La Guerra d’Ucraina è qualcosa di totalmente nuovo nella storia dei conflitti. Per la prima volta l’Occidente è impegnato in una guerra per procura con una potenza atomica sul suolo europeo. Questa guerra, necessariamente, coinvolge il territorio nazionale di questa potenza atomica. Non era mai accaduto prima: le guerre del Vietnam, di Corea, dell’Afghanistan si svolgevano – si perdoni il cinismo – in campo neutro. Che nel conflitto ucraino sia insita la variabile di un possibile passaggio dalla guerra convenzionale alla guerra atomica è vero fin dal primo giorno in cui sono esplose le ostilità. Che il Cremlino abbia brandito la clava della minaccia atomica sin dall’inizio del conflitto e continui a farlo ad ogni piè sospinto è un fatto. Mettersi a urlare un giorno sì e l’altro anche “che il mondo è sull’orlo della catastrofe atomica”, oltre ad essere ciò che il Cremlino espressamente desidera per impaurirci, è l’espressione di un’idea a metà: chi ripete insistentemente questo concetto dovrebbe aggiungere per onestà intellettuale la inevitabile conclusione a cui il concetto stesso porta, e cioè la proposta di arrendersi, perché l’ipotesi di “una trattativa per una pace giusta” con il Cremlino non è ragionevolmente nel novero delle attuali opzioni. Siamo a rischio di un confronto atomico con il Cremlino da due anni e mezzo e continuare a ripeterlo significa a questo punto reiterare una banalità che non ci aiuta a comprendere la dimensione ed i limiti del problema.
Il rischio c’è
Partiamo da alcune certezze: il rischio che la Russia possa decidere di usare l’arma atomica c’è e, siccome il mondo non è Facebook, la cosa non è risolvibile dicendo: “secondo me non succede” oppure “secondo me la probabilità è bassa”. Stiamo parlando di un rischio nucleare , non della possibilità di scivolare su un sentiero. Per modestia dobbiamo fidare in quegli organismi, strutture, gruppi di esperti che di mestiere sono deputati a fare il calcolo delle probabilità di avvicinamento alla soglia nucleare e del tipo di arma che potrebbe venire usata, (non c’è “la bomba atomica”, ci sono ordigni diversi con potenziali distruttivi molto diversi).
Le linee rosse
Le cosiddette “linee rosse” oltre le quali una Nazione decide di scalare l’intensita’ di un conflitto non sono mai ferreamente predeterminate. Obama pose come linea rossa, oltre la quale sarebbe intervenuto nella Guerra Civile Siriana, l’uso delle armi chimiche da parte del regime, Bashar Assad le usò ma Obama non intervenne. Allo stesso modo i sovietici avevano posto una linea rossa nel caso gli Stati Uniti avessero iniziato i bombardamenti a tappeto sul Vietnam del Nord; gli americani superarono quella linea rossa e nulla accadde. Le linee rosse nel corso di un conflitto si spostano, come si fa a capirlo? Per certo non lo si sa, si tenta il rischio e poi si vede. Putin ha più volte marcato le sue “linee rosse” nel corso del conflitto in Ucraina salvo smentirsi in ogni occasione: la prima linea rossa fu posta se ci fosse stato un attacco con armi occidentali in Crimea, poi la linea rossa se agli ucraini fossero stati fornite le artiglierie a lungo raggio, poi i carri armati da battaglia, poi gli F-16, poi se ci fosse stata l’aggressione sul territorio della Federazione, che è ora in corso. Tutto questo rumor di sciabole atomiche si è fin qui dimostrato un bluff. Ma questo non dà alcuna certezza che il bluff russo sarà tale per sempre.
Veniamo al dunque
La linea rossa ora in questione sta nell’uso o meno dell’ artiglieria a lungo raggio americana, inglese e francese sul territorio russo. Sappiamo che gli Stati Uniti stanno vietando agli ucraini di usarla, sollevando grande delusione tra loro e in parte del mondo politico occidentale. Tentiamo qui una valutazione mettendo su un piatto della bilancia il rischio dell’uso di armi nucleari da parte del Cremlino e sull’altro piatto i benefici dell’uso dell’artiglieria a lungo raggio per l’Ucraina. Sarebbe di utilità per l’Ucraina poter finalmente colpire quegli aeroporti, snodi ferroviari, porti che ora non può raggiungere? Certamente sì. Questo bloccherebbe i bombardamenti russi sull’Ucraina? Certamente no. I russi hanno aerei a lungo raggio che possono colpire l’Ucraina partendo da molto più lontano e possono lanciare i loro missili kalibr dal Mar Caspio se non potessero più usare la base di Novorossisk sul Mar Nero. L’artiglieria a lungo raggio in dotazione all’Ucraina potrebbe colpire i lanciatori dei missili Iskander russi? Teoricamente sì ma i fatti dimostrano che riuscirci è molto difficile, in Crimea – dove l’artiglieria a lungo raggio americana è autorizzata a colpire – solo in un caso gli ucraini hanno avuto successo. Come si vede il “rischio nucleare” russo è una probabilità che va valutata con un sobrio bilancio “costi-benefici”, tale valutazione non può che essere affidata a personale notoriamente esperto della materia. Esseri umani che per natura possono sbagliare od essere sottoposti a pressioni politiche, ovviamente. Ma tra tutte le opzioni questa rimane la migliore a disposizione.
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