
Dopo anni di attesa e cambiamenti profondi nella società piemontese, il Piemonte si prepara a voltare pagina. Entra infatti nel vivo il lavoro sul nuovo Piano Socio-Sanitario, un progetto ambizioso e rivoluzionario che promette di essere molto più di una semplice riforma: sarà una vera e propria carta d’identità per la sanità e il welfare dei prossimi anni, frutto di un confronto esteso con tutti i portatori di interesse.
“È un atto di coraggio – dichiarano con convinzione Federico Riboldi, assessore alla Sanità, e Maurizio Marrone, assessore alle Politiche Sociali – con cui vogliamo ridisegnare il rapporto tra ospedali e territorio, tra sanità e assistenza sociale, mettendo finalmente al centro i bisogni reali dei cittadini”. Un cambiamento epocale, che mancava dalla fine degli anni ’90, dai tempi dell’assessore Antonio D’Ambrosio.
Non si tratta di promesse astratte. Gli ultimi mesi hanno visto l’avvio di numerosi progetti concreti: dal Piano di edilizia sanitaria all’Accademia di Edilizia Sanitaria, dal nuovo CUP integrato con l’intelligenza artificiale alla nascita delle Aggregazioni Funzionali Territoriali dei Medici di Medicina Generale, passando per l’umanizzazione dei Pronto Soccorso e la creazione del Corpo Logistico Sanitario Piemontese.
A questi si aggiungono l’acquisto dell‘ospedale di Settimo Torinese, l’istituzione dei primi IRCCS pubblici del Piemonte, e l’attenzione crescente per disabilità, anziani non autosufficienti, natalità, senza dimora, minori e welfare abitativo. Una rete pensata per rendere il diritto alla salute più accessibile, umano e integrato.

Il vicepresidente della Commissione Sanità, Davide Zappalà, descrive la situazione senza edulcorarla: “Il 25% della popolazione piemontese è over 65, il 40% degli utenti ospedalieri soffre di malattie croniche, il 10% degli anziani non riesce più ad accedere alle cure. È evidente che sanità e assistenza sociale non possano più essere compartimenti stagni, ma debbano camminare insieme”.
Con un investimento previsto di 1,6 miliardi di euro l’anno, il Piano punta a costruire un sistema realmente capace di affrontare queste sfide, mettendo in campo ascolto, confronto e innovazione.

“Contiamo molto sulla partecipazione di tutti gli attori della sanità e del sociale – afferma Gianluca Godio, portavoce di Fratelli d’Italia in IV Commissione – per arrivare a un documento davvero utile ai piemontesi, capace di unire attenzione ai più fragili ed efficienza nelle risorse e nelle professionalità”.
Un progetto, quello della giunta Cirio, che si propone anche come risposta netta alle accuse provenienti dall’opposizione. Carlo Riva Vercellotti, capogruppo di Fratelli d’Italia, non usa mezzi termini: “A differenza della ‘macelleria sociale’ della giunta Chiamparino, che nel 2014 chiuse 130 strutture ospedaliere con effetti devastanti sulla sanità territoriale, oggi stiamo costruendo un sistema capace di garantire cure diffuse e di qualità”.

La sfida è complessa, ma l’entusiasmo è palpabile. La Regione Piemonte si appresta a scrivere una nuova pagina nella storia della sua sanità e del suo welfare, mettendo al centro i cittadini, ascoltando i bisogni, investendo sull’innovazione, ma soprattutto tenendo alta l’attenzione verso chi rischia di rimanere indietro.
Con il nuovo Piano Socio-Sanitario, il Piemonte si candida a diventare un modello di sanità moderna, integrata e solidale. Una sfida ambiziosa, che non guarda solo ai numeri, ma alle persone.