È bastato un annuncio per far esplodere tensioni rimaste sopite per anni. Con la recente acquisizione di Woolrich Europe, il gruppo torinese BasicNet – che controlla marchi come Kappa, Briko, Robe di Kappa e Superga – ha comunicato la chiusura degli uffici del brand a Bologna e Milano. I negozi non subiranno nessuna ripercussione e resteranno operativi. Ma per i 139 lavoratori coinvolti si apre un bivio. Accettare il trasferimento nella nuova sede centrale a Torino o rinunciare al posto, senza ammortizzatori sociali automatici.
Una scelta che i sindacati definiscono “un licenziamento collettivo mascherato”, mentre l’azienda ribadisce che l’obiettivo è mantenere l’occupazione e salvaguardare tutti i dipendenti.
Woolrich e la voce dei lavoratori: “Una decisione calata dall’alto”
A essere rimasta finora in secondo piano è la testimonianza di chi in Woolrich lavora ogni giorno. In una lettera indirizzata ai vertici di BasicNet, i dipendenti descrivono uno scenario di “profonda preoccupazione e incertezza”, lamentando l’assenza totale di un confronto prima dell’annuncio.
Secondo i lavoratori, non sono state considerate soluzioni ibride o alternative come smart working, presidi territoriali minimi o trasferimenti parziali. E ciò nonostante, sottolineano, negli anni abbiano sostenuto l’azienda “anche nei momenti più difficili”. I dipendenti hanno accettato carichi di lavoro extra e rinunciando a bonus pur di contribuire al rilancio del marchio.
La delusione maggiore nasce dal fatto che chi ha guidato l’azienda verso questa trasformazione continuerà la propria carriera a Torino, mentre chi ha tenuto in piedi l’operatività rischia di essere “trasferito senza alcuna attenzione per le conseguenze personali”.
Impatto sociale: famiglie, fragilità e radici sul territorio
I lavoratori parlano apertamente di “ristrutturazione totale”, non di una semplice riorganizzazione logistica. Il trasferimento coinvolgerebbe persone con disabilità, caregiver, dipendenti appena rientrati da maternità o paternità, donne in gravidanza e lavoratori con profondi legami familiari e sociali nelle due città.
“Questa scelta incide sulle vite, non solo sui contratti”, scrivono. La richiesta è chiara: essere ascoltati e trovare soluzioni che non costringano a scegliere tra lavoro e vita.
Sindacati mobilitati: “Decisione unilaterale e gravissima”
Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno dichiarato lo stato di agitazione e annunciano presidi davanti ai cancelli degli uffici in via di chiusura. Contestano alla proprietà un comportamento “unilaterale”, privo di consultazione preventiva, nonostante la complessità dell’operazione.
Secondo le sigle, l’acquisizione siglata il 1° dicembre sarebbe stata pianificata già da tempo e comunicata solo a decisioni concluse, lasciando i lavoratori di fronte a una scelta obbligata. “Hanno creduto nel rilancio del marchio, rinunciato ai premi e ora vengono ripagati con una procedura anomala di trasferimento”, accusano.
La posizione dell’azienda: “Centralizzazione per crescere”
BasicNet conferma la volontà di accentrare tutte le attività a Torino per garantire una gestione più efficiente e sostenere l’espansione del brand in Europa. Il gruppo precisa che l’obiettivo è mantenere i posti di lavoro e assicurare tutele per chi non potrà trasferirsi: indennità economiche, percorsi di accompagnamento e accesso agli strumenti previdenziali previsti dalla legge.
I dettagli delle misure saranno oggetto del confronto con i sindacati nei prossimi giorni, mentre la tensione rimane altissima.
