
In un silenzioso appartamento di Piazza dell’Unità, Bologna si è svegliata con l’eco di un orrore che ha il peso di un crimine efferato e sociopatico, per il duplice omicidio che si è consumato. Luca Monaldi, 54 anni, originario di Arezzo, e Luca Gombi, 50 anni, bolognese, sono stati uccisi con ferocia all’alba del 2 giugno. I due uomini, uniti civilmente, avevano aperto le porte della loro casa a Gennaro Maffia, 48 anni, che da agosto viveva con loro come affittuario. Ma quella convivenza si è rivelata fatale.
Le tensioni c’erano da tempo. Una relazione compromessa da litigi, sospetti e un’insofferenza crescente. A spezzare il fragile equilibrio è stata la decisione della coppia di vendere l’appartamento per trasferirsi in campagna. L’accordo prevedeva un’intesa verbale da 20mila euro per liberare l’immobile. Una clausola mai formalizzata e che, secondo la ricostruzione della Squadra Mobile, potrebbe non essersi mai concretizzata davvero.
Il presagio: “La pagheranno”
Giovedì prima della strage, Maffia si era recato in banca denunciando il sospetto che qualcuno gli avesse sottratto dei soldi. Al direttore, quasi come in una minaccia velata, avrebbe detto: “La pagheranno”. Una frase che, col senno di poi, suona come un sinistro annuncio di morte.
Le tensioni si erano già manifestate mesi prima: a novembre, la coppia aveva cambiato la serratura di casa lasciando Maffia fuori. L’uomo si era rivolto ai carabinieri, ma poi la situazione sembrava rientrata. Apparentemente.
Il mattino del duplice omicidio
Alle 5 del mattino di lunedì 2 giugno, le urla hanno squarciato il silenzio. I vicini le hanno udite, poi il nulla. Quando la polizia è entrata nell’appartamento, ha trovato un teatro di sangue. Monaldi è stato sgozzato. Gombi aveva una profonda ferita addominale. Una scena che il questore Antonio Sbordone ha definito “particolarmente efferata”. Una violenza che parla di rabbia incontrollata, di odio sedimentato e poi esploso in una mattanza.
La fuga e l’arresto internazionale
Alle 6, le telecamere di sorveglianza inquadrano Maffia mentre esce dall’appartamento. Zaino in spalla, due valigie, vestiti sportivi. Si dirige verso l’aeroporto Marconi. In un tentativo quasi teatrale di depistaggio, compra due biglietti in contanti: uno per Madrid, l’altro per Barcellona. Parte con il secondo. Cambia vestiti sull’aereo. Cerca di confondersi. Ma è tardi.
Grazie a una collaborazione internazionale tra Polaria, Servizio Centrale Operativo e FAST Team, Gennaro Maffia viene fermato all’aeroporto El Prat di Barcellona alle 10:35. Aveva tentato di camuffarsi, ma la fuga è durata poche ore.
Ossessione, rancore o passione?
Il movente resta in parte avvolto nel mistero. Ufficialmente, si parla di tensioni per la vendita dell’appartamento. Ma per alcuni, tra cui Piera Vitali – ex ufficiale di polizia ora coach relazionale – c’è molto di più. Secondo lei, l’uso del coltello, la modalità dell’aggressione, indicano un delitto passionale, o comunque maturato in un contesto emotivo distorto.
“Chi uccide in questo modo – afferma Vitali – non vuole solo sopprimere la vittima, ma distruggerla, annientarne l’identità. La lama squarcia carne e memoria, è un gesto che grida vendetta, frustrazione, disperazione. È una violenza che ha più a che fare con l’odio personale che con una lite per denaro.”
“Gennaro non sta bene”
Questo lo avevano detto anche Gombi e Monaldi, quasi in difesa, quando i carabinieri erano intervenuti mesi prima. Non un’aggressione, dicevano, solo una discussione. Ma quelle parole ora suonano tragicamente profetiche. Nessuno aveva forse davvero compreso quanto Gennaro Maffia fosse diventato pericoloso, quanto la sua mente stesse precipitando in un abisso.
Un quartiere sotto shock
“Un delitto terribile, che scuote la nostra comunità”, ha detto il sindaco Matteo Lepore. La città si stringe attorno alle famiglie delle vittime, mentre la Bolognina, quartiere popolare e vibrante, si risveglia con la consapevolezza di aver ospitato un inferno tra le sue mura.
Una tragedia annunciata
Due vite spezzate in modo crudele. Un uomo in fuga, ora braccato dalla giustizia. E un quartiere che si interroga su come l’ordinario possa diventare improvvisamente mostruoso. Il duplice omicidio di Bologna non è solo un caso di cronaca nera: è lo specchio di una follia silenziosa, di rapporti umani malati, di segnali ignorati. Un dramma in cui la violenza non è stata solo l’ultimo atto, ma l’intera sceneggiatura.