Aggredito in carcere Paolo Bellini: colpito con uno spazzolino virato in arma

L’ex terrorista nero condannato per la strage di Bologna è stato ferito nel carcere di Cagliari da un altro detenuto. Il suo avvocato parla di “avvisaglie”. Ecco cosa è accaduto.

Paolo Bellini

Non è durato molto il silenzio intorno a Paolo Bellini, l’ex terrorista nero condannato all’ergastolo per concorso nella strage di Bologna del 2 agosto 1980. Da pochi giorni, infatti, è stato aggredito nel carcere di Cagliari, dove è detenuto, con un’arma improvvisata ma potenzialmente letale: uno spazzolino da denti trasformato in lama.

A rendere pubblica la vicenda è stato il suo avvocato, Antonio Capitella, che ha parlato chiaramente di un colpo “diretto al volto”, solo in parte schivato. Bellini è stato comunque ferito al braccio e medicato nell’infermeria. Il suo legale non ha usato giri di parole: “Queste sono avvisaglie”.

Attacco in corsia: Paolo Bellini colpito da un detenuto marocchino

Secondo la ricostruzione, l’autore dell’aggressione sarebbe un giovane detenuto di nazionalità marocchina. Non c’era alcuna conoscenza o rapporto precedente tra i due: l’uomo si è avvicinato e ha tentato di colpire Bellini al volto, forse per sfregiarlo, forse per ucciderlo.

Il colpo, per quanto improvvisato, non era casuale. La scelta dell’arma – uno spazzolino limato per trasformarlo in coltello – è tipica degli ambienti carcerari più violenti. Armi così non si preparano per errore: si preparano per mandare un messaggio.

Da Avanguardia Nazionale al carcere: il profilo scomodo di Bellini

Chi è Paolo Bellini? Per molti, un nome che evoca morte, stragi e bugie. Ex militante di Avanguardia Nazionale, è stato riconosciuto colpevole di aver partecipato all’organizzazione della strage di Bologna, una delle pagine più sanguinose della storia italiana, con 85 morti e oltre 200 feriti.

Non solo: nel 2023, nonostante la condanna all’ergastolo in primo grado, era ancora libero. La libertà è durata poco: è stato arrestato con l’accusa di pianificare l’omicidio dell’ex moglie – che aveva testimoniato contro di lui – e del figlio del presidente della Corte che lo aveva condannato.

Un curriculum da criminale professionista. Altro che pentimento.

Dentro il carcere la giustizia prende altre forme

L’aggressione ricevuta è solo l’ultimo episodio di una lunga scia. Che sia stato un attacco deliberato, una vendetta, o una faida interna, poco cambia. Bellini, per molti, non è un detenuto come gli altri. Porta sulle spalle una condanna per strage e un passato di violenza politica. Dentro certe mura, questo non si dimentica.

“Gli è andata fin troppo bene”, è il pensiero che in molti fanno. E non solo fuori dal carcere. Dentro, probabilmente, qualcuno ha voluto “pareggiare i conti”. Magari non sarà l’unico tentativo.

Paolo Bellini: nessuna lacrima per chi ha fatto strage

Dopo quello che ha fatto, c’è davvero qualcuno pronto a indignarsi per una ferita al braccio? Bellini ha vissuto da uomo libero anche dopo la condanna per uno dei peggiori massacri della storia repubblicana. Ha cospirato contro familiari e giudici. Se oggi qualcuno in carcere tenta di farlo a pezzi con uno spazzolino limato, è difficile provare pietà.

Forse è solo una scheggia di quello che le sue vittime – o i loro familiari – hanno vissuto per anni. Non è giustizia, ma la legge del carcere non sempre segue quella dei tribunali.