Chi si avventura in via Cappello entra in un corridoio animato da migliaia di messaggi d’amore, firme, cuori, promesse. Poi si apre un cortile: minuscolo, teatrale, eternamente gremito. E lì, sulla facciata medievale, il celebre balcone di Giulietta.
Un dettaglio che sembra antico quanto la pietra su cui poggia, e che invece è un’illusione: venne installato nel 1935, quando Antonio Avena — direttore dei musei civici — decise di dare alla città ciò che la leggenda pretendeva.
Non era un falso totale: la lastra gotica è autentica, salvata dalle demolizioni degli edifici medievali abbattuti dopo le alluvioni dell’Adige. Ma la sua collocazione è pura scelta scenografica. Un gesto romantico? Forse. Un abile espediente turistico? Sicuramente.
La casa di Giulietta dei Cappello e l’equivoco che creò un mito
La famiglia Cappello, mercanti di spezie, abitò davvero qui tra torri medievali, cortili più ampi e costruzioni che nei secoli si sono modificate.
Nessun Capuleti, però, mise mai piede in queste stanze: il legame con la tragedia nasce da un semplice fraintendimento linguistico. Cappello–Capuleti: una somiglianza fonetica sufficiente per alimentare un immaginario che, grazie a Shakespeare, prese il volo e non si fermò più.
Quando, nel Novecento, il Comune acquistò l’edificio, Avena completò l’opera: trasformò un ex-stallo in una dimora da romanzo, il luogo perfetto per ospitare il più celebre amore infelice della letteratura.
Romeo e Giulietta non vissero mai qui (e non si chiamavano così)
Dietro la leggenda si nasconde una realtà sorprendente. Le radici della storia che conquistarono Shakespeare affondano lontano da Verona.
Lei si chiamava Lucina Savorgnan del Monte, lui Luigi Da Porto. Nobili friulani, essendo Luigi figlio di una Savorgnan del Torre di Zuino, i due giovani erano imparentati alla lontana, probabimente cugini.
La sera del 26 febbraio 1511 ad Udine nel palazzo di Maria Griffoni, vedova di Giacomo Savorgnan del Monte, viene organizzato un festoso ballo in maschera dove la quindicenne Lucina, sotto gli occhi della madre, incanta tutti i presenti suonando, cantando e ballando. Forse in incognito, il vicentino Luigi, allora ventiseienne, riesce a partecipare all’evento perché è stato inviato in Friuli dalla Serenissima (Repubblica di Venezia) in quanto suo capitano d’armi. Proprio in questo contesto felice scocca la scintilla fatale tra i due cugini, però non c’è proprio nemmeno un momento per assaporarne la dolcezza.
Il destino avverso e la creazione del mito
Il giorno successivo, mentre i festeggiamenti per il Carnevale raggiungevano il culmine essendo Giovedì Grasso, nella città e poi nei territori vicini scoppia una rivolta conosciuta come la “Zobbia Grassa” in conseguenza di tensioni politiche che duravano da tempo. Negli eventi bellici successivi e nella loro soluzione finale, Luigi perde la salute, la carriera e pure l’amore mentre Lucina sposerà un altro cugino, giusto per aggiungere al danno la beffa. Non si può negare che il destino sia veramente crudele e beffardo anche nella realtà oltre che nella fantasia.
L’amore contrastato che finisce in tragedia con la morte dei due innocenti amanti, è un tema avvincente per ogni pubblico, in qualunque luogo, in qualunque epoca.
Così nacquero i caratteri di due giovani amanti destinati alla tragedia. Shakespeare li avrebbe poi scolpiti per sempre nell’immaginario collettivo, proiettando Verona — non Udine — nell’eternità.
Come la finzione diventò più forte della realtà
Romeo e Giulietta non sono mai esistiti, ma il loro amore è più reale di molti vissuti. La loro storia ha attraversato secoli, lingue, continenti.
E Verona, pur non essendo la loro città originaria, è diventata il palcoscenico perfetto: il luogo dove l’immaginazione si mescola alla pietra.
Il balcone del 1935, la statua bronzea degli anni Settanta, il cortile che ogni giorno si riempie di sguardi incantati: tutto concorre a creare un’esperienza emotiva che prescinde dall’autenticità storica.
Casa di Giulietta: per entrare nel cortile oggi si paga
Dal 6 dicembre al 6 gennaio, il cortile della Casa di Giulietta non è più accessibile liberamente:
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biglietto obbligatorio: 12 euro
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prenotazione necessaria
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ingressi limitati: massimo 100 persone
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visite cadenzate: gruppi da 45 ogni 15 minuti
L’obiettivo dichiarato è semplice quanto delicato: evitare il sovraffollamento cronico e garantire sicurezza. I primi giorni hanno confermato il fascino intramontabile del luogo: biglietti esauriti rapidamente e turisti increduli davanti al nuovo sistema.
Percorsi divisi, code e regole da rivedere
Con il passaggio dal Teatro Nuovo temporaneamente chiuso, il cortile è stato organizzato con due percorsi distinti: uno per i visitatori paganti, l’altro per chi deve raggiungere il negozio di souvenir.
L’amministrazione sta valutando ulteriori misure: sensi unici pedonali, nuovi varchi, controllo più capillare. L’obiettivo resta lo stesso: trasformare il caos quotidiano in un’esperienza vivibile.
Un luogo finto… o un luogo vero in un altro modo?
Sorge spontanea la domanda: ha senso pagare per entrare in un cortile che non ha niente di autenticamente medievale né alcun legame diretto con i due amanti più famosi del mondo?
La risposta dipende da ciò che cerchiamo.
Se pretendiamo verità storica, no: questo edificio non racconta nulla della vita dei Capuleti.
Ma se cerchiamo emozione, immaginazione, la sensazione di entrare dentro un mito, allora sì: paghiamo per vivere un simbolo, non un documento.
La Casa di Giulietta è un luogo “finto” solo per chi cerca prove; è assolutamente reale per chi cerca magia.
