Ucraina, 250.000 soldati in fuga: l’allarme della deputata Bezuhla

Le parole di Maryana Bezuhla scuotono Kiev: “La metà dell’esercito rischia di dissolversi”. Una crisi che parte dal fronte e arriva al cuore del Paese

In Ucraina, la deputata Maryana Bezuhla ha lanciato un avvertimento destinato a pesare sul morale delle Forze Armate: “Le diserzioni equivalgono alla forza dell’intero esercito prima della guerra”. Si tratterebbe di 250.000 soldati che avrebbero abbandonato le proprie unità, una cifra che — se confermata — metterebbe in discussione la tenuta stessa della difesa di Kiev e svelerebbe un malessere profondo rimasto finora sotto silenzio.

Oggi abbiamo tanti SZCh – assenze non autorizzate dall’unità militare, AWOL nella terminologia NATO – quanti erano i soldati dell’esercito ucraino prima dell’invasione. Una cifra impressionante. Se la situazione continuerà così, presto gli SZCh saranno la metà del nostro esercito”, ha dichiarato la deputata della Rada in un video diffuso ieri su Telegram.

Secondo il portale Argumenti.ru, che ha diffuso per primo il video poi rilanciato da numerosi canali Telegram, Bezuhla avrebbe fatto riferimento a stime interne che parlano di oltre 250.000 procedimenti aperti per assenza non autorizzata e di un numero complessivo di militari irreperibili pari alla forza effettiva dell’esercito ucraino alla vigilia della guerra – circa 246.000 uomini. Alcuni analisti citati dalla stessa testata, pur senza conferme ufficiali, spingono la stima fino a 350.000 casi, includendo i soldati che avrebbero abbandonato il fronte senza registrazione formale.

Le parole della deputata, non ancora commentate dalle autorità di Kiev, hanno comunque riacceso il dibattito su una crisi strutturale che attraversa le Forze Armate ucraine sin dai primi mesi dell’invasione russa del 2022, tra stanchezza, carenze di comando e rotazioni insufficienti.

La deputata ucraina Maryana Bezuhla.

Maryana Bezuhla non è una voce qualunque nel Parlamento di Kiev. Medico di formazione, nata nella capitale nel 1988, ha servito per anni al Ministero della Difesa, dove ha diretto la riforma del sistema medico militare. Eletta nel 2019 tra le fila del partito Servitore del Popolo, si è progressivamente allontanata dalla linea governativa fino a lasciare la fazione nel 2024, denunciando – parole sue – “la mancanza di controllo civile sul settore della difesa”. Ex vicepresidente del Comitato per la Sicurezza nazionale, la Difesa e l’Intelligence, oggi siede nella delegazione ucraina presso l’Assemblea Parlamentare della NATO. La sua carriera, sospesa tra politica e apparato militare, le ha garantito un punto di osservazione privilegiato e spesso scomodo.

Oleksandr Syrsky, comandante in capo dell’esercito ucraino.

Negli ultimi mesi, Bezuhla è diventata una delle figure più controverse della Rada: ha criticato duramente l’ex comandante in capo Valerii Zaluzhnyi e il suo successore Oleksandr Syrskyi, accusandoli di non aver saputo riformare un sistema di addestramento “inefficiente e caotico”.

E anche nelle parole pronunciate oggi in una video-intervista diffusa su Telegram, la deputata non ha usato mezzi termini. La SZCh non nasce dal nulla: è la conseguenza di problemi molto più ampi. Tutto parte da ordini assurdi, che i soldati non comprendono perché vengano impartiti e da una cultura in cui ‘tu non sei nessuno, vai nella trincea’”. Bezhula parla di un esercito esausto, frammentato, in cui “manca la fiducia nel comando, mancano i sergenti che si prendono cura dei loro uomini, e i centri di addestramento restano un punto debole mai davvero riformato”. E poi l’ammissione più dura: “Non esistono cattivi soldati, ma soldati non addestrati. E questo, dopo anni di guerra, è un problema enorme”.

Ma cosa significa esattamente SZCh? In gergo militare ucraino СЗЧ è l’acronimo di “самовільне залишення частини”, che si traduce letteralmente come “assenza non autorizzata dall’unità”. Si tratta di un concetto distinto dalla diserzione vera e propria, anche se in tempo di guerra le due categorie tendono spesso a sovrapporsi.

Secondo Ukrainska Pravda, la Procura Generale dell’Ucraina ha comunicato che dal 2022 a luglio 2025 sono stati aperti oltre 250.000 procedimenti penali complessivi per assenza non autorizzata e diserzione. Il dato, confermato anche da The Kyiv Independent, riguarda i fascicoli giudiziari e non necessariamente soldati ancora irreperibili.

Il portale indipendente Meduza ha aggiunto che nei soli primi sette mesi del 2025 si sono registrati circa 110.000 nuovi casi, un numero che supera ogni previsione e riflette la stanchezza di un esercito al limite”.

