
Tre protagonisti, tre destini – una donna scomparsa e poi ritrovata morta, un detenuto evaso suicida e un uomo ferito gravemente – sono legati da una vicenda ancora in fase di ricostruzione, ma che già getta ombre inquietanti su quello che sembra essere un tragico caso di passione, violenza e disperazione. Un intreccio drammatico di vite che ha scosso Milano in un weekend di sangue.
Il mistero di Chamila: dalla scomparsa alla tragica scoperta
Chamila Wijesuriya, 50 anni, di origine cingalese e residente in Italia da tempo, scompare nel nulla venerdì pomeriggio. A dare l’allarme è il marito, insospettito dal fatto che la donna non si sia presentata al lavoro in hotel. Poco dopo, un dipendente dell’ATM ritrova il cellulare di Chamila gettato in un cestino nei pressi della fermata Bignami, vicino al Parco Nord.
Proprio lì, nella stessa area verde, il corpo della donna verrà rinvenuto dai carabinieri grazie a una segnalazione. Le ferite – tagli profondi alla gola e ai polsi – non lasciano spazio a dubbi: si tratta di un omicidio violento.
Le ultime ore di vita e il video al parco
Un video girato nel pomeriggio di venerdì aiuta a ricostruire le ultime ore di Chamila. La donna appare accanto a Emanuele De Maria, collega di lavoro e detenuto in regime di semilibertà. I due camminano sotto la pioggia, ognuno con il proprio ombrello. Sembrano tranquilli, nulla suggerisce quello che di lì a poco accadrà.
De Maria, 35 anni, stava scontando una pena per omicidio nel carcere di Bollate, ma beneficiava di permessi per lavorare all’esterno. Proprio in questo contesto aveva conosciuto Chamila. Gli inquirenti ipotizzano che tra loro ci fosse una relazione personale, forse alla base del movente del delitto.
L’aggressione al barista e la fuga
La spirale di violenza non si ferma a Chamila. Il giorno dopo, sabato mattina, De Maria aggredisce un altro collega, Hani Nasr, egiziano, accoltellandolo più volte. L’uomo riesce a sopravvivere dopo un intervento chirurgico e potrà raccontare la sua versione appena sarà possibile interrogarlo.
Nel frattempo, gli investigatori ricostruiscono gli spostamenti di De Maria. Dopo aver trascorso il pomeriggio con Chamila, viene ripreso dalle telecamere da solo alla fermata Bignami, circa due ore dopo. In quel lasso di tempo, si presume sia avvenuto il delitto.
Poco dopo, De Maria utilizza il telefono della vittima per chiamare la madre. Le parole che pronuncia sono poche ma rivelatrici: “Ho fatto una cavolata, perdonami”. Poi sparisce.
Il tragico epilogo sul Duomo
La sua fuga termina nella giornata di domenica. Dopo 48 ore di latitanza, De Maria si presenta al Duomo di Milano, paga il biglietto per accedere alle terrazze e si getta nel vuoto. Sono i tatuaggi sul corpo a permettere agli investigatori di identificarlo come l’evaso ricercato.
Resta aperto il nodo del movente. Gelosia? Delusione? Paura? Gli inquirenti non escludono che il sentimento per Chamila e un possibile risentimento verso Hani abbiano scatenato la furia omicida dell’uomo. Le analisi dei telefoni e ulteriori testimonianze potrebbero aiutare a fare piena luce su una tragedia che ha sconvolto più di una vita.