Quelle Baby Gang che arrivano con i Barconi

Mentre la stampa progressista continua a raccontare quanto sia bello l’arrivo di migliaia di disperati dal Nordafrica la realtà che vivono gli italiani è molto, molto diversa .

Il fenomeno delle cosiddette “baby-gang” composte da stranieri spesso giovanissimi e irregolari è ormai diventato una vera e propria emergenza, anche a causa dei continui sbarchi sulle coste siciliane. Molti di questi soggetti sono minori non accompagnati provenienti da paesi come Egitto, Marocco, Tunisia, Gambia, Nigeria, Rep. Centrafricana (giusto per citarne alcuni), elemento che ne rende l’espulsione praticamente impossibile e del resto queste avvengono difficilmente anche quando vi sarebbero le condizioni per procedere. Vi sono poi bande che sono invece prevalentemente composte da soggetti, minori e maggiorenni stranieri, regolari sul territorio e provenienti dalle periferie degradate delle grandi cittàIn entrambi i casi si tratta di individui quasi sempre con precedenti penali, magari con pene da scontare ma che si trovano a piede libero, consapevoli che in Italia è molto difficile finire arrestati per furto o rapina, come del resto dimostrano i fatti di cronaca. E’ bene fare una serie di precisazioni però, in quanto il termine che si sente costantemente utilizzare per indicarli, ovvero “baby-gang”, non è forse il più adatto.

Per prima cosa è essenziale tener presente che di “baby” questi gruppi hanno ben poco, considerato che nei paesi da dove provengono la vita porta a diventare adulti ben prima che in Europa e chi ha avuto la possibilità di viaggiare in certi contesti lo sa bene. L’aggressività e la violenza con cui operano questi soggetti non hanno assolutamente nulla di “baby” e utilizzare questo termine rischia quasi di fornire involontariamente una scusante a soggetti che non dovrebbero affatto averne. Le bande di strada del Bronx negli anni ’70 e ’80 erano anche queste formate sia da individui maggiorenni che minori, ma nessuno si sarebbe mai sognato di chiamare bande come i Savage Skulls, i Savage Nomands o i Black Spades “baby-gang”.In secondo luogo si può anche obiettare sull’utilizzo del termine “gang” per descrivere questi gruppetti di predatori che infestano le città italiane, o quanto meno cercare di capire meglio cosa implica questa parola.

Una gang (o “pandilla” in America Latina) è un termine proveniente da oltre-Oceano che indica una banda di strada con un capo, una struttura gerarchica, una serie di regole da rispettare, un rito di iniziazione per entrarvi ed in primis con un fattore di territorialità, di controllo del territorio che le porta a scontrarsi tra di loro. Certamente queste bande si dedicano a rapine, furti, traffico di stupefacenti eccetera, ma questa è solo una parte del fenomeno. In alcuni casi queste gang possono essere transnazionali (come ad esempio i Latin Kings, la MS-13, i Trinitarios) o trans-statali (come ad esempio i Bloods e i Crips negli Stati Uniti). Va inoltre tenuto presente che queste gangs sono ben più numerose e non solo in USA. Basti pensare che l’operazione Amor del Rey a Milano nel 2013, contro i Latin Kings “Chicago”, portò all’arresto di oltre 75 persone.Un termine più adatto per definire questi gruppetti di stranieri prevalentemente africani che girano per le città con l’unico scopo di aggredire e derubare le proprie vittime sarebbe “aggruppamento predatorio” in quanto si tratta di soggetti che si raggruppano spontaneamente per muoversi in città e depredare le persone. Non mostrano alcuna volontà di controllo del territorio, non hanno riti di iniziazione, gerarchia o codici di condotta, non devono alcuna “tassa” alla gang o al leader (che il più delle volte non c’è o è temporaneo in quanto personalità dominante). Non hanno un nome nè simboli o colori di riconoscimento. In molti casi gli stessi membri di un gruppetto si scontrano tra loro per pochi euro o per il bottino depredato e non hanno neanche la tendenza a scontrarsi con altre bande, se non per futili, casuali ed occasionali motivi. Non è neanche detto che siano sempre gli stessi a far parte di un gruppetto.

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