
Strage nel cuore di Manhattan, a New York, un uomo armato di fucile d’assalto ha aperto il fuoco all’interno di un grattacielo al 345 di Park Avenue. Identificato come Shane Tamura, 27 anni, ex giocatore di football originario del Canada. Tamura era in possesso di un regolare porto d’armi, rilasciato nello stato del Nevada. Si ignorano ancora le motivazioni che l’hanno spinto a compiere un gesto tanto efferato, ma le prime ricostruzioni lasciano spazio all’ipotesi di problemi di salute mentale. Si tratta, però, di elementi ancora in fase di verifica.
Il grattacielo sotto assedio: tra panico e lockdown
L’edificio di Manhattan preso di mira non è uno qualunque. Si tratta di un centro direzionale che ospita alcuni dei nomi più noti della finanza e della consulenza internazionale: NFL (National Football League), KPMG, Deutsche Bank, Blackstone e Rudin Management. Una struttura alta quasi 200 metri, sempre animata da lavoratori e visitatori.
Le immagini delle telecamere di sorveglianza mostrano Tamura mentre si avvicina all’ingresso con calma inquietante: occhiali scuri, giacca blu, camicia azzurra, pantaloni neri e sneaker ai piedi. In mano stringe un fucile d’assalto che, secondo fonti non ufficiali, somiglierebbe a un AR-15 o AK-47, tra le armi tristemente più utilizzate nelle stragi statunitensi.
Una volta entrato nel centro direzionale di Manhattan, ha raggiunto in ascensore i piani alti, fermandosi tra il 32esimo e il 33esimo. È qui che ha aperto il fuoco, colpendo mortalmente quattro persone. È proprio al 33esimo piano che sono situati gli uffici della Rudin Management: non è escluso che il luogo non sia stato scelto a caso.
La reazione immediata delle forze dell’ordine
Allo scoppio dei primi colpi, è subito scattato il lockdown nell’edificio e nei blocchi adiacenti. Impiegati e visitatori si sono barricati nei propri uffici, cercando riparo come potevano. La polizia è intervenuta in forze, circondando la zona con pattuglie, un elicottero e droni per monitorare la situazione dall’alto. Poco dopo, le autorità hanno confermato che il “tiratore solitario è stato neutralizzato”, anche se in realtà si sarebbe tolto la vita prima dell’arrivo degli agenti.
L’agente eroe: la vittima che ha cercato di fermare la strage
Tra le vittime della sparatoria c’è anche un poliziotto, Didarul Islam, 36 anni, originario del Bangladesh. Era impiegato come agente di sicurezza presso l’edificio di Manhattan e ha tentato eroicamente di fermare l’aggressore. Purtroppo, è rimasto ucciso nello scontro. Islam stava per diventare padre per la terza volta. Il sindaco di New York, Eric Adams, lo ha definito un “eroe vero”, sottolineando il suo coraggio nel cercare di salvare vite umane.
Altre vittime e feriti: un bilancio ancora provvisorio
Oltre all’agente Islam, hanno perso la vita anche due uomini e una donna, i cui nomi non sono stati ancora resi noti. Una persona risulta gravemente ferita ed è attualmente ricoverata in ospedale in condizioni critiche. Il bilancio, al momento, è tragico e lascia aperti numerosi interrogativi.
Dubbi, misteri e congetture: perché proprio quel grattacielo?
Gli investigatori stanno cercando di ricostruire il movente. Non è chiaro se Tamura conoscesse le vittime o se avesse un bersaglio preciso. L’ipotesi più accreditata è che possa aver agito per vendetta personale o in seguito a un crollo psicologico. Tuttavia, nessuna pista viene esclusa. Il fatto che l’edificio ospiti la sede della NFL, dove Tamura potrebbe aver avuto contatti passati, alimenta ulteriori ipotesi, ma tutto resta nel campo delle supposizioni.
Una città sotto shock, un Paese che si interroga
Ancora una volta, gli Stati Uniti si trovano a fare i conti con un massacro avvenuto per mano di un uomo armato di un fucile d’assalto legalmente detenuto. La tragedia ha riacceso il dibattito sulle armi da fuoco, sulla salute mentale e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
Mentre New York prova a elaborare il lutto, restano domande senza risposta. Ma una certezza emerge con forza: il coraggio di chi ha cercato di fermare la violenza merita di essere ricordato quanto le vite spezzate da un gesto inspiegabile.