Verso il Giorno della Memoria

di Noemi Di Segni Presidente Ucei

La sfida della Memoria è da sempre difficile. Si sono sempre condivisi dubbi sull’efficacia delle celebrazioni ritualizzate e di appiattire i temi per cui si invoca rigore di conoscenza puntuale dei fatti/luoghi e richiamo a riconoscere responsabilità dei regimi nazi fascisti.  Abbiamo negli anni sentito e risentito il “mai più” pronunciato anche con grande convinzione e visto il rispetto e le dediche ai sopravvissuti. I concetti di sterminio, crimini di guerra, pregiudizio, antisemitismo, indifferenza li abbiamo approfonditi e studiati in ogni contesto e sede, rassicurati che il significato di questi termini è univoco e chiaro.

Il 7 ottobre il mondo è cambiato. Quanto avvenuto aggiunge ulteriori criticità e dubbi su come intervenire e rafforzare l’impegno coerente sulla Memoria. Dinanzi alla distorsione virulenta espressa da collettività varie, al vittimismo e la propaganda proposta da Hamas, alle accuse di stati, alle narrazioni unilaterali di media, mozioni di politici e appelli religiosi, e all’evidenza dei numerosissimi episodi di odio diretto e violenza fisica, verbale o ideale, ci chiediamo se davvero possiamo ancora ascoltare quel “mai più” con la stessa rassicurazione.

Il sentimento che pervade i nostri cuori in queste settimane che anticipano con programmazioni varie il Giorno della Memoria è quello di una profonda ferita e di offesa alla stessa memoria. Avremmo pensato di sottrarci a qualsiasi evento e ricordare i nostri 6 milioni fratelli sterminati nella Shoah, tra noi, con le nostre preghiere, in modo lineare, rispettoso della loro sofferenza e memoria, delle nostre cicatrici come seconda e terza generazione, lontano dai media. Questa la tentazione dinanzi alle assurde e aberranti accuse verso Israele e gli ebrei in generale, ribaltando e svuotando ogni concetto del suo vero senso.

Non si può omaggiare la memoria e gli stessi sopravvissuti ai campi, ormai meno di dieci in tutta Italia, se non si ha coerenza e raccordo tra passato e presente. Ma è nostro dovere presidiare questo giorno e questo impegno di memoria affinché non sia deturpato e strumentalizzato totalmente e ribadiremo in ogni sede questi concetti:

  • L’unicità della Shoah – come genocidio che non ha avuto precedenti o pari nella scientificità della pianificazione, presupposti, modalità di esecuzione in nessun altro massacro e genocidio. La Germania per prima se ne è assunta la responsabilità. Questo è ribadito non per disconoscere l’importanza delle altre tragedie, ma per fare comprendere la gravità della Shoah.
  • Il Giorno della Memoria è dedicato unicamente al ricordo della Shoah, così come rubricato nella legge istitutiva del 211/2000. Tutti gli altri conflitti e drammi laceranti, compreso quello di Israele-Hamas-Palestinesi, vanno rinviati ad altro Giorno e proprio per la loro importanza e complessità. Certo la Memoria della Shoah avvenuta qui, in Italia con precise responsabilità del fascismo non può esser elusa e deviata parlando di altri e men che meno proponendo il tema in modo distorto e menzognero come il genocidio perpetrato e il lager a Gaza, pietre di inciampo dedicate a chiunque soffra, soffocando la memoria e le testimonianze dei nostri sopravvissuti così faticosamente preservate.
  • La Memoria della Shoah non è un esercizio teorico limitato alla conoscenza della storia, o per esprimere vicinanza al popolo ebraico ma è necessario anche attualizzare i fenomeni del passato e saperli riconoscere nel presente. Propaganda, falsità, pregiudizio, il nemico inventato sono fenomeni che dobbiamo riconoscere anche oggi.

Il 7 ottobre è cambiato il mondo. Forse non possiamo utilizzare il termine Shoah, ma non possiamo tacere che nelle intenzioni di Hamas (e degli altri paesi collaboratori) vi sia un piano di sterminio del popolo ebraico, ribadito anche nello statuto, che parte da presupposti ideologici del fondamentalismo islamico.

  • La condanna generica, appelli al boicottaggio, di isolamento e la demonizzazione di Israele e di tutte le sue istituzioni è parte delle espressioni di antisemitismo, così come il ribaltamento e l’attribuzione a Israele di appellativi connessi alla Shoah: sterminio/nazisti/genocidio/occupazione/lager etc. Così anche l’uso-abuso di simboli in contesti totalmente diversi per esprimere forme di contestazioni politiche, sportive, condanne sociali e pretese che nulla hanno a che vedere con la Shoah (stella gialla, Anna Frank etc.). Sono tutte forme di offesa alla memoria della Shoah.
  • L’uso delle parole giuste. Se nella Shoah le attività, i luoghi e i mezzi di sterminio erano parte di un vocabolario “dell’inganno” per celare al mondo l’orrore di quanto avveniva, ci troviamo dopo il 7 ottobre al contrario esatto: le parole che descrivono l’orrore della Shoah sono riferite a Israele. Questo fenomeno rappresenta un abuso, genera odio e pregiudizio. Abbiamo redatto quattro schede tematiche che verranno presentate questa sera (17.1) invitando a comprendere e utilizzare in modo responsabile i termini, prima fra tutto Genocidio.

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