Tricolore che divide: il gesto della Neo-Sindaca di Merano suscita polemiche

Katharina Zeller, al momento del suo insediamento, rifiuta simbolicamente la fascia tricolore. Un gesto che solleva interrogativi sull'identità culturale e politica dell'Alto Adige.

Katharina Zeller

Durante la cerimonia di insediamento nel Municipio di Merano, la neoeletta sindaca Katharina Zeller si è resa protagonista di un episodio destinato a lasciare il segno. Dopo aver ricevuto la fascia tricolore dalle mani del suo predecessore, Dario Dal Medico, Zeller ha espresso perplessità: «Sicuro che proprio devo?», ha chiesto, per poi togliersela e appoggiarla sul tavolo con disinvoltura, accompagnando il gesto con un commento che ha fatto il giro dei social: «Mettiamola via, dai».

La scena, documentata da riprese video, ha generato imbarazzo tra i presenti e ha suscitato un’immediata ondata di reazioni politiche e mediatiche, evidenziando quanto la questione dell’identità nazionale resti delicata in una realtà complessa come l’Alto Adige.

Tricolore: un simbolo che divide

La fascia tricolore rappresenta ufficialmente lo Stato italiano e il suo utilizzo è regolato per legge nelle cerimonie pubbliche da parte di sindaci e amministratori. Rifiutarla, anche simbolicamente, può essere interpretato come un gesto politico o ideologico, soprattutto in un contesto già caratterizzato da tensioni linguistiche e culturali.

L’assessore provinciale Christian Bianchi (Forza Italia) ha condannato con fermezza il comportamento della sindaca, definendolo «un grave affronto agli italiani di Merano». Secondo Bianchi, chi tra gli elettori di lingua italiana ha sostenuto la Zeller, oggi dovrebbe riflettere sul significato di quel gesto. Parole che rispecchiano un sentimento diffuso tra una parte della popolazione locale.

Tra leggerezza e disattenzione

Non tutti, però, ritengono che si sia trattato di un gesto deliberatamente ostile. Il senatore del PD ed ex sindaco di Bolzano, Luigi Spagnolli, ha offerto una chiave di lettura più indulgente: «Zeller probabilmente non si è resa conto delle implicazioni simboliche. Nella confusione emotiva del momento si può commettere un errore, senza che dietro vi sia un intento provocatorio».

Spagnolli ricorda anche che nella prassi degli amministratori della Südtiroler Volkspartei (SVP), la fascia tricolore viene spesso sostituita dal medaglione con lo stemma del Comune, simbolo previsto dalle norme regionali. Una consuetudine che però, in occasioni ufficiali, può entrare in contrasto con il dovere di rappresentanza dello Stato italiano.

Un’identità in bilico

L’episodio ha riacceso il dibattito sull’identità culturale dell’Alto Adige, una provincia autonoma con una storia complessa e un delicato equilibrio etnico-linguistico. Molti abitanti di lingua tedesca o ladina si definiscono tirolesi, più vicini culturalmente all’Austria che all’Italia. Una condizione che li porta, in certi casi, a percepire i simboli italiani con distacco, se non con fastidio.

In questi territori il senso di appartenenza nazionale si intreccia con una realtà fatta di autonomie, radici storiche austro-ungariche e un bilinguismo che non sempre favorisce l’integrazione. Anche se cittadini italiani a tutti gli effetti, molti altoatesini vivono con una sorta di “doppia identità” che spesso si traduce in un senso di estraneità rispetto alla nazione.

Oltre il gesto al Tricolore, la sfida della rappresentanza

L’incidente di Merano solleva domande profonde. Quanto conta il rispetto dei simboli nazionali in una realtà plurilingue e culturalmente frammentata? Può una leggerezza simbolica minare il rapporto di fiducia tra amministrazione e cittadini?

Katharina Zeller, al suo primo mandato, avrà ora il difficile compito di dimostrare di essere sindaca di tutti i meranesi. Il rispetto delle sensibilità linguistiche e culturali non può prescindere da quello delle istituzioni e dei simboli repubblicani. E la fascia tricolore, per quanto ingombrante possa apparire in certi contesti, resta un segno visibile dell’unità del Paese.