
Il Teatro San Carlo di Napoli è un’istituzione lirico-sinfonica di rilevanza internazionale. Ma sotto il palcoscenico dorato, negli uffici e nei bilanci della Fondazione, si celano dinamiche opache che mettono in discussione la trasparenza e la correttezza della sua gestione amministrativa. L’inchiesta, condotta quasi in solitaria, ha portato alla luce una serie di episodi che coinvolgono vertici, incarichi dirigenziali, compensi e nomine familiari. Il quadro che ne emerge è inquietante: stipendi gonfiati, ruoli incompatibili, benefici personali e tagli ai diritti dei lavoratori.
Il caso Maria Pia Gaeta: lo stipendio lievitato e il doppio ruolo incompatibile
Uno dei nodi più critici riguarda Maria Pia Gaeta, responsabile delle Risorse Umane e, contemporaneamente, Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza. Due ruoli che, secondo la normativa, dovrebbero rimanere separati per garantire l’autonomia e l’efficacia dei controlli interni. Tuttavia, sotto la Sovrintendenza di Stephane Lissner, la Gaeta ha ottenuto entrambi gli incarichi. Risultato? Uno stipendio complessivo che supera gli 83 mila euro annui.
Una cifra giustificata dalla Fondazione con la formula degli “aumenti di merito”, definiti come superminimi per “prestazioni straordinarie forfettizzate”. Ma il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), nella relazione del 2022, ha contestato la legittimità di questi aumenti, evidenziando come il trattamento economico di Gaeta superi addirittura quello previsto per i dirigenti. Una palese violazione delle norme.
Incarichi senza statuto e compensi fuori controllo
Non è l’unica anomalia emersa sotto la gestione Lissner. Anche la figura di Emmanuela Spedaliere, madre del direttore artistico delle Officine di Vigliena Michele Sorrentino Mangini, è centrale in questa intricata rete di potere. Alla Spedaliere è stato attribuito un ruolo non previsto dallo Statuto della Fondazione: Direttrice Generale, incarico che le ha garantito uno stipendio da 150 mila euro annui in piena emergenza Covid, mentre la Fondazione chiedeva agevolazioni allo Stato e mandava in cassa integrazione i dipendenti.
Il tutto con il benestare del Ministero della Cultura, che ha ritenuto “regolare” una nomina mai approvata formalmente dal Consiglio d’Indirizzo, almeno secondo quanto affermato da Riccardo Realfonzo, uno dei suoi componenti. Una regolarità istituzionale apparente che solleva gravi dubbi sulla trasparenza delle nomine e sull’effettiva indipendenza degli organi di controllo.
I dirigenti dovevano essere quattro, ma in busta paga erano cinque
Secondo la relazione del MEF, il numero di dirigenti previsto per la Fondazione San Carlo era quattro. Eppure, in busta paga risultavano in cinque. Proprio Maria Pia Gaeta, funzionario di livello A a tempo indeterminato, è stata retribuita come una dirigente grazie agli aumenti “a merito”, diventando di fatto una quinto dirigente non ufficiale. Anche questa irregolarità è stata segnalata dal Ministero, ma dalla Fondazione non è mai arrivata alcuna risposta concreta.
Taglio ai buoni pasto: l’unico punto affrontato dalla Fondazione
Curiosamente, l’unica azione intrapresa per sanare le criticità emerse dalla relazione MEF riguarda i buoni pasto dei dipendenti, ridotti da 8 euro a 7, in linea con quanto stabilito dalla Corte dei Conti per le amministrazioni pubbliche. La Fondazione ha agito rapidamente, siglando il 2 marzo 2023 un documento ufficiale in cui si impegnava alla riduzione. Firmatari? Sempre loro: Lissner, Spedaliere e Gaeta.
Sembra quindi che, tra i tanti rilievi del MEF, l’unico a ricevere attenzione sia stato quello più penalizzante per i lavoratori. E mentre il personale vede diminuire i propri diritti, i vertici continuano a percepire compensi oltre soglia e a occupare ruoli discutibili.
Le nomine “a termine” che continuano anche dopo la scadenza del mandato
Il mandato di Lissner è scaduto a marzo 2025, e secondo lo Statuto della Fondazione le nomine effettuate durante la sua gestione dovrebbero decadere insieme a lui. È la regola del “simul stabunt, simul cadent”, applicabile, tra gli altri, all’incarico di Spedaliere. Ma la domanda oggi è: che ruolo ricopre Maria Pia Gaeta in Fondazione, da marzo ad oggi? E soprattutto: percepisce ancora lo stesso compenso segnalato come irregolare dal MEF nel 2022?
La situazione è ancora più paradossale se si considera che gli incarichi contestati – già fuori norma in passato – sarebbero ora ancora più illegittimi, non essendoci più il Sovrintendente che li aveva assegnati.
Chi vigila davvero sul Teatro San Carlo?
Alla luce di quanto emerso, la questione principale non riguarda più solo singoli casi di “figliettismo” o irregolarità amministrative. Il problema è sistemico. Coinvolge le dinamiche interne della Sovrintendenza, le modalità di controllo (o la loro assenza), la gestione delle risorse pubbliche e il rispetto delle regole che dovrebbero garantire trasparenza ed equità.
Le domande aperte sono molte:
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Chi verifica l’effettiva cessazione degli incarichi alla fine del mandato del Sovrintendente?
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L’applicazione dei rilievi del MEF chi la monitora ?
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Chi controlla che i compensi pubblici siano attribuiti secondo legge?
Ad oggi, non ci sono risposte ufficiali. E il silenzio delle istituzioni locali e nazionali alimenta il sospetto che, in fondo, tutto venga considerato “a posto”, anche quando non lo è.
Tra silenzi e priorità distorte
La Fondazione Teatro San Carlo è un simbolo della cultura italiana. Ma la sua gestione recente racconta un’altra storia: quella di una macchina amministrativa dove gli interessi personali sembrano prevalere sul bene pubblico. Dove i compensi ingiustificati vengono ignorati, mentre si taglia un euro ai buoni pasto dei lavoratori. Dove incarichi dirigenziali nascono al di fuori delle regole e continuano indisturbati anche oltre i limiti statutari.
Il paradosso è evidente. Ma la vera domanda resta: a chi conviene mantenere questo sistema così com’è?