Il vento buono che soffia da Genova

La mobilitazione per Gaza è stata anche un messaggio nazionale: il centrosinistra ha ancora futuro, se sa scegliere i suoi volti

Silvia Salis

Oltre quarantamila persone in corteo, con fiaccole, bandiere e cori, hanno attraversato Genova per accompagnare la partenza della Sumud Flotilla, diretta verso Gaza con aiuti umanitari. È stata una manifestazione imponente, che ha riportato la città ligure al centro dell’attenzione internazionale, ma soprattutto ha restituito alla politica un’immagine di comunità solidale, capace di mobilitarsi contro l’ingiustizia.

In mezzo a quel fiume di luci c’era anche la nuova sindaca, Silvia Salis, che ha scelto di non rimanere sullo sfondo. Con la fascia tricolore ha dichiarato: “In una città medaglia d’oro per la Resistenza, si aiuta gli altri a resistere”. Non è un dettaglio. È un gesto politico chiaro: Genova, sotto la sua guida, non si limita a commemorare il proprio passato resistente, ma lo riattualizza, schierandosi oggi con chi privato dei diritti fondamentali.

Salis, ex atleta olimpica, ha vinto le elezioni pochi mesi fa mettendo insieme tutto il campo del centrosinistra: un’impresa non scontata in un Paese in cui divisioni e personalismi hanno spesso reso sterile qualsiasi tentativo di alternativa credibile. A Genova invece l’unità si è concretizzata, e il risultato è stato netto. La sua figura, fresca e determinata, dimostra che un’altra sinistra è possibile: popolare senza essere populista, radicata senza essere settaria.

Genova un centro di coordinamento

Il suo ruolo nella vicenda della Flotilla va oltre il simbolo. Salis ha annunciato che a Genova sarà operativo un centro di coordinamento per monitorare le imbarcazioni e, in caso di emergenze, mobilitare immediatamente la Farnesina. È un modo concreto per dire che il Comune non resta spettatore, ma esercita una funzione attiva, quasi diplomatica, in un contesto che troppo spesso vede le istituzioni locali ridursi a mere amministrazioni del quotidiano.

Mentre gli attivisti e i portuali del Collettivo autonomo lavoratori portuali e di altre realtà sociali promettono di bloccare le merci israeliane se la missione verrà ostacolata, Salis rappresenta un livello diverso ma complementare di impegno: quello istituzionale. E in questa complementarità tra società civile e governo locale c’è un insegnamento che la sinistra nazionale dovrebbe cogliere.

Evento umanitario e politico

Il corteo per Gaza non è stato solo un evento umanitario, ma anche un atto politico che ha richiamato la memoria di don Andrea Gallo: la convinzione che la città possa essere coscienza critica del Paese. In questo quadro, la presenza della sindaca non è stata una comparsa, ma il segno che la sinistra, se vuole, può ancora parlare il linguaggio delle persone comuni, senza paura di prendere posizione sui grandi temi internazionali.

Suggerirei al centrosinistra italiano, e al Partito democratico in particolare, di non lasciarsi sfuggire il vento buono che soffia da Genova. Silvia Salis è il volto nuovo che può indicare una strada diversa: inclusiva, coraggiosa, capace di unire. Non sarà certo sufficiente una singola figura a cambiare le sorti della sinistra nazionale, ma ignorare l’esperimento genovese sarebbe un errore imperdonabile.

Vale la pena sottolineare che anche il centrodestra avrebbe bisogno di un vento nuovo, di volti e idee capaci di andare oltre la gestione di potere e gli equilibri interni, ormai logori. Ma a quanto pare Genova è arrivata prima, dimostrando che è possibile ricostruire un rapporto autentico tra istituzioni, società civile e cittadinanza attiva.

In un’Italia che rischia di abituarsi alla rassegnazione politica, Genova ha mostrato che l’impossibile si può fare.