Il Parlamento in rivolta: Giorgia Meloni contro i padri dell’Europa

La nuova destra contro la storia, il pericolo di un revisionismo pericoloso Il tentativo di screditare il Manifesto di Ventotene

Ventotene
Ernesto Rossi - Altiero Spinelli- Luigi Einaudi

Quello che è successo oggi alla Camera dei deputati ha il sapore amaro della provocazione politica più spregiudicata. Giorgia Meloni, nel corso del suo intervento, ha citato il Manifesto di Ventotene, non per esaltarne i valori di libertà, democrazia e unità europea, ma per demolirne il significato, per deridere chi lo richiama come fondamento di un’Europa unita e solidale. “Non è la mia Europa”, ha dichiarato la premier, auspicando addirittura che chi manifesta in suo nome non lo abbia mai letto. Un’affermazione che non solo dimostra disprezzo per uno dei documenti fondativi dell’Europa moderna, ma che rappresenta un vero e proprio schiaffo alla memoria di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e degli antifascisti che hanno lottato contro la dittatura per immaginare un futuro libero dai totalitarismi.

Un’aula in rivolta: la reazione delle opposizioni

La Camera è esplosa. Deputati dell’opposizione, indignati da quelle parole, hanno protestato con forza. “Non è accettabile fare la caricatura di quegli uomini!” ha tuonato Federico Fornaro (Pd), sottolineando come Meloni oggi sieda in Parlamento anche grazie al sacrificio di chi scrisse il Manifesto di Ventotene. Più duro ancora l’intervento di Roberto Speranza, che ha accusato Meloni di fare “apologia del fascismo” con la sua polemica strumentale.

Il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, si è trovato costretto a sospendere la seduta per le proteste che infiammavano l’aula. Un momento di altissima tensione politica, che testimonia come la deriva ideologica della destra al governo sia arrivata a colpire persino i fondamenti della democrazia repubblicana.

La riscrittura della storia: un pericolo reale

Dietro le parole di Meloni si cela qualcosa di ancora più inquietante: il tentativo di riscrivere la storia. La destra di governo non si accontenta di governare, vuole modificare il passato, reinterpretarlo a proprio uso e consumo. Il Manifesto di Ventotene, scritto in un periodo in cui l’Europa era ancora devastata dalla follia nazi-fascista, rappresenta il sogno di un continente finalmente libero e democratico. Ma per Meloni e i suoi, quel sogno è un pericolo, un’idea “spaventosa”.

Non è un caso che la premier abbia estrapolato alcuni passaggi dal Manifesto per attaccarlo, tentando di dipingerlo come un documento rivoluzionario e dittatoriale. Un’operazione subdola e scorretta, degna della peggiore propaganda revisionista.

Un attacco alla democrazia che non può passare sotto silenzio

Le reazioni di oggi dimostrano che c’è ancora una parte del Paese che non vuole restare in silenzio di fronte a questo scempio. Gianni Cuperlo (Pd) ha definito l’intervento della premier “una delle pagine più vergognose della storia repubblicana”, denunciando il tentativo della destra di riscrivere il passato a proprio piacimento.

Chi governa dovrebbe avere il dovere di proteggere la memoria storica, non di vilipenderla. Chi siede nelle istituzioni democratiche dovrebbe riconoscere il valore di chi ha combattuto per farle nascere, non deriderlo. L’Europa immaginata da Spinelli e Rossi è stata costruita per impedire il ritorno delle dittature, per garantire pace e libertà. Se questa “non è l’Europa” di Meloni, allora è lecito chiedersi quale sia la sua.

La risposta non può che preoccupare tutti coloro che credono ancora nei valori democratici.