
Intel, uno dei più importanti produttori di semiconduttori al mondo, sta vivendo un terremoto industriale. La multinazionale americana ha annunciato un drastico ridimensionamento: 24.000 posti di lavoro tagliati, progetti europei cancellati, impianti chiusi e un bilancio in profondo rosso. È un colpo durissimo per il colosso che per decenni ha guidato l’innovazione tecnologica globale. Il nuovo CEO, Lip-Bu Tan, ha preso il timone con una missione: salvare Intel da una crisi che non è solo congiunturale, ma strutturale.
Una riduzione senza precedenti: via un quarto del personale
Alla fine del 2024, Intel contava circa 109.800 dipendenti, di cui 99.500 “core”. Ora, l’azienda prevede di chiudere il 2025 con circa 75.000 dipendenti, segnando una riduzione del 22-25% della forza lavoro. I tagli hanno già colpito migliaia di lavoratori in diverse aree, con un impatto globale. La comunicazione ufficiale inizialmente evitava la parola “licenziamenti”, ma i numeri parlano chiaro: si tratta di una delle più grandi ondate di tagli nella storia della tecnologia statunitense.
Fabbriche cancellate in Europa: sfuma il sogno dell’Eu Chips Act
Tra le vittime illustri della ristrutturazione ci sono i progetti strategici in Europa. La fabbrica di Magdeburgo (Germania), un investimento da 30 miliardi di euro e simbolo della sovranità tecnologica europea, è stata ufficialmente cancellata. Lo stesso destino è toccato al sito di assemblaggio e test da 4,6 miliardi di euro previsto in Polonia. Entrambi i progetti avrebbero creato oltre 5.000 posti di lavoro diretti e rappresentavano il cuore del piano europeo per l’autonomia nella produzione di chip.
Chiusure anche in Costa Rica e rallentamenti negli USA
Le attività di assemblaggio e test in Costa Rica, dove Intel impiegava oltre 3.400 persone, saranno gradualmente trasferite in Vietnam e Malesia. Anche negli Stati Uniti, il colosso sta rivedendo le sue priorità: la mega-fabbrica da 28 miliardi di dollari in Ohio ha subito un nuovo rallentamento, nonostante il sostegno di 8,5 miliardi in sovvenzioni previsti dal Chips and Science Act. Intel punta ora tutto sugli Stati Uniti, ma con un approccio più prudente.
Perdite da capogiro: -2,9 miliardi in tre mesi
Il secondo trimestre del 2025 è stato disastroso per Intel, con perdite per 2,9 miliardi di dollari su ricavi per 12,9 miliardi, praticamente invariati rispetto all’anno precedente. Il segmento data center è cresciuto solo del 4%, i chip per PC sono scesi del 3%, e la produzione per conto terzi ha registrato un timido +3%. La redditività è crollata e la leadership tecnologica vacilla, soprattutto a fronte della concorrenza agguerrita di AMD, Nvidia, TSMC e Samsung.
Una nuova linea dura: ogni chip passerà dal CEO
Il nuovo amministratore delegato, Lip-Bu Tan, ha imposto una disciplina ferrea: ogni nuovo progetto dovrà ricevere la sua approvazione personale prima di entrare in produzione. “Costruiremo solo ciò che serve, quando serve”, ha dichiarato, ammettendo che Intel ha investito troppo e troppo presto. L’era delle mega-fabbriche senza mercato è finita.
Realtà aumentata, auto e visione artificiale: altri settori chiusi
Intel ha anche deciso di uscire dal settore dei chip per auto, e ha venduto il ramo “RealSense”, dedicato alla visione artificiale. Tutte queste mosse fanno parte di un piano più ampio per risparmiare 17 miliardi di dollari entro fine anno. L’obiettivo è tornare alla competitività, ma anche alla sostenibilità economica.
Il futuro: chip Panther, Nova e Lunar Lake in arrivo
Nonostante la crisi, Intel non abbandona l’innovazione. Il chip Panther Lake per laptop arriverà entro fine 2025, seguito nel 2026 da Nova Lake, mentre Lunar Lake è già in produzione e molto richiesto. Tuttavia, resta l’assenza di una linea competitiva nel campo degli acceleratori AI, un vuoto che pesa enormemente nella corsa contro Nvidia e AMD.
Le Borse restano fredde: investitori scettici sul rilancio
Wall Street osserva con cautela. Gli analisti di Bernstein dubitano che i recenti cambiamenti bastino a riaccendere l’interesse degli investitori, mentre BofA Securities vede una possibile ripresa grazie all’avanzamento del processo produttivo 18A e a un ciclo imminente di aggiornamento dei PC aziendali. Tuttavia, la concorrenza resta feroce e le incertezze pesano come macigni.
Una svolta storica, ma dal futuro incerto
Intel si trova a un bivio cruciale della sua storia. I tagli sono drastici, le ambizioni ridimensionate e la competizione sempre più agguerrita. Ma se riuscirà a riallineare i suoi investimenti alla domanda reale e a lanciare chip competitivi nei settori emergenti, potrebbe risalire la china. Per ora, però, il presente parla di lacrime, tagli e fabbriche cancellate.