Testimone ucciso dopo la Commissione Madlanga: il caso Van der Merwe

Marius van der Merwe, informatore contro la corruzione, è stato assassinato fuori casa dopo aver denunciato un insabbiamento all’EMPD

Van der Merwe

Marius van der Merwe, informatore contro la corruzione e imprenditore nel settore della sicurezza privata, è stato assassinato venerdì sera davanti alla propria abitazione. L’uomo è stato colpito due volte ed è morto sul posto, a poche settimane da un primo attentato alla sua vita e dopo aver rilasciato una testimonianza chiave davanti alla Commissione Madlanga.

La sua morte ha scosso profondamente la comunità di Brakpan, nel comune di Ekurhuleni, dove Van der Merwe era noto per il suo impegno attivo contro l’estrazione mineraria illegale e per il lavoro svolto a tutela dei residenti.

La deposizione di Van der Merwe che lo aveva reso un bersaglio

Il 14 novembre 2025 Van der Merwe aveva testimoniato davanti alla Commissione Madlanga utilizzando lo pseudonimo di “Testimone D”. In quell’occasione aveva denunciato episodi di corruzione sistemica all’interno del Dipartimento di polizia metropolitana di Ekurhuleni (EMPD), attirando l’attenzione nazionale.

Secondo diversi osservatori, quella deposizione lo avrebbe trasformato in un bersaglio. Nonostante le precauzioni adottate, l’identità dell’informatore sarebbe stata facilmente deducibile per chi conosceva i fatti narrati.

L’accusa sull’omicidio del 2022

Uno dei passaggi più gravi della testimonianza riguardava un presunto insabbiamento di un omicidio avvenuto nel 2022. Van der Merwe raccontò che, quando era ancora in servizio presso l’EMPD, avrebbe ricevuto l’ordine diretto dal capo della polizia metropolitana, Julius Mkhwanazi, di sbarazzarsi del corpo di un sospettato.

Secondo il racconto, il cadavere sarebbe stato gettato nella diga di Spaarwater. Un’accusa che Mkhwanazi ha respinto con decisione durante la propria audizione davanti alla Commissione.

Van der Merwe e le denunce a Hawks e IPID

Tormentato dall’accaduto, Van der Merwe aveva successivamente deciso di rivolgersi alla Direzione per le indagini sui crimini prioritari (Hawks) e all’Independent Police Investigative Directorate (IPID). Tuttavia, come avrebbe confidato ad amici e colleghi, quelle segnalazioni non avevano prodotto sviluppi concreti per anni.

Il peso morale di quell’episodio lo avrebbe accompagnato a lungo, spingendolo infine a raccontare tutto davanti alla Commissione Madlanga.

Il primo tentativo di omicidio

Due settimane prima della sua uccisione, Van der Merwe aveva denunciato pubblicamente un primo attentato alla sua vita. Mentre si trovava a Brakpan, un bakkie avrebbe cercato di spingerlo fuori strada in modo deliberato.

Nonostante questo episodio, l’uomo non aveva interrotto le sue attività né ritirato la propria testimonianza, pur sapendo che la sua sicurezza era seriamente compromessa.

Il lavoro sul territorio e la lotta agli Zama Zamas

Conosciuto anche con il soprannome di “Vlam”, Van der Merwe era il proprietario della società di sicurezza privata QRF Task Team. Attraverso la sua azienda aveva collaborato strettamente con associazioni civiche e residenti per contrastare l’attività dei minatori illegali, spesso sotto il controllo di bande criminali, i cosiddetti Zama Zamas.

In particolare, aveva svolto un ruolo centrale nelle operazioni di bonifica di Plastic City, un insediamento abusivo a Brakpan, contribuendo a ridurre la presenza di minatori illegali e a informare costantemente la popolazione locale sugli sviluppi nell’area.

Il tributo della comunità di Brakpan

William Douglas, amministratore della Concerned Residents Association Brakpan, ha diffuso una dichiarazione sui social per affrontare le voci circolate dopo l’omicidio e rassicurare gli attivisti della comunità.

Nel suo messaggio ha elogiato il lavoro svolto da Van der Merwe, sottolineando come le sue azioni avessero inevitabilmente infastidito interessi criminali consolidati. Douglas ha affermato che la probabilità che l’uomo sia stato ucciso per aver testimoniato davanti alla Commissione Madlanga è “totale”, aggiungendo che l’obiettivo dell’omicidio sarebbe quello di intimidire altri potenziali testimoni.

Il dolore e le parole di Jacques Vorster

Il sovrintendente dell’EMPD Jacques Vorster, amico intimo di Van der Merwe, ha parlato pubblicamente dell’assassinio con grande commozione. In lacrime, ha raccontato che l’uomo conviveva con un profondo senso di colpa per il proprio coinvolgimento nello smaltimento del corpo del sospettato.

Secondo Vorster, Van der Merwe desiderava liberarsi di quel peso e sentiva che testimoniare davanti alla Commissione Madlanga fosse l’unico modo per farlo.

“Non aveva paura, sapeva di fare la cosa giusta”

Vorster ha spiegato che l’amico era consapevole dei rischi. Sebbene avesse deposto sotto pseudonimo, troppe persone coinvolte avrebbero potuto riconoscere la sua voce.

Era un uomo coraggioso, determinato, e profondamente convinto che quanto accaduto fosse contrario alle sue convinzioni religiose e morali. Per questo, nonostante tutto, aveva scelto di parlare.

Le immagini delle telecamere e gli ultimi istanti

Le immagini delle telecamere di sorveglianza mostrano Van der Merwe mentre conversa con alcune persone fuori dalla sua abitazione pochi secondi prima dell’omicidio. Secondo Vorster, è possibile che conoscesse i suoi aggressori.

Nei filmati si vede anche un tentativo disperato di raggiungere la propria arma, risultato però vano.

Una famiglia spezzata

Van der Merwe lascia la moglie, che lo aveva sempre sostenuto nella sua decisione di dire la verità, e due figli piccoli. La famiglia, secondo chi li conosce, sta vivendo un momento di enorme dolore e smarrimento.

Amici e colleghi ritenevano che, una volta conclusa la testimonianza davanti alla Commissione Madlanga, il pericolo immediato fosse passato e che il passo successivo sarebbe stato un procedimento giudiziario formale.

Un’eredità difficile da ignorare

“È come perdere un fratello”, ha dichiarato Vorster. Pochi giorni prima della morte, i due stavano discutendo di una nuova operazione contro i minatori illegali.

Un progetto che ora non vedrà mai la luce, ma che resta parte dell’eredità lasciata da un uomo che ha scelto di parlare, anche sapendo che il prezzo poteva essere la sua vita.