Riallineamento accise 2026: la benzina cala, il diesel diventa più caro

Dal 1° gennaio 2026 il Governo prevede di riallineare le accise sui carburanti: il gasolio sarà tassato come la benzina. Una misura voluta dall’Unione Europea che porterà rincari per chi guida un’auto diesel e piccoli risparmi per chi fa rifornimento di verde.

accise costi

L’inizio anno vede in programma il riallineamento delle accise. Dal 1° gennaio 2026 il prezzo alla pompa subirà un nuovo equilibrio: l’accisa applicata a benzina e gasolio sarà identica. Attualmente, ogni litro di benzina è gravato da 71,34 centesimi di accisa, mentre sul diesel l’imposta è di 63,24 centesimi. La manovra finanziaria prevede che entrambe vengano uniformate a 67,29 centesimi.

In pratica, chi guida un’auto a benzina potrà risparmiare qualche centesimo per litro, mentre chi utilizza un diesel dovrà mettere in conto circa 4 centesimi in più a litro.
Tradotto in cifre: su un pieno medio da 60 litri, l’aumento per i dieselisti sarà di circa 2,4 euro.

Nuove accise: chi ci perde e chi ci guadagna

La misura, contenuta nel testo “bollinato” della manovra, è tutt’altro che popolare.
Il Codacons stima un aggravio medio annuo di quasi 60 euro per le oltre 16,6 milioni di auto diesel in circolazione in Italia (calcolando due pieni al mese).

Le opposizioni non hanno perso tempo nel criticare il provvedimento: M5S e PD accusano il governo Meloni di aver tradito la promessa di ridurre le accise sui carburanti, mentre il centrodestra rivendica la scelta come un passo verso una maggiore sostenibilità ambientale.
Una curiosa inversione di ruoli, considerando che in passato erano proprio i partiti oggi all’opposizione a spingere per la riduzione dei cosiddetti “sussidi ambientalmente dannosi”, tra cui rientrano le agevolazioni sul diesel.

La spinta dell’Unione Europea

La decisione italiana non nasce dal nulla. Bruxelles, con il piano RePowerEU inserito nel Pnrr, chiede agli Stati membri di eliminare progressivamente i vantaggi fiscali per le fonti inquinanti.
L’Italia aveva inizialmente promesso un riallineamento graduale nell’arco di cinque anni, come previsto dal decreto del 28 marzo 2025. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti aveva assicurato che la transizione sarebbe stata “poco percepibile”.

Tuttavia, il Governo ha deciso di accelerare: il pareggio delle accise arriverà tutto in una volta.

Una scelta più contabile che “green”

Dietro la scelta di parificare subito le accise, però, si nasconde anche una motivazione economica.
Il gasolio resta il carburante più utilizzato in Italia, soprattutto per veicoli commerciali e a lunga percorrenza.
Secondo le stime dell’Unem (Unione Energie per la Mobilità), il riallineamento porterà allo Stato un gettito aggiuntivo di circa 2 miliardi di euro nei prossimi cinque anni.

Un “tesoretto” utile a finanziare parte della manovra, più che una rivoluzione ecologista.

In sintesi

Dal 2026:

  • Accisa benzina e diesel: 67,29 cent/litro

  • Diesel: +4,05 cent/litro rispetto a oggi

  • Benzina: -4,05 cent/litro rispetto a oggi

  • Impatto medio annuo per auto diesel: +59,3 euro

  • Gettito stimato per lo Stato: 2 miliardi in 5 anni

Il riallineamento delle accise rappresenta un passo simbolico verso una fiscalità più “verde”, ma nella pratica si tradurrà in un aumento del costo per milioni di automobilisti diesel.
Una scelta che, pur in linea con le direttive europee, sembra avere più il sapore di un’operazione contabile che di una vera svolta ecologica.