbracciati”, l’ultimo singolo di Jacopo Ratini, è in rotazione radiofonica da qualche settimana e disponibile sulle principali piattaforme.
Ho intervistato Jacopo per la prima volta più di 10 anni fa.
Dopo averlo scoperto ho continuato a seguirlo e soprattutto ad ascoltarlo.
Mi piace perché quest’artista racconta davvero la storia di ognuno di noi, alternando con semplicità registri ironici a più intimisti.
Da brani come “Ogni tuoi 28 giorni” e “Ti chiamerò casa”, passando per “Studiare, lavoro, pensione e poi muoio”, Jacopo ne ha fatta di strada.
La biografia
Dopo aver conseguito la laurea in Psicologia nel 2007, ormai nel cassetto, ha intrapreso la carriera di cantautore, vinto numerosi premi e festival nazionali, partecipato al Festival di Sanremo e pubblicato tre album (“Ho fatto i soldi facili”, “Disturbi di Personalità” e “Appunti sulla Felicità”).
Per non annoiarsi, dopo aver scritto un libro di poesie e racconti intitolato “Se rinasco voglio essere Yoko Ono”, ha ideato il Salotto Bukowski, uno spettacolo che unisce lettura, musica, teatro e le poesie di Charles Bukowski con gli artisti che hanno reso grande la canzone d’autore italiana. Ha poi ha fondato l’etichetta musicale Atmosferica Dischi e creato l’Accademia del Songwriting, un’accademia didattica online che offre corsi di scrittura creativa applicata al mondo della canzone.
Sono lieta di poter intervistare il cantante per farmi raccontare com’è nato questo brano, scritto da lui e prodotto insieme al producer Jacopo Mariotti.
Il singolo “Dormire abbracciati”
Come nasce questo ultimo singolo “Dormire abbracciati”?
Volevo parlare di un tema scottante e divisivo per molte coppie: dormire abbracciati o separati durante la notte? La canzone è autobiografica e l’ho scritta perché ho sempre avuto una certa difficoltà a spiegare a chi dormiva con me che per addormentarmi dovevo necessariamente avere a disposizione una parte del letto completamente libera.
I baci, gli abbracci e le carezze prima di dormire ma per riuscire a prendere sonno, zero contatto fisico né invasione di spazio. Perciò, per rendere pubblica questa mia particolare esigenza, ho deciso di condividerla attraverso una canzone.
Insieme a “Carta da parati”, singolo uscito in marzo, sembra essere cambiato un po’ il mood delle tue canzoni. Ti sei sempre dedicato a parlare di amore, coppia, intimità, ma ora il tono è più dolce, sbaglio?
In “Carta da parati” la tematica è sicuramente più emotiva e il linguaggio, di conseguenza risulta più dolce. “Dormire abbracciati” invece unisce l’ironia e la riflessione ad una sonorità più catchy e spensierata
Forse c’era già in atto in cambiamento con “Non sono più io”?
“Non sono più io” è un brano più intimista, sincero e diretto rispetto agli altri due; anche dal punto di vista dell’arrangiamento risulta più “scuro” e diverso dalle mie produzioni passate.
Diventare papà ha cambiato il tuo modo di fare musica? In che modo?
In realtà non sono diventato padre; ho semplicemente scritto una canzone mettendomi nei panni di un uomo che sta per diventare genitore per la prima volta. Carta da parati rappresenta la mia idea romantica di famiglia, di amore e di paternità. Non ho mai avuto il desiderio concreto di avere un figlio, l’ho solo immaginato. Poi, un giorno, quella serie di immagini sono diventate una canzone. É come se nella mia mente o nel mio inconscio fossero già presenti alcune fotografie di me come padre, così ho provato a descriverle e a raccontarle nel modo più sincero possibile.
Com’è cambiato il panorama cantautorale negli ultimi anni?
In modo evidente e netto. Il cantautore inteso come figura che scrive, canta e suona le proprie canzoni, negli anni venti del nuovo millennio, è quasi una figura mitologica, fuori tempo; sembra un alieno che cammina in un mondo popolato da rapper, trapper, influencer e canzoni scritte da quattro, cinque o sei penne contemporaneamente. Tuttavia il cantautore rimane sempre e comunque uno degli ultimi e inguaribili poeti romantici.
L’accademia e l’etichetta discografica
Quale spinta ti ha portato a fondare l’Accademia del Songwriting e l’etichetta discografica “Atmosferica Dischi”?
L’Accademia del Songwriting nasce dal mio desiderio profondo di aiutare e sostenere chiunque abbia il sogno di approcciarsi alla scrittura creativa applicata al mondo della canzone. Negli anni ho sviluppato un vero e proprio metodo didattico/formativo che prevede sia corsi base rivolti a chi non ha mai scritto una canzone, sia percorsi di confronto e supporto tecnico, pratico e manageriale, rivolti a chi già scrive canzoni (per mestiere o per passione) ma desidera perfezionare il proprio stile e le proprie competenze artistiche; una vera e propria palestra online per allenare la creatività.
Con Atmosferica Dischi, invece, ho capito cosa significa lavorare nel music business in maniera indipendente. Ho capito come si produce una canzone dal punto di vista artistico ed esecutivo o come si lancia un singolo attraverso un distributore musicale; ho imparato come si comunica e si sponsorizza l’uscita di un brano o di un album, e ancora come si stampa un disco o un vinile; senza dimenticare come si lavora alla realizzazione di un videoclip come si fanno quadrare i conti di un’etichetta discografica.
Che rapporto hai con i social media?
I social sono parte integrante e fondamentale del mio lavoro.
Li utilizzo per fare promozione alle mie canzoni, ai corsi di songwriting, per comunicare con il mio pubblico. Allo stesso modo i social sono per me uno strumento davvero utile per informarmi, per accrescere le mie competenze e trovare idee nuove per la mia creatività.
Quando la musica si spegne, cosa ti piace fare?
Camminare, ascoltare podcast, guardare film, leggere, scrivere e mangiare dolci.
Che estate ti aspetta?
Di relax, per ricaricare le energie.