
Osservando il viaggio di Giorgia Meloni a Londra, non posso fare a meno di riflettere sul significato profondo di questa mossa politica. Questo non è solo un incontro istituzionale con Keir Starmer, ma una manovra ben calibrata in un momento in cui la geopolitica mondiale sembra più instabile che mai. Da un lato, l’Europa cerca compattezza; dall’altro, l’ombra di Donald Trump minaccia di ridefinire equilibri già precari, mentre Zelensky continua la sua disperata ricerca di supporto occidentale.
Un centrodestra diviso tra Europa e Trump
Meloni si trova in una posizione che definire complessa è riduttivo. Deve mantenere la sua immagine di leader credibile all’interno di un’Unione Europea che spinge per una linea atlantista, ma senza alienarsi il favore di un centrodestra sempre più incline al richiamo trumpiano. Matteo Salvini, con la sua consueta spavalderia, non ha esitato a esaltare Trump e a criticare Bruxelles: “A Bruxelles qualcuno usa ancora toni bellici, ma l’Italia deve lavorare per la pace con chi cerca di evitare la Terza Guerra Mondiale”. Una frase che suona come un chiaro segnale di distanza rispetto alla premier.
La strategia cauta di Meloni
Meloni, invece, mantiene un profilo più cauto e strategico. Durante l’incontro con Starmer ha affrontato temi cruciali come la sicurezza, la difesa e la lotta all’immigrazione irregolare. “So che entrambi pensiamo fuori dagli schemi e sono certa che possiamo fare ancora meglio su questi temi”, ha dichiarato, cercando di consolidare il rapporto con il Regno Unito, partner chiave in una fase di grande incertezza internazionale.
Zelensky, Starmer e la minaccia di Trump
Ma il vero nodo della questione è altrove. A Londra, nello stesso giorno, Volodymyr Zelensky ha incontrato Starmer per ribadire l’alleanza tra Regno Unito e Ucraina. Un’intesa solida, rafforzata da un nuovo prestito di 2,36 miliardi di sterline per Kiev. Tuttavia, dall’altra parte dell’oceano, Trump mina alla base questo sostegno, minacciando di tagliare anche gli aiuti indiretti all’Ucraina. E mentre Mosca esulta definendo la visita di Zelensky “un completo fallimento”, l’Europa si chiede quale sarà il futuro della guerra e del suo ruolo nello scacchiere internazionale.
Un’Italia in bilico tra Bruxelles e Washington
Meloni, quindi, si muove in una terra di mezzo, cercando di tenere l’Italia ancorata ai rapporti con l’Occidente senza scontentare nessuna delle parti in gioco. Ma questa posizione può reggere ancora a lungo? La Lega è già all’attacco di Ursula von der Leyen, accusandola di “portare l’UE nel burrone”, mentre l’opposizione italiana chiede alla premier di riferire in Parlamento prima del vertice europeo.
Il tempo delle mediazioni sta finendo
Nel frattempo, Emmanuel Macron prova a mantenere i rapporti con Trump e Zelensky, mentre Viktor Orban continua a spingere per un’UE più vicina agli Stati Uniti e favorevole a un negoziato con Mosca. E l’Italia?
Il viaggio di Meloni a Londra rappresenta un tentativo di equilibrio diplomatico, ma per quanto ancora potrà evitare una scelta netta? Rimanere in bilico tra Bruxelles e Washington può essere una strategia, ma solo fino a un certo punto. L’Europa chiede certezze, gli alleati vogliono chiarezza. Meloni dovrà decidere presto da che parte stare, perché il tempo delle mediazioni potrebbe essere agli sgoccioli.