Alcuni soldati della 155ª Brigata Meccanizzata ‘Anna di Kiev’.

A questi dati si sommano episodi che hanno segnato la cronaca militare del Paese. All’inizio dell’anno, il caso della 155ª Brigata Meccanizzata Anna di Kiev, addestrata in Francia nell’ambito dei programmi di cooperazione militare con l’Occidente, scosse profondamente l’opinione pubblica. Il giornalista ucraino investigativo Yurii Butusov, poi ripreso da Le Monde, aveva denunciato la presenza di circa 1.700 soldati assenti senza autorizzazione all’interno della brigata. Le autorità francesi, interpellate da Euronews, confermarono che alcune decine di militari avevano effettivamente disertato durante l’addestramento, ma precisarono che si trattava di un numero molto marginale rispetto al totale dei partecipanti.

In seguito, il Bureau Statale d’Inchiesta (DBR) di Kiev aprì un’indagine per abuso d’autorità e negligenza nei confronti del comandante della brigataDmytro Ryumshin. La notizia, rilanciata da Kyiv Post, Business Insider e The Kyiv Independent, venne definitaun segnale di un problema strutturale di disciplina nelle nuove unità addestrate all’estero”.

Nel dicembre 2024, Reuters aveva raccontato l’adozione da parte di Kiev di una misura eccezionale: un decreto che offriva ai disertori la possibilità di rientrare in servizio senza essere perseguiti. Alcune migliaia sono già tornati alle armi”, scriveva allora l’agenzia, ma il problema rimane enorme e strutturale”. Nel febbraio successivoLe Monde riportò il caso del sergente Serhiy Hnezdilov della 56ª Brigata Motorizzata, che dopo aver disertato nell’ottobre 2024 decise di tornare spontaneamente al fronte, proprio grazie a quella nuova “politica di seconda possibilità” introdotta dal governo ucraino per recuperare risorse umane disperse in un esercito esausto.

Anche altre unità, come la 157ª, hanno registrato tassi elevati di abbandono durante i trasferimenti verso il fronte di Pokrovsk, nel Donetsk. La rivista britannica The Week ha scritto che “interi distaccamenti si sono sciolti lungo il percorso”, segnalando un “crollo di morale e fiducia nella catena di comando”.

Dietro ai numeri si nasconde un fenomeno umano e sociale. Dopo oltre tre anni di guerra, con mobilitazioni successive e turni infiniti, la fatica e la disillusione si sono trasformate in un’escalation di fughe. Secondo l’analisi di Radio Svoboda (Radio Liberty/Radio Free Europe), l’assenza di reali periodi di rotazione, di rientro alla vita civile e di supporto psicologico ha generato “una bomba sociale” che esplode lontano dal fronte: famiglie spezzate, veterani dimenticati e un crescente senso di abbandono.

Maryana Bezuhla, già inserita nella controversa banca dati Myrotvorets (in ucraino Миротворець, ossia Pacificatore), è oggi la prima figura istituzionale ucraina ad affrontare apertamente quello che definisce un “collasso morale dell’esercito”.

Myrotvorets è un database online non ufficiale che, dal 2014 – poco dopo l’annessione della Crimea – pubblica nomi, foto, contatti e presunti reati di persone considerate “nemiche dell’Ucraina” o “collaborazioniste con la Russia”. Si presenta come una “piattaforma di intelligence aperta” dedicata alla sicurezza nazionale, ma è stata più volte accusata da ONU, OSCE e ONG internazionali di violare i diritti umani e la privacy. Il sito è gestito da volontari legati ad ambienti del Ministero dell’Interno ucraino, in particolare all’ex consigliere ministeriale Anton Herashchenko, che ne è stato fondatore e principale portavoce.

La notizia delle parole di Bezuhla, rilanciata anche dal portale Focus.ua, ha suscitato forte imbarazzo a Kiev. Un deputato del Comitato Difesa, rimasto anonimo, ha ammesso che “le cifre potrebbero essere parzialmente vere, ma renderle pubbliche in tempo di guerra serve solo a indebolire il Paese”. Secondo il quotidiano Le Monde, che ha analizzato casi di abbandono nelle brigate d’assalto, il fenomeno non è più marginale ma sistemico. Anche The Kyiv Independent, nel suo aggiornamento di agosto, ha confermato che oltre 250.000 procedimenti AWOL e di diserzione restano aperti. Intanto, Meduza parla di una “crisi di fiducia” tra soldati e comando, mentre Reuters sottolinea che “l’Ucraina si trova oggi a combattere non solo contro l’esercito russo, ma contro la propria stanchezza”.

Se i numeri diffusi da Maryana Bezuhla trovassero conferma, l’impatto sulla difesa ucraina sarebbe devastante. Da Kiev, il silenzio ufficiale non attenua le domande: tra ordini incoerenti, carenze di addestramento e un conflitto ormai logorante, la crisi attraversa non solo le linee del fronte, ma la tenuta morale dell’esercito.

Riproduzione riservata.