
Aveva solo 20 anni Marco Cutrona, il giovane di Cinisello Balsamo che ha perso la vita nella notte tra giovedì e venerdì, a Milano, a seguito di un violento incidente stradale. Era a bordo del suo monopattino elettrico quando è stato travolto da un’auto nei pressi dell’Arco della Pace. Lo schianto è stato devastante: Marco è stato proiettato per alcuni metri, finendo rovinosamente sul cordolo dello spartitraffico. Poi il silenzio, la corsa disperata in ospedale e, purtroppo, la morte.
Marco Cutrona: scontro fatale a Milano
Erano circa le 3.30 del mattino quando è avvenuto l’impatto all’incrocio tra Corso Sempione e via Melzi D’Eril. Il monopattino su cui viaggiava Marco Cutrona si trovava presumibilmente sulla pista ciclabile, diretto verso il centro di Milano. Dalla direzione opposta, provenendo da via Canova, un’auto è sopraggiunta a velocità elevata. A bordo un uomo italiano di circa 50 anni, risultato positivo all’etilometro.
Le conseguenze dello scontro non hanno lasciato scampo al giovane. I soccorsi, intervenuti con ambulanza e automedica dell’Areu, hanno trasportato Marco all’ospedale Niguarda, ma ogni tentativo di salvarlo si è rivelato vano.
Casco trovato, ma nessuna certezza
Sul luogo dell’incidente è stato rinvenuto un casco, ma resta il dubbio se Marco lo indossasse correttamente al momento dell’impatto. Un particolare che potrebbe avere un peso nella ricostruzione, anche se la dinamica e la violenza dello scontro sembrano parlare chiaro.
Velocità e alcol: un mix che ha falciato Cutrona
I primi rilievi effettuati dalla polizia locale, coordinati dal comandante Gianluca Mirabelli, evidenziano come l’auto coinvolta procedesse a velocità sostenuta. Un comportamento irresponsabile aggravato dalla guida in stato di ebbrezza. Una combinazione purtroppo ancora troppo frequente sulle nostre strade e che questa volta ha stroncato una giovane vita.
Milano: quando la sicurezza resta solo sulla carta
Non è la prima volta che un monopattino si trasforma, suo malgrado, in simbolo di vulnerabilità urbana. La città offre sempre più mezzi alternativi per la mobilità, ma le infrastrutture e, soprattutto, il senso civico non sembrano stare al passo. Serve davvero poco per trasformare un gesto quotidiano in tragedia: un semaforo lampeggiante, una velocità eccessiva, un bicchiere di troppo. Il risultato è un giovane che non c’è più, e un’altra famiglia distrutta.
Un dolore che chiama responsabilità
L’episodio solleva interrogativi dolorosi: le norme ci sono, ma sono rispettate? Le autorità fanno abbastanza per proteggere i cittadini più esposti? La sicurezza stradale è ancora una priorità o solo uno slogan da campagna elettorale? La morte di Marco Cutrona grida giustizia, ma anche consapevolezza. Perché ogni tragedia evitabile è una colpa collettiva.