
Il Giappone si prepara a una svolta storica. Il Partito Liberal Democratico (PLD) ha scelto come nuovo leader Sanae Takaichi, 64 anni, politica di lungo corso nota per le sue posizioni conservatrici. Per la prima volta nella storia del Paese, una donna è pronta a guidare il governo: la conferma ufficiale da parte del Parlamento arriverà a metà ottobre, ma tutto lascia pensare che Takaichi diventerà la prima premier giapponese.
Davanti ai suoi sostenitori, la neoeletta leader non ha nascosto il peso della responsabilità. Nel suo primo discorso, diffuso dal sito ufficiale del PLD, ha dichiarato: “Ho cambiato la storia del Partito Liberal Democratico. Ora, più che godermi la vittoria, sono sopraffatta dalla montagna di problemi che mi attendono. Voglio affrontarli uno a uno con la vostra collaborazione”.
Alla stampa giapponese, Takaichi ha spiegato quale dovrà essere la missione della sua leadership. Al Mainichi Shimbun ha detto: “Dobbiamo trasformare il nostro partito in una forza più vitale, capace di generare speranza”. Parole che segnano l’intenzione di rilanciare l’immagine di un PLD che, negli ultimi mesi, ha perso smalto e consenso.
Il profilo della nuova leader è però già tracciato. Al Reuters Japan ha confidato senza esitazione: “Ho abbandonato il concetto di equilibrio tra vita privata e lavoro. Io lavorerò, lavorerò e continuerò a lavorare”. Una dichiarazione che conferma la sua visione di politica totale, dove il sacrificio personale si trasforma in marchio identitario.
Il voto che l’ha incoronata presidente del partito è stato combattuto: 185 preferenze per lei contro le 156 di Shinjiro Koizumi, 44 anni, esponente della corrente più liberale. Secondo l’Associated Press, la scelta di premiare Takaichi anziché Koizumi è stata anche un tentativo del PLD di riconquistare i voti degli elettori conservatori, confluiti nelle ultime elezioni verso il partito populista di destra Sanseito.
L’elezione avviene in un momento delicato. IL PLD ha perso la maggioranza assoluta in entrambe le camere e, come ha osservato The Guardian, sarà costretto a stringere alleanze con partiti minori e perfino con l’opposizione, con cui i rapporti sono tradizionalmente deboli. Una sfida politica che mette alla prova le capacità negoziali della nuova leader.
Il suo profilo ideologico è ben definito. Takaichi si presenta come “una conservatrice moderata”, ma le sue posizioni la collocano più a destra: è contraria al matrimonio egualitario, non intende permettere alle donne sposate di mantenere il cognome da nubile e spinge per una revisione della costituzione pacifista del dopoguerra: “Dobbiamo rivedere la Costituzione pacifista del dopoguerra e adattarla all’attuale contesto di sicurezza”, ha dichiarato la nuova leader.
Le relazioni internazionali saranno un banco di prova decisivo. L’Okinawa Times ha riportato la sua dichiarazione su Taiwan: “Taiwan è un partner estremamente importante per la sicurezza del Giappone e dobbiamo costruire con esso una relazione simile a un’alleanza di sicurezza di fronte alla minaccia della Cina”. Non a caso, il presidente taiwanese Lai Ching-te ha salutato con entusiasmo la sua elezione. Una linea che rischia però di acuire le tensioni con Pechino, già critiche per le visite regolari di Takaichi al santuario Yasukuni, luogo simbolo del militarismo giapponese.
Sul fronte economico, Takaichi ha scelto di restare fedele alla politica del suo mentore Shinzo Abe. Al Reuters Japan ha sottolineato: “Intendo proseguire con l’Abenomics, stimolando la crescita economica attraverso l’allentamento monetario, una politica fiscale flessibile e riforme strutturali”. Tuttavia, la stessa Reuters ha messo in guardia sui rischi per i mercati finanziari, mentre il professore Jeffrey Kingston della Temple University ha commentato alla BBC: “Si definisce la Thatcher giapponese, ma sul piano fiscale è tutto tranne che Thatcher”.
La biografia di Sanae Takaichi racconta una parabola insolita per la politica giapponese: nata a Nara nel 1961 da una madre poliziotta e un padre operaio dell’industria automobilistica, da giovane è stata chitarrista in una band heavy metal. Laureata all’Università di Kobe, è entrata in politica nel 1993 come indipendente per poi unirsi all’PLD tre anni più tardi. Da allora ha occupato incarichi di rilievo, tra cui ministra degli Interni e delle Comunicazioni e ministra per la sicurezza economica.
A livello internazionale, il Washington Post ha sottolineato che la sua elezione rappresenta un potenziale punto di svolta non solo per la politica giapponese ma anche per gli equilibri in Asia orientale, mentre Time Magazine ha messo in evidenza il tema del gender gap, ricordando che il Giappone nel 2025 si colloca solo al 118º posto su 148 Paesi nel Global Gender Gap Report del World Economic Forum.
L’ascesa di Sanae Takaichi rappresenta un momento epocale per il Giappone, un Paese oggi fermo ad un bivio decisivo. La nuova leader incarna al tempo stesso la rottura di un soffitto di cristallo e il consolidamento di una linea politica conservatrice e nazionalista. La sua vera sfida sarà trasformare questa apparente contraddizione in un progetto di governo solido e credibile. Se non riuscirà, la sua elezione storica rischierà di restare un gesto simbolico, privo della sostanza necessaria a cambiare davvero il volto del Giappone.
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