
Vladimir Putin ha concesso la cittadinanza russa a Fiammetta Cucurnia, giornalista italiana con una lunga carriera come corrispondente estera. “Concedere la cittadinanza della Federazione Russa ai seguenti individui: <…> Cucurnia Fiammetta, nata il 15 settembre 1957 in Italia”, si legge nel documento, riportato dai media russi. Per quasi vent’anni ha vissuto a Mosca, testimoniando in prima linea alcuni dei momenti più cruciali della storia russa: dalla perestrojka alla dissoluzione dell’Unione Sovietica. Vedova di Giulietto Chiesa, storico giornalista e analista politico vicino alle posizioni del Cremlino, Cucurnia si è spesso espressa in linea con la narrazione russa sul conflitto in Ucraina.
Giulietto Chiesa (1940-2020) è stato europarlamentare e uno dei più noti corrispondenti italiani da Mosca. Dopo aver collaborato con L’Unità e La Stampa, si avvicinò progressivamente alla linea del Cremlino, diventando un acceso critico di NATO e Stati Uniti. Nel 2004 entrò al Parlamento Europeo, mentre con Pandora TV consolidò il suo ruolo di commentatore controverso, spesso accusato di diffondere propaganda russa.
La giornalista italiana ha ottenuto la cittadinanza russa attraverso un decreto firmato direttamente dal Cremlino, che ha incluso altri cinque stranieri. Una scelta che non ha mancato di sollevare interrogativi, considerando il suo passato e le sue dichiarazioni sulle dinamiche geopolitiche tra Russia e Occidente. Nel 2024, Cucurnia aveva fatto il suo ingresso nella politica italiana candidandosi alle elezioni europee con la lista “Pace Terra Dignità”, una mossa che riflette il suo costante impegno nelle tematiche internazionali e nella promozione della pace, seppur da una prospettiva spesso allineata con Mosca.
Chiesa, giornalista e politico italiano, è stato per anni una delle voci più controverse nel dibattito sulla Russia, sostenendo spesso le posizioni del Cremlino. Sia Cucurnia sia Chiesa hanno spesso sposato la narrazione russa sul conflitto in Ucraina. In particolare, Cucurnia ha sostenuto che l’invasione russa fosse una mossa preventiva contro la presunta intenzione di Kiev di dotarsi di armi nucleari con il supporto degli Stati Uniti. Una posizione che si inserisce nella scia delle affermazioni di Giulietto Chiesa, il quale già nel 2015 descriveva la crisi ucraina come parte di un’offensiva occidentale mirata a indebolire Mosca.
La sua naturalizzazione russa arriva in un momento storico in cui il Cremlino ha intensificato la concessione della cittadinanza a individui che, in un modo o nell’altro, hanno espresso posizioni filorusse. Tra gli altri destinatari del decreto di Putin figurano l’architetto tedesco Carsten Winkels, il cittadino francese Gérard Pascal Clément, l’ucraina Elena Feodorovna Kovrigina, il turco Kılıç Öztürk e il croato Igor Pellizziari.
Non è la prima volta che la Russia utilizza la cittadinanza come strumento politico. Nel 2022, Edward Snowden, ex collaboratore dell’NSA (l’Agenzia per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti), ha ricevuto la cittadinanza russa dopo anni di esilio a Mosca, scelta motivata anche dalla volontà di evitare la separazione dalla famiglia durante la pandemia. Nel gennaio 2024, Putin ha concesso la cittadinanza a 44 stranieri, tra cui Ratko Samac, ex ufficiale jugoslavo ricercato per crimini di guerra in Bosnia-Erzegovina. Un altro nome di spicco tra i nuovi cittadini russi è stato Kevin Johnson, pugile professionista statunitense vicino agli ambienti del Cremlino.
Ma torniamo all’affermazione di Cucurnia: per quale motivo, dopo l’invasione russa, l’Ucraina non si sarebbe dotata di armi nucleari, se già prima dell’attacco le stava, secondo lei, sviluppando? La risposta più logica è che Kiev non possiede la capacità immediata per farlo. Dopo il crollo dell’URSS, l’Ucraina ha aderito al Memorandum di Budapest del 1994, rinunciando all’arsenale nucleare sovietico in cambio di garanzie di sicurezza. Le infrastrutture per la produzione di testate e l’arricchimento dell’uranio sono state smantellate, rendendo impossibile un rapido riarmo atomico.
Inoltre, l’Ucraina è firmataria del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP), e qualsiasi tentativo di sviluppare armi nucleari avrebbe comportato l’isolamento internazionale e la perdita del supporto occidentale. Non solo: un’eventuale corsa al nucleare da parte di Kyiv avrebbe dato alla Russia un pretesto per ulteriori escalation militari, aumentando il rischio di un intervento ancora più brutale da parte di Mosca.
La narrazione russa, amplificata da voci come quella di Cucurnia, dipinge un’Ucraina aggressiva e pericolosa, giustificando così l’invasione come un’azione preventiva. Tuttavia, la realtà dei fatti racconta una storia diversa: un paese che, dopo essere stato attaccato, ha scelto di resistere con mezzi convenzionali, contando sul supporto militare dell’Occidente piuttosto che su un’improbabile strategia nucleare.
La cittadinanza russa concessa a Cucurnia si inserisce, dunque, in una strategia più ampia di Mosca: rafforzare la propria influenza politica internazionale e consolidare il sostegno a chi promuove la narrazione del Cremlino. Si può essere simpatizzanti per la Russia o per l’Ucraina, o odiarle e amarle entrambe, resta il fatto che bisogna imparare ad analizzare i fatti… se si vuol fare giornalismo.
Questa decisione conferma, ancora una volta, quanto la guerra dell’informazione sia diventata una componente essenziale del conflitto.
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