Trump o Zelensky: Meloni in bilico tra il fuoco e la padella

Meloni e la geopolitica del doppio gioco: come sopravvivere tra Trump e Von der Leyen

Nel frenetico scacchiere geopolitico contemporaneo, la premier Giorgia Meloni si trova a dover compiere un equilibrismo degno di un funambolo: tenere il piede in due staffe, quella dell’Europa unita e quella dell’alleanza con gli Stati Uniti. Peccato che la recente accelerazione diplomatica di Emmanuel Macron e Keir Starmer, attesi martedì alla Casa Bianca per un trilaterale con il presidente americano, sembri aver tolto il tappeto da sotto i piedi dell’Italia. Per Meloni, già in una posizione delicata, il rischio di restare ai margini del dialogo transatlantico si fa sempre più concreto.

Il ruolo dominante di Parigi e Londra

L’incontro tra Francia, Regno Unito e Stati Uniti non è solo una questione di sicurezza per l’Ucraina. La presenza di due potenze nucleari europee con seggio permanente al Consiglio di sicurezza dell’ONU suona come un messaggio chiaro: Parigi e Londra vogliono giocare in prima linea nella difesa del continente. Nel frattempo, le dichiarazioni di Donald Trump contro Volodymyr Zelensky hanno fatto infuriare l’Europa, consolidando la distanza tra Bruxelles e il presidente americano. Olaf Scholz, Friedrich Merz, Macron e Starmer hanno espresso il loro sostegno a Zelensky senza giri di parole, mentre Meloni ha optato per un silenzio che sembra più un esercizio di equilibrismo che una strategia ben definita.

Pressioni da Washington e Bruxelles

La premier si trova così in una situazione da mal di testa, da un lato, deve mantenere saldi i rapporti con Washington, soprattutto considerando la dipendenza dell’Italia dalla difesa americana e la vulnerabilità dei conti pubblici di fronte ai grandi fondi d’investimento statunitensi. Dall’altro, Bruxelles esige una posizione chiara a sostegno dell’Ucraina e guarda con sospetto a qualsiasi tentennamento nei confronti del trumpismo. Non a caso, Meloni ha recentemente consigliato a Matteo Salvini di abbassare i toni, temendo che le sue dichiarazioni pro-Trump possano complicare ulteriormente la posizione italiana. Tuttavia, come da copione, Salvini ha fatto orecchie da mercante.

La tentazione del viaggio oltreoceano

Eppure, mantenere un profilo basso potrebbe non essere sufficiente. La tentazione di volare oltreoceano per partecipare al raduno dei conservatori americani a Washington, dove è atteso anche Trump, resta una carta sul tavolo. Una mossa che potrebbe infiammare i rapporti già tesi con i partner europei e con Ursula von der Leyen, ma che allo stesso tempo potrebbe rinsaldare i legami con l’America trumpiana. Insomma, una scelta tra il fuoco e la padella.

Un ponte tra le due sponde dell’Atlantico

In questo contesto, il margine di manovra si restringe sempre di più. Con Macron e Starmer pronti a diventare gli interlocutori di riferimento di Washington, Meloni deve decidere se allinearsi definitivamente alla linea atlantica dell’UE o rischiare di finire nell’angolo. La sfida ora è dimostrare che Roma può ancora essere un ponte credibile tra le due sponde dell’Atlantico senza dover fare il gioco dell’equilibrista. Il tempo stringe, e restare in bilico tra due fronti potrebbe rivelarsi non solo rischioso, ma anche terribilmente scomodo.