Sette uomini, nessuna donna: la farsa della Stanza dell’ascolto in Piemonte

Europa Radicale a Cirio: “Chiudetela. È una pagina vergognosa contro la libertà delle donne”

Una foto: sette uomini seduti attorno a un tavolo, a parlare – ancora una volta – del corpo delle donne. Nessuna presenza femminile, nessuna voce coinvolta. Una decisione che sembrerebbe essere stata calata dall’alto, anzi, da uno scatto che avrebbe dovuto suggellare un rilancio istituzionale e che invece ha svelato, con spietata evidenza, il vuoto culturale e simbolico in cui affonda la “Stanza dell’ascolto”. Un progetto voluto dall’assessore regionale Maurizio Marrone, bocciato dal TAR del Piemonte, e ora di nuovo in auge, tra i pixel di una foto che per molti sprigiona solo “vergogna”.

A lanciare l’allarme – anzi, un appello diretto – sono Silvja Manzi e Igor Boni, esponenti di Europa Radicale, che in una dichiarazione pubblica denunciano: “La stanza dell’ascolto è stato un ottimo strumento di propaganda contro la libertà di scelta delle donne, a favore dell’assessore Maurizio Marrone. Propaganda e fumo negli occhi, dato che nei fatti la stanza non è stata utilizzata”.

La ‘Stanza’ in questione, istituita nel 2022 presso alcuni consultori pubblici piemontesi, nasceva ufficialmente come spazio “neutro” dove offrire colloqui di supporto psicologico alle donne che intendono interrompere la gravidanza. Di fatto, secondo Manzi e Boni, era l’ennesima trincea ideologica costruita per interferire con la legge 194, cercando – con l’alibi dell’ascolto – di rallentare, scoraggiare, colpevolizzare.

L’annullamento dell’operazione da parte del TAR del Piemonte lo scorso aprile, proprio per l’evidente mancanza di neutralità e il coinvolgimento di associazioni antiabortiste, sembrava aver messo fine alla vicenda. Ma non è stato così. Invece del silenzio, è arrivato lo scatto: la foto dei “magnifici sette” (così vengono definiti da Manzi e Boni su di post social), rigorosamente maschi, che ha riacceso il fuoco della polemica.

Silvia Manzi e Igor Boni, esponenti di Europa Radicale.

“Dopo la sentenza del TAR si poteva scegliere di ritirarsi in buon ordine – scrivono i due leader radicali – invece si è scelto di lasciare un segno indelebile con una foto che racconta tutto e che sprigiona vergogna da ogni pixel. Sette uomini attorno a un tavolo per rilanciare un’operazione dichiarata illegittima e non si rendono nemmeno conto, vogliamo presumere, di quanto sia tragico e ridicolo il messaggio che trasmettono”.

Il messaggio è chiaro: il corpo delle donne continua a essere oggetto di discussione da parte di chi non lo vive. Una ripetizione tragicamente simbolica che rievoca le scene più rétro della politica patriarcale. In un Paese in cui il diritto all’aborto è garantito dalla legge ma ostacolato in pratica – con un tasso di obiezione di coscienza che in Piemonte supera il 60% – la “Stanza dell’ascolto” rappresenta per molti una trappola travestita da premura.

Alberto Cirio, presidente della Regione Piemonte.

Le critiche di Europa Radicale si rivolgono direttamente al Presidente della Regione, Alberto Cirio: “Caro Presidente Cirio, ci ascolti. C’è solo una strada da percorrere: chiudere definitivamente questa pagina indecorosa. Ne va della dignità delle donne, ma anche sua e vostra”.

Il riferimento finale è amaro e provocatorio: “Chissà cosa penserebbero se sette donne si arrogassero il diritto di voler decidere dei destini delle loro prostate”. Una battuta che contiene una verità scomoda: nessuna donna pretenderebbe mai di sedersi a un tavolo istituzionale per normare ciò che riguarda unicamente il corpo maschile. Eppure, l’inverso continua ad accadere, tra slogan, conferenze stampa, e “stanze” che suonano più come celle ideologiche che come luoghi di reale ascolto.

Per ora, la Stanza dell’ascolto resta aperta. Ma la voce delle donne – e di chi, come Europa Radicale, ne difende i diritti – è più forte di una fotografia. Resta da vedere se il Presidente Cirio saprà ascoltarla.

Riproduzione riservata