Sciopero dei trasporti: questa volta contro il genocidio in Palestina

E anche questo venerdì, Italia paralizzata dai sindacati. Mezzi di trasporto fermi per il genocidio in Palestina

Sciopero dei trasporti

Lo sciopero dei trasporti in corso in queste ore, non è per rinnovi contrattuali o per problemi legati alla sicurezza. I sindacati USB, CUB, SGB, FISI, FLAI e altri hanno indetto lo sciopero per manifestare contro il genocidio in Palestina, la fornitura di armi a Israele e l’assenza di un intervento concreto per dissociarsi dagli orribili crimini perpetrati dal Governo di Israele. E ancora, contro la guerra, l’economia di guerra e l’aumento delle spese militari, in aggiunta di 40 miliardi di euro già previsti per il triennio in corso.

Ma non è finita qui. Si manifesta anche per la pace anche nel conflitto Russia-Ucraina e gli investimenti su sanità, scuola, trasporti, welfare il cui peggioramento approfondisce le disuguaglianze esistenti e la povertà. Contro lo sfruttamento sul lavoro, la precarietà ed il contenimento delle retribuzioni sia in sede di rinnovo dei contratti del settore pubblico sia del settore privato, a opera di organizzazioni sindacali che sottoscrivono intese impopolari e spesso senza sottoporle all’approvazione dei lavoratori.

Le altre motivazioni delle sciopero

Per forti aumenti salariali e delle pensioni, comprese le minime a 1.000 euro al mese e il superamento del sistema contributivo, così da permettere di recuperare il potere di acquisto eroso dall’inflazione, per l’approvazione di una misura di salario minimo non inferiore a 12 euro l’ora e per la reintroduzione di un meccanismo di adeguamento delle retribuzioni all’andamento del costo della vita.

Si sciopera anche per l’assenza di politiche sociali a cominciare dall’emergenza abitativa e la mancanza di piani di sviluppo dell’edilizia popolare, per una seria riforma degli ammortizzatori sociali.

Tra le ulteriori motivazioni,  l’assenza di politiche industriali capaci di superare la fase di forte conflittualità che innescano un processo di ulteriore de-industrializzazione e sfruttamento delle classi popolari e dei lavoratori.

Braccia incrociate anche per la scelta autoritaria in materia di leggi repressive del dissenso e del conflitto sociale. Contro le morti sul lavoro. Contro la legge ‘Sbarra’ con cui il governo tenta di scaricare sui lavoratori il rischio di impresa con gravi conseguenze su salari e condizioni di lavoro.