Quale futuro per Gaza ?

Le truppe israeliane stanno risalendo il confine tra la Striscia di Gaza e l’Egitto che corre lungo il limite estremo della città di Rafah. Attualmente si sono impossessati di circa il 50% del confine e continueranno nella loro risalita verso il mare. Per ora non ci sono stati incidenti con le guardie di frontiera egiziane. Ci sarebbe un colpo di scena riguardante l’evacuazione dei civili da Rafah: secondo diverse fonti in due settimane già 800.000 civili palestinesi hanno evacuato la città. La maggior parte si è spostata nell’area litoranea di Al Mawasi, altri verso Khan Younis. L’ipotesi americana per la quale starebbero serviti mesi per arrivare al trasferimento dei palestinesi da Rafah sembrerebbe essere stata smentita. Conquistare il confine tra l’Egitto e la Striscia di Gaza per gli israeliani è un obiettivo di grande valore. Significa impedire il probabile contrabbando di armi ed altri materiali destinati ad Hamas,  prosciugandone così le capacità operative. 

Ci sono stati molti commenti in questi mesi sul fatto che Israele a Gaza “non ha raggiunto alcun obiettivo”. Non è proprio così. Viste le perdite di miliziani e di attrezzature fin qui inflitte ai gruppi terroristici palestinesi e viste le posizioni consolidate da Israele ai confini della Striscia, per molto tempo sarà impossibile che Hamas ed altri possano ripetere le azioni militari che hanno portato alle stragi del 7 ottobre 2023. Hamas è stato stadicato? Attualmente no, ma ha avuto, tra morti, feriti ed arrestati, perdite che mai lontanamente aveva subito in tutta la sua storia. Per la resistenza palestinese è diventato impossibile sparare razzi e missili contro il territorio israeliano? No, ma il numero dei lanci si è ridotto esponenzialmente rispetto al passato. 

Ma quale futuro si prospetta per Gaza? O almeno: quale futuro immaginano per Gaza i i principali leader israeliani? Per comprendere l’idea di Netanyahu bisogna guardare alla Cisgiordania. Intanto bisognerà fare di Gaza un territorio frammentato; attualmente Gaza è già spezzata in due dal “Corridoio Netzarim”, creato dagli israeliani subito a sud di Gaza City, e potrebbero in futuro venire create altre barriere militari simili. Gli israeliani non controllerebbero le aree in cui Gaza è o sarà ulteriormente suddivisa ma entreranno in azione ogni volta in cui vedranno Hamas riorganizzarsi militarmente: un metodo “colpisci e ritirati” che prelude ad una guerra di lunga durata, che dovrebbe declinare quando le capacità di Hamas saranno ridotte ai minimi termini. Abbiamo ragione di credere che questa ipotesi generale sia piuttosto condivisa tra i leader centristi israeliani, ciò che invece li divide sembra essere come immaginano la gestione della Striscia nel tempo che verrà. Qui le dichiarazioni dei vari leader si fanno più sfumate: Netanyahu dice quello che non vuole: non vuole Hamas e non vuole Fatah (cioè l’Autorità Palestinese) a gestire Gaza. Ma chi vuole? I clan palestinesi? Oppure la cosa sembra non riguardarlo? Ganz e Gallant intimano a Netanyahu di dire come immagina il futuro di Gaza ma sarebbe più semplice se dicessero con chiarezza cosa desiderano loro: vogliono l’Autorità di Abu Mazen nella Striscia? Vogliono una coalizione internazionale, oppure i caschi blu delle Nazioni Unite? 

In ogni caso, chiunque faccia ipotesi sull’autorità che dovrà gestire Gaza in futuro dovrà tenere conto di due scenari: se questa autorità dovesse essere efficace allora finirà nel mirino di Hamas e dovrà essere disposta a combattere ed a subire delle perdite; se invece questa autorità  proverà a gestire Gaza mediando una qualche tacita convivenza con Hamas allora si ritroverà a fare i conti con l’esercito di Israele. Comunque la si veda il futuro di Gaza sarà molto difficile da districare. 

@riproduzione riservata