
La vicenda si è consumata nella serata di domenica 22 giugno 2025, in una zona collinare della frazione di San Severino, nel comune di Centola, provincia di Salerno. In un’abitazione isolata, un uomo, nella sua proprietà, ha sentito rumori sospetti provenienti dal piano terra. Insospettito, ha preso il suo fucile, regolarmente detenuto, e ha deciso di scendere a controllare.
Nel farlo, si è trovato davanti a tre malviventi intenti a rovistare nella casa. Di fronte a quella scena, l’uomo ha fatto fuoco. Il proiettile ha colpito uno dei ladri, lasciato poi sul posto dagli altri due complici, che si sono dati immediatamente alla fuga.
Tentato furto in abitazione: spara ai ladri
Secondo quanto ricostruito dai Carabinieri, i tre uomini avevano fatto irruzione nell’abitazione iniziando a rovistare al piano terreno. Alcune fonti investigative, anche uno dei fuggitivi potrebbe essere rimasto ferito, ma al momento non ci sono conferme ufficiali.
Il ladro ferito è stato soccorso dal personale del 118 e trasportato d’urgenza all’ospedale San Luca di Vallo della Lucania. Le sue condizioni sono gravi, ma non risulta in pericolo di vita.
Cosa rischia il proprietario? I contorni giuridici della legittima difesa
L’episodio riaccende un tema spesso oggetto di dibattito in Italia: la legittimità dell’uso delle armi da parte dei cittadini nel difendere sé stessi e i propri beni. Il nostro ordinamento riconosce il diritto alla legittima difesa, ma pone dei limiti precisi.
In particolare, la legge n. 36 del 26 aprile 2019 ha introdotto modifiche agli articoli 52 e 55 del Codice penale, stabilendo che chi si difende da un’intrusione nel proprio domicilio o luogo di lavoro può non essere punibile, anche qualora provochi lesioni o la morte dell’aggressore. Tuttavia, questa norma non è un lasciapassare illimitato all’uso della forza.
La legge è chiara: la difesa deve essere necessaria e proporzionata
Perché una reazione armata sia considerata legittima, devono sussistere alcune condizioni:
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Il pericolo deve essere attuale e concreto, ovvero non ipotetico o preventivo.
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Non devono esserci alternative alla reazione, come la possibilità di fuggire o chiedere aiuto.
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La difesa deve tutelare una persona, non semplicemente un bene materiale.
L’interpretazione della Corte di Cassazione è netta: l’uso della forza che può provocare la morte di un individuo è giustificato solo se strettamente necessario per proteggere la vita o l’incolumità fisica di qualcuno.
La riforma del 2019: una presunzione, non un’assoluzione
La legge voluta nel 2019 dal legislatore ha introdotto una presunzione di proporzionalità in caso di intrusione in casa o sul posto di lavoro, ma questa presunzione non equivale a una giustificazione automatica. La magistratura, infatti, analizza caso per caso valutando la reale dinamica dei fatti.
Nel caso di Centola, saranno determinanti la perizia balistica, le testimonianze e le condizioni dei ladri al momento dello sparo. Se i malviventi non erano armati e non stavano aggredendo il proprietario, la legittimità del colpo esploso potrebbe essere messa in discussione.
Un dibattito sempre acceso: è giusto aspettare la violenza?
Il punto più controverso resta quello morale e culturale: è corretto pretendere che una persona aspetti di essere aggredita prima di reagire? Dal punto di vista umano, la paura e l’istinto di difendersi sono comprensibili. Ma la legge, ispirata ai principi della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, tutela la vita anche del malvivente.
La giurisprudenza insiste su un principio fondamentale: la reazione armata è concessa solo quando è realmente l’ultima strada possibile. Sparare per difendere un televisore o una cassaforte non è mai consentito, mentre può esserlo se si rischia la vita.
Cosa succede ora?
L’uomo che ha sparato dovrà fornire la sua versione dei fatti agli inquirenti. Saranno cruciali le valutazioni della Procura sulla dinamica dell’accaduto e sul comportamento dei ladri. Se verrà dimostrato che l’azione era proporzionata al pericolo in atto, potrebbe non essere imputato. In caso contrario, potrebbe essere accusato di lesioni gravi o addirittura tentato omicidio.
Nel frattempo, i Carabinieri sono sulle tracce dei complici in fuga. Si cercano testimoni e immagini da videocamere di sorveglianza della zona per ricostruire gli spostamenti dei ladri.
Difendersi sì, ma entro i confini della legge
Il caso di Centola non è il primo e non sarà l’ultimo a porre dubbi sull’efficacia e l’equilibrio delle norme sulla legittima difesa. Se da un lato è giusto che i cittadini si sentano tutelati, dall’altro è fondamentale che la risposta a un crimine non sfoci in vendetta o giustizia sommaria.
L’equilibrio tra sicurezza e rispetto della vita altrui resta delicato. In attesa che la magistratura faccia chiarezza sul caso specifico, una cosa è certa: il diritto alla difesa non è illimitato, e l’uso delle armi resta un’eccezione, non una regola.