Spinto in mare per falsificare perizia: arrestati due uomini a Castellammare

Il perito voleva documentare un incidente nautico: due presunti affiliati al clan D’Alessandro lo hanno aggredito per ottenere una relazione favorevole.

perito castellammare

Doveva semplicemente fotografare un’imbarcazione danneggiata, ma si è ritrovato spinto in acqua e minacciato. È quanto accaduto a un perito assicurativo nel porto di Castellammare di Stabia. Due uomini avrebbero tentato di costringerlo a falsificare la relazione tecnica relativa a un incidente tra due barche. L’obiettivo, secondo gli inquirenti, era ottenere un risarcimento più elevato.

Per quell’episodio i carabinieri hanno arrestato due indagati, su disposizione della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, con l’accusa di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.

L’episodio del 10 ottobre

La vicenda risale al 10 ottobre scorso. Il perito si trovava in banchina al porto di Castellammare per avviare i rilievi fotografici necessari alla valutazione del danno riportato da un gommone. Prima ancora che potesse iniziare il suo lavoro, i due uomini lo avrebbero avvicinato rivolgendogli frasi intimidatorie del tipo: “Vedi cosa devi fare”. Poco dopo, uno di loro lo avrebbe spinto dalla banchina, facendolo cadere in mare.
L’azione, plateale e violenta, sarebbe stata finalizzata a rafforzare la minaccia per ottenere una relazione più “conveniente” alle loro aspettative.

Castellammare: la denuncia e l’indagine dei carabinieri

Il perito, che in quel momento era in compagnia della moglie e del figlio minore, è stato rapidamente soccorso da alcune persone presenti nell’area portuale. L’intervento ha impedito ai due aggressori di avvicinarsi nuovamente.
Dopo la denuncia, i carabinieri hanno acquisito elementi significativi: le telecamere di sorveglianza della zona avrebbero ripreso l’intera scena, consentendo agli investigatori di ricostruire le fasi dell’aggressione e identificare i responsabili.

I due indagati e i legami con il clan D’Alessandro

A finire in manette sono stati Enzo Guarino, 42 anni, e Francesco Gargiulo, entrambi ritenuti vicini al gruppo Vitale, una delle articolazioni più influenti del clan D’Alessandro.
Guarino, già noto alle forze dell’ordine, sarebbe l’autore materiale della spinta in mare e avrebbe fatto riferimento anche a una precedente perizia che non era andata secondo i loro desideri.
Curiosamente, l’imbarcazione oggetto della valutazione non risultava neppure riconducibile ai due uomini, circostanza che non li avrebbe comunque fermati dal tentare di influenzare l’esito della relazione tecnica.

Le misure cautelari

Alla luce degli indizi raccolti nella fase preliminare, il gip del Tribunale di Napoli ha disposto per entrambi la custodia cautelare in carcere. La Procura distrettuale antimafia ha qualificato l’episodio come un tentativo di estorsione con aggravante mafiosa, considerati i presunti legami degli indagati con la criminalità organizzata locale.