
Martedì scorso, mentre il conflitto in Ucraina entrava nel suo drammatico 1127esimo giorno, è giunta una rivelazione esplosiva dagli Stati Uniti. Il rapporto annuale dell’Intelligence americana ha sconfessato pubblicamente la strategia di Donald Trump. In un’atmosfera già satura di tensione e incertezza, l’Annual Threat Assessment 2025 dipinge un quadro inquietante: Vladimir Putin e Vladimir Zelenskij “probabilmente credono che proseguire la guerra comporti meno rischi rispetto a una pace deludente”. Un’affermazione dura, che sembra condannare la speranza stessa di una soluzione rapida, aprendo scenari di ulteriori devastazioni e sofferenze sul territorio ucraino.
Questo documento rappresenta una netta smentita della strategia di Trump, che dal suo insediamento il 20 gennaio scorso punta a una rapida risoluzione del conflitto, cercando di evitare una guerra d’attrito che rischia di logorare ulteriormente gli equilibri globali e la posizione statunitense sullo scenario internazionale.
Proprio mentre Trump insiste sulla necessità di porre fine rapidamente alle ostilità, il presidente francese Emmanuel Macron ha fatto eco a Kiev durante una conferenza stampa all’Eliseo con Zelenskij: “La Russia continua, giorno dopo giorno, a moltiplicare i bombardamenti sull’Ucraina, mostrando la sua volontà di guerra e di voler continuare l’aggressione”.
Macron ha così ribadito che è «decisamente troppo presto per la revoca delle sanzioni a Mosca», annunciando un ulteriore pacchetto di aiuti militari per Kiev del valore di due miliardi di euro, comprendente missili Mistral, carri AMX e munizioni.
Macron ha inoltre sottolineato con forza la necessità di creare una forza europea coordinata per la dissuasione contro futuri attacchi russi. Avrebbe evidenziato che “l’obiettivo è mantenere l’Ucraina sul suo territorio”, definendo senza mezzi termini la Russia “l’unico aggressore” e l’Ucraina “un resistente”.
La ricerca di una strategia europea contro la minaccia russa
Mentre oggi a Parigi si svolge il vertice della cosiddetta “coalizione dei volenterosi”, a cui prende parte anche la premier italiana Giorgia Meloni, emerge con forza la necessità di definire una strategia europea comune di dissuasione contro future aggressioni da parte della Russia. L’Italia, attraverso le parole del ministro degli Esteri Antonio Tajani, ha tuttavia già chiarito che non invierà una propria forza nazionale di interposizione sul territorio ucraino, confermando che i militari italiani saranno schierati esclusivamente “nell’ambito di missioni Onu”.
Nel frattempo, Seul denuncia che la Corea del Nord ha inviato quest’anno altri 3.000 soldati in aiuto a Mosca, fornendo anche missili, artiglieria e munizioni. Di questi, circa 4.000 dei precedenti 11.000 soldati nordcoreani sarebbero già stati uccisi o feriti.
Il quadro che emerge è desolante e complesso
Gli accordi sul cessate il fuoco nel Mar Nero e la promessa di fermare gli attacchi alle infrastrutture energetiche sembrano più operazioni cosmetiche che soluzioni sostanziali. Non a caso, solo poche ore dopo la tregua negoziata, gruppi di droni Shahed hanno attaccato Odessa e Mykolaiv causando decine di feriti civili. Zelenskij ha dichiarato: “Questi attacchi dimostrano al mondo intero che Mosca non persegue una pace autentica”. Dal Cremlino, il portavoce Dmitrij Peskov ha ribaltato le accuse, sostenendo che “siamo noi a essere stati aggrediti da Kiev”.
Ad aumentare la tensione si aggiunge la tragica morte della giornalista russa Anna Prokofieva, corrispondente militare di Channel One. La sua uccisione ha scatenato un acceso scambio di accuse tra Kiev e Mosca. Maria Zacharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, ha dichiarato che “il regime di Kiev prende intenzionalmente di mira i giornalisti russi”.
A complicare ulteriormente il conflitto c’è la proposta del ministro russo dell’Industria, Anton Alichanov, di creare un videogioco basato sull’uso dei droni nella guerra russo-ucraina. Una mossa vista da Kiev come profondamente provocatoria.
Sul fronte interno ucraino, il consigliere presidenziale Igor Žovkva ha esplicitato una dura verità: “L’Ucraina ha bisogno di un contributo serio dall’Europa con truppe pronte a combattere, non solo di peacekeeper”. Una dichiarazione che evidenzia la crescente difficoltà di Kiev nel sostenere lo sforzo bellico senza un adeguato sostegno finanziario dai partner occidentali.
Zelenskij stesso, durante la cena di lavoro con Macron, ha apertamente chiesto un incremento dei finanziamenti occidentali per sostenere adeguatamente le sue forze armate. Avrebbe sottolineato l’insufficienza dei fondi attuali e la necessità impellente di risorse aggiuntive per fronteggiare gli incessanti attacchi russi.
La guerra intanto continua a mietere vittime civili e militari ogni giorno, tra bombardamenti e accuse reciproche. Il rapporto dell’intelligence americana rappresenta dunque una critica implicita a Trump e una sfida aperta alla sua strategia. Mentre Washington sembra voler accelerare verso una soluzione diplomatica veloce, la realtà sul campo raccontata dal dossier suggerisce che il conflitto è ben lontano dall’essere risolto.
L’intelligence statunitense mette in guardia sulla possibilità concreta che entrambe le parti vedano nella continuazione della guerra una scelta meno rischiosa rispetto a una pace non soddisfacente. Una prospettiva che mette in discussione non solo la visione del presidente Trump, ma la stessa speranza di una fine imminente del conflitto.
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