Il caso Mandia: tre anni dopo, il padre accusa la boarding school americana

A quasi tre anni dalla morte di Claudio Mandia, il padre ripercorre la vicenda e ribadisce le responsabilità che, a suo avviso, coinvolgono direttamente la EF Academy di Thornwood.

Claudio Mandia

Sono passati quasi tre anni dal 17 febbraio 2022, giorno in cui Claudio Mandia, studente italiano di 17 anni, si tolse la vita mentre frequentava la EF Academy di Thornwood, negli Stati Uniti. Il padre Mauro, ancora oggi impegnato a ricostruire ogni passaggio della vicenda, sostiene che l’istituto abbia precise responsabilità nella morte del figlio, legate soprattutto al presunto isolamento disciplinare a cui sarebbe stato sottoposto.

L’isolamento di Mandia contestato e i documenti raccolti dalla famiglia

Fin dall’inizio la famiglia Mandia ha denunciato un trattamento ritenuto inaccettabile: Claudio sarebbe stato tenuto in isolamento per diversi giorni dopo l’accusa di aver copiato un compito di matematica. L’Academy ha sempre negato questa versione, ma il padre ribadisce di basarsi solo su atti ufficiali: «Parlano i documenti. Gli atti sono migliaia», ha dichiarato.
Tra il materiale raccolto figura anche una fotografia del ragazzo durante quel periodo di isolamento, immagine che il padre definisce «disumana».

Secondo Mandia, nulla lasciava presagire particolari fragilità psicologiche del figlio, descritto come «un ragazzo solare, brillante e determinato». Tuttavia, dopo la tragedia sono emerse comunicazioni interne tra i docenti che, secondo la famiglia, delineavano un quadro inquietante e segnali di rischio ignorati.

Le prime segnalazioni: i pensieri suicidari e le email interne

Un anno prima della morte, un docente italiano della scuola aveva scritto una comunicazione interna in cui riportava la preoccupazione che Claudio potesse farsi del male. Il ragazzo, temendo di essere espulso, avrebbe fatto riferimento a pensieri suicidari e alla presenza di lamette nella sua stanza.
Il docente, pur giudicando poco credibile la minaccia, condivise la segnalazione con l’infermiera e con il comitato disciplinare.

Nei mesi successivi, secondo quanto raccolto dalla famiglia, alcuni assistenti notarono lividi sul collo del ragazzo, spiegati da Claudio come la conseguenza di una caduta in doccia.
Un altro scambio di email del 2021 mostrerebbe un atteggiamento minimizzante da parte di alcuni membri dello staff: alla domanda «Claudio ha minacciato di tagliarsi?», una tutor rispose «Lol, mi sono persa tutto questo». In seguito, la docente avrebbe giustificato il messaggio parlando di un possibile errore di digitazione.

«Mio figlio veniva deriso», afferma oggi il padre. «Eppure i segnali c’erano».

Il giorno della tragedia e lo shock dei genitori

Mauro Mandia ricorda con lucidità il momento in cui lui e la moglie appresero della morte del figlio. Appena arrivati negli Stati Uniti per festeggiare il suo diciottesimo compleanno, incrociarono il professore di italiano. Alla domanda «Come sta Claudio?», la risposta li travolse: «Claudio è morto».
«Sono crollato a terra», racconta il padre. «Mia moglie è rimasta in piedi. Poi ci siamo guardati e abbiamo chiesto: “Come avete potuto?”».

La posizione dell’Academy e la ricostruzione alternativa

Otto mesi dopo la morte del ragazzo, la EF Academy diffuse una nota ufficiale contestando punto per punto le accuse della famiglia. La scuola si dichiarò «profondamente addolorata» per l’accaduto, ma precisò che molte ricostruzioni sarebbero state «inesatte».

Secondo l’istituto:

  • Claudio non sarebbe mai stato rinchiuso né privato dei contatti sociali.

  • La stanza in cui alloggiava non era chiusa a chiave.

  • Lo studente non avrebbe subito alcuna forma di isolamento disciplinare.

  • La priorità dell’Academy sarebbe sempre stata il benessere degli studenti.

Una versione diametralmente opposta a quella sostenuta dai genitori.

Le accuse in sede civile e la richiesta di giustizia per Claudio Mandia

La querela civile presentata alla Corte Suprema dello Stato di New York contesta all’Academy nove capi d’accusa, tra cui:

  • wrongful death

  • abuso e negligenza

  • detenzione impropria

  • sofferenza psicologica inflitta intenzionalmente

Il legale della famiglia, George Bochetto, ha spiegato che Claudio era rientrato tardi a scuola per via del Covid e di un lutto familiare, e che per recuperare il programma si era fatto aiutare in un compito di matematica — episodio che avrebbe portato alla contestata misura di isolamento.

La parte penale della vicenda è ormai conclusa. Ora resta l’attesa per l’esito della causa civile, sulla quale il procuratore generale avrebbe assicurato «piena soddisfazione».

Una battaglia che va oltre il singolo caso

Per Mauro Mandia, la vicenda ha assunto un valore che trascende la tragedia personale: «Andiamo avanti perché non accada mai più».
La famiglia sottolinea il divario tra le aspettative legate a una retta di 63mila dollari l’anno e il trattamento ricevuto: «Se non come studente, almeno come cliente», dice il padre.

La scuola coinvolta appartiene a una multinazionale con decine di migliaia di dipendenti e un fatturato enorme. «Stiamo combattendo contro un gigante», afferma Mandia. «E in un paese che non è il tuo, sei straniero sempre. Ma la giustizia deve essere fatta».