
La mattina del 25 settembre 2025, la Casa Bianca ha diffuso una nota destinata a cambiare il panorama digitale e geopolitico mondiale. Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che avvia ufficialmente il trasferimento del business statunitense di TikTok a un consorzio di investitori americani, ponendo fine a mesi di incertezza e scontri legali. La decisione, spiegano i funzionari, nasce da una convinzione precisa: “Il passaggio sotto controllo statunitense garantirà la sicurezza nazionale”. A riportarlo è Associated Press, che ha dato conto del testo e delle motivazioni pubblicate sul sito della presidenza americana.
Il cuore dell’ordine è chiaro: nei prossimi 120 giorni, TikTok negli Stati Uniti dovrà diventare una società indipendente, guidata da un board a maggioranza americana e sorvegliata da partner tecnologici considerati affidabili. L’algoritmo, la vera anima della piattaforma, sarà ricostruito e “re-addestrato” su dati statunitensi, mentre ogni modifica al software dovrà essere monitorata da esperti nominati da Washington. Come riporta il sito ufficiale della Casa Bianca, ByteDance manterrà meno del 20 per cento della nuova entità, senza alcun potere di controllo sui processi critici come la moderazione dei contenuti o la gestione dei dati.
La mossa arriva dopo un percorso tortuoso. Nel 2024 il Congresso aveva approvato una legge che autorizzava il divieto delle app considerate sotto il controllo di “foreign adversaries” se non fossero state cedute a operatori nazionali. TikTok aveva sfidato la norma, sostenendo davanti alla Corte Suprema che violasse la libertà di espressione garantita dal Primo Emendamento. Ma a gennaio 2025, nel caso TikTok Inc. v. Garland, i giudici hanno dato ragione al Congresso: la sicurezza nazionale, hanno stabilito, giustifica limiti straordinari. Da lì la corsa contro il tempo per trovare un acquirente e salvare la piattaforma negli Stati Uniti.
Il valore stimato dell’operazione è di circa 14 miliardi di dollari, secondo quanto rivelato dal Financial Times. Il consorzio di investitori che prenderà il controllo della nuova società TikTok US sarà guidato da Oracle e Silver Lake, con la partecipazione di fondi come Andreessen Horowitz e MGX. Reuters sottolinea che la quota complessiva in mano agli investitori americani supererà il 45 per cento, mentre ByteDance sarà relegata a una posizione marginale. Il consiglio di amministrazione sarà composto da sette membri: sei statunitensi e un solo rappresentante della casa madre cinese, privo di leve reali sulle decisioni operative.
La posta in gioco non è solo economica. L’algoritmo di TikTok, il motore che seleziona e spinge i contenuti verso milioni di utenti, è stato al centro delle preoccupazioni di intelligence: per Washington, tenerlo sotto sorveglianza è l’unico modo per impedire che Pechino possa influenzare il dibattito pubblico americano o accedere ai dati sensibili di cittadini e imprese. Associated Press ha riportato come Oracle avrà un ruolo chiave proprio nella gestione dell’algoritmo e delle infrastrutture dati, diventando il garante della sicurezza digitale della nuova piattaforma.
E la Cina? Secondo The Guardian, il governo cinese non ha ancora dato un’approvazione pubblica e formale all’accordo. Il ministero degli Esteri a Pechino si è limitato a ricordare che “qualsiasi transazione deve essere conforme alle leggi cinesi”. Una posizione prudente, che lascia aperti i margini di negoziato. Bloomberg ha osservato che, pur senza un sì ufficiale, Pechino potrebbe considerare la cessione come un compromesso utile a non aggravare le tensioni commerciali con Washington. Dietro le dichiarazioni, però, resta l’incognita: fino a che punto la Cina concederà libertà tecnica e algoritmica alla nuova entità americana?
Non mancano dubbi e critiche. Politico ha raccolto le voci di legislatori scettici, convinti che nemmeno una ristrutturazione societaria sia sufficiente a cancellare del tutto i rischi legati alla gestione dei dati. E c’è chi, tra analisti ed esperti, sospetta che il consorzio guidato da Oracle possa risentire di simpatie politiche verso Trump, aprendo il dibattito su un potenziale uso partigiano della piattaforma. Lo stesso ex presidente, riporta The Independent, avrebbe scherzato affermando che “se potesse rendere l’algoritmo al cento per cento MAGA, lo farebbe”.
La vicenda di TikTok è l’incrocio perfetto tra tecnologia, geopolitica ed economia. Da un lato, l’esigenza degli Stati Uniti di proteggere i propri dati e i propri cittadini; dall’altro, il tentativo della Cina di non perdere del tutto l’influenza sulla sua creatura digitale più di successo. In mezzo, un pubblico di centinaia di milioni di utenti americani, per i quali la piattaforma è diventata il cuore della vita sociale e culturale. Il futuro di TikTok negli Stati Uniti, conclude Associated Press, resta legato alla capacità delle due superpotenze di trovare un equilibrio che tenga insieme business, sicurezza e libertà digitale.
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