
Dal 2015 a oggi, il nostro Paese ha già versato oltre 325 milioni di euro all’Unione europea per la mancata bonifica della Terra dei Fuochi, una vasta area compresa tra Napoli e Caserta devastata da rifiuti tossici e smaltimenti illegali. Il dato è stato ufficialmente confermato dalla commissaria europea per l’Ambiente, Jessica Roswall, in risposta a un’interrogazione degli eurodeputati del Movimento 5 Stelle. Il conto cresce ancora, a un ritmo impressionante di 80mila euro al giorno, segno di una crisi ambientale mai realmente affrontata.
Una storia di inadempienze lunga dieci anni
La sanzione europea contro l’Italia risale al 2015, quando la Corte di giustizia dell’UE decise di infliggere una multa giornaliera di 120mila euro per la gestione inadeguata dei rifiuti urbani in Campania. Anche se nel 2021 la cifra è stata ridotta a 80mila euro grazie a piccoli miglioramenti, il problema resta drammaticamente attuale. Invece di destinare fondi al risanamento ambientale, le istituzioni italiane hanno scelto di pagare multe salatissime, tradendo sia i cittadini che l’ambiente.
Fondi europei ignorati: una doppia sconfitta
Paradossalmente, i soldi per tentare una rinascita ci sarebbero. Il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e il Programma regionale Campania 2021-2027 prevedono oltre 35 milioni di euro destinati a interventi di bonifica. Tuttavia, come denuncia l’eurodeputato Danilo Della Valle, l’Italia non ha mai impiegato queste risorse in modo efficace. Avrebbe invece preferito continuare a pagare sanzioni invece di salvare vite umane e territori contaminati.
Discariche abusive e veleni: la Terra dei Fuochi oggi
Nelle campagne di Caivano, lungo i Regi Lagni, così come nella rotonda di Ischitella o nell’Area vasta di Giugliano, la situazione è allarmante. Si accumulano tettoie in amianto, pneumatici, scarti tessili, rifiuti edili e persino capi di abbigliamento falsificati, frutto di un’economia sommersa che prospera nell’illegalità. I “tesori tossici” delle discariche abusive raccontano una storia fatta di laboratori clandestini, smaltimenti illeciti e criminalità organizzata, mentre la popolazione continua a subire gli effetti devastanti dell’inquinamento.
La condanna storica della CEDU: diritti violati
Nel gennaio 2025, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha inflitto una pesante condanna all’Italia, riconoscendola responsabile della violazione del diritto alla vita di quasi tre milioni di cittadini. Secondo la sentenza, lo Stato non ha protetto adeguatamente la popolazione né ha reagito tempestivamente al dilagare dell’inquinamento industriale e dei traffici illeciti di rifiuti, orchestrati dalla criminalità organizzata. Ora l’Italia ha due anni di tempo per elaborare e attuare un piano di bonifica concreto e trasparente.
Le storie dietro i numeri: una tragedia umana
Dietro le cifre e le sentenze si celano drammi umani difficili da raccontare. Enzo Tosti, attivista ambientale, ha scoperto di avere un linfoma non Hodgkin riconducibile all’inquinamento da sostanze chimiche. Alessandro Cannavacciuolo, pastore di Acerra, ha dovuto abbattere migliaia di pecore malate. Sono solo alcune delle vittime di un disastro ambientale che ha distrutto intere comunità, alimentando una lunga scia di sofferenze e morti premature.
Bonifiche promesse e mai realizzate
Il governo Conte aveva inserito l’Area vasta tra i Siti di interesse nazionale (SIN) da risanare, ma dopo la caduta del governo e il cambio al Ministero dell’Ambiente, i progetti di bonifica si sono arenati. Gli ambientalisti locali, come Giovanni Rienzo, continuano a denunciare l’abbandono istituzionale e a combattere contro nuove e vecchie minacce ambientali, mentre la situazione si aggrava giorno dopo giorno.
Un’emergenza che non può più attendere
La Terra dei Fuochi continua a essere una ferita aperta nel cuore del Paese. Finché si sceglierà di pagare multe invece di agire, milioni di cittadini continueranno a vivere tra veleni e malattie. La recente condanna della CEDU rappresenta un’ultima chiamata per l’Italia: il tempo delle promesse è finito, è ora di passare ai fatti concreti.