
Nelle ultime ore sui social sono circolate immagini scioccanti: un’orca che durante uno spettacolo in un parco marino avrebbe aggredito e ucciso una donna identificata come Jessica Radcliffe. Le sequenze, rilanciate da centinaia di profili, hanno rapidamente fatto il giro del mondo. Hanno alimentato sgomento e indignazione. Tuttavia, dopo le verifiche di diversi fact-checker indipendenti, la notizia è stata smentita. Nessuna addestratrice con quel nome risulta esistere, né sono stati segnalati incidenti simili nei parchi acquatici.
Jessica Radcliffe: illusione costruita con l’intelligenza artificiale
La presunta vittima, Jessica Radcliffe, non compare nei registri del personale dei parchi marini, nelle cronache giornalistiche né in banche dati pubbliche. Il materiale che la riguarda è stato generato artificialmente. Il video e le immagini, sebbene convincenti, sono prodotti di tecniche di manipolazione digitale basate sull’intelligenza artificiale. Per rendere il racconto più credibile, gli autori della bufala hanno attinto a episodi realmente accaduti, come il caso di Dawn Brancheau, addestratrice morta nel 2010 a SeaWorld Orlando dopo l’attacco di un’orca.
Perché si creano fake news di questo tipo
Il meccanismo dietro contenuti falsi di natura spettacolare è sempre lo stesso: attirare pubblico attraverso emozioni forti. Ha l’obiettivo di attirare attenzione, generare interazioni e guadagnare visibilità online. Contenuti sensazionalistici, soprattutto se legati a tragedie o personaggi inventati ma resi credibili, attirano curiosità, commenti e condivisioni. Più un post genera interazioni, più viene spinto dagli algoritmi dei social.
Alcuni creatori sfruttano l’emotività per accumulare follower e visibilità, che possono poi convertire in guadagni (sponsorizzazioni, traffico su siti web, pubblicità). Molti utenti non verificano la fonte o la provenienza delle immagini, e finiscono per diffondere ulteriormente il contenuto falso.
Non c’è un vero interesse a raccontare la verità, ma a sfruttare l’impatto emotivo per crescere in visibilità.
Le conferme dei media internazionali su Jessica Radcliffe
Anche testate come Hindustan Times e Forbes hanno riportato la vicenda, chiarendo il 12 agosto 2025 che il video non documenta alcun fatto reale. La presunta addestratrice Jessica Radcliffe non è mai esistita: si tratta di un nome inventato per dare spessore a un racconto creato con strumenti di AI.
Una lezione di consapevolezza digitale
La diffusione di questa bufala è un esempio di come la tecnologia possa essere usata non solo per creare innovazione, ma anche per manipolare la percezione collettiva. Per difendersi occorre sviluppare spirito critico, verificare sempre le fonti e non cedere all’immediatezza emotiva che spinge a condividere senza riflettere.
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