Russia: repressione del dissenso, Kunis arrestato per 35 euro

Arrestato a San Pietroburgo Grigorij Kunis, fondatore del servizio di consegne iGooods: aveva donato 3.500 rubli al Fondo Anticorruzione di Naval’nyj. Un gesto del 2022, oggi punito con il carcere. Sempre più imprenditori e cittadini sotto accusa: è solo l'inizio di una repressione che si allarga

Il suo nome non era sulla prima pagina dei giornali, e forse nemmeno nelle cronache di chi segue la guerra o la politica internazionale. Ma oggi il suo volto è diventato il simbolo di una repressione che si insinua tra le pieghe digitali della vita quotidiana russa. Grigorij Kunis, imprenditore e co-fondatore della piattaforma russa di consegne alimentari iGooods, è stato arrestato a San Pietroburgo il 24 luglio 2025. L’accusa? Finanziamento di attività estremiste per aver donato circa 3.500 rubli al Fondo Anticorruzione (FBK), l’organizzazione fondata da Aleksej Naval’nyj, ora considerata illegale in Russia.

Secondo quanto riportato dai media russi RBC e Zona.Media, nonché da Meduza,  l’accusa sostiene che Kunis abbia effettuato sette microdonazioni da circa 500 rubli ciascuna al FBK entro febbraio 2022, un anno dopo che il governo russo aveva etichettato l’organizzazione come “estremista”. Una somma irrisoria, meno di 35 euro al cambio attuale, ma ritenuta sufficiente per giustificare l’apertura di un procedimento penale con una possibile pena detentiva da 3 a 8 anni.

Il 25 luglio, il tribunale del distretto di Petrodvorec ha ordinato la custodia cautelare fino al 15 settembre 2025, respingendo la richiesta degli avvocati della difesa di sottoporlo agli arresti domiciliari per motivi di salute. Secondo quanto riportato da OVD-Info, Kunis si è dichiarato colpevole, ha collaborato con le forze dell’ordine e ha motivato la sua richiesta di un regime meno severo citando problemi alimentari e necessità mediche.

Chi è Grigorij Kunis e che cos’è iGooods? Kunis non è un attivista né un volto dell’opposizione. È un imprenditore. Ex editore del quotidiano St. Petersburg Times e del settimanale Moj Rajon, è noto per aver fondato nel 2015, insieme al fratello Dmitrij, la piattaforma iGooods, uno dei primi servizi di consegna online integrati ai supermercati russi.

Con sede a San Pietroburgo, iGooods ha collaborato con catene come Lenta, Auchan e Metro, diventando rapidamente uno dei servizi più utilizzati durante la pandemia, quando la spesa online era una necessità più che una comodità. I fratelli Kunis hanno reso possibile l’integrazione del carrello digitale con le piattaforme dei punti vendita, riuscendo a garantire consegne anche in meno di due ore.

Un colosso dell’e-commerce alimentare nato da un’idea semplice e innovativa, diventato ora involontario teatro di un processo politico.

Ma perché l’FBK era diventato illegale? Il Fondo per la Lotta alla Corruzione (FBK) è stato fondato nel 2011 da Aleksej Navalnyj, principale oppositore politico di Vladimir Putin. Il fondo è stato responsabile di numerose inchieste che hanno scosso la nomenklatura russa: da video virali su palazzi di lusso legati a Putin a documentari sui conti esteri di alti funzionari.

Nel giugno 2021, un tribunale di Mosca ha dichiarato il FBK “organizzazione estremista”, vietando qualsiasi attività, pubblica o privata, a suo nome. Donare fondi al FBK è diventato così, secondo la legge russa, un atto criminale. Eppure, migliaia di russi avevano già sostenuto il fondo prima del divieto, mentre altri – come Kunis – lo hanno fatto inconsapevolmente dopo.

Il caso assume una gravità ancora maggiore alla luce della morte di Navalny, avvenuta in carcere nel febbraio 2024, in circostanze ancora oggi oscure. Arrestare chi lo ha sostenuto, anche con piccole donazioni, suona come un monito a non rialzare la testa.

Secondo il quotidiano Meduza, il procedimento contro Kunis inizialmente non lo indicava come indagato, ma parlava genericamente di una “persona non identificata”. Solo in seguito, con il tracciamento dei bonifici digitali, è emerso il suo nome. Un precedente inquietante, che lascia intendere che ogni donazione digitale, anche modesta, può tornare a galla a distanza di anni.

Fontanka riporta che, secondo gli investigatori, l’arresto è solo uno dei tanti casi analoghi in via di sviluppo. Altri imprenditori e cittadini rischiano pene simili per lo stesso motivo.

L’arresto di Grigorij Kunis non è solo un fatto giudiziario, ma l’ennesima dimostrazione che la macchina repressiva russa continua a colpire anche chi si trova ai margini della politica attiva, chi ha agito per principio, o per empatia. Una donazione da 3.500 rubli, fatta forse in un momento di impulso o convinzione, è oggi una condanna esemplare.

La notizia dell’arresto ha già fatto il giro della stampa indipendente russa. Ma resta fuori dai circuiti ufficiali del Cremlino, che non commenta. Nel silenzio, il caso Kunis assume il sapore amaro di un’altra libertà schiacciata: quella di scegliere da che parte stare, anche solo con un clic.

